L’ultimatum della NATO all’Ucraina: vincere entro l’inverno o morire
di ARIANNA EDITRICE (John Helmer)
Fonte: Come Don Chisciotte
Nonostante tutti i suoi discorsi pubblici, la NATO ha concordato per l’Ucraina un piano segreto di sei mesi. Si tratta di produrre risultati entro dicembre o morire.
O le forze ucraine, utilizzando tutto quello che gli alleati della NATO possono fornire – dalle munizioni a grappolo statunitensi ai missili franco-inglesi Storm Shadow e ai carri armati tedeschi Leopard – guadagneranno territorio e otterranno qualche vantaggio sui russi; oppure il regime di Kiev sarà distrutto e dovrà ripiegare su Lvov, mentre la NATO batterà in ritirata verso ovest, verso i confini polacchi e rumeni – con le proprie capacità militari sconfitte ma con il suo Articolo Cinque intatto.
Questo non è certo un segreto. “Qualunque risultato si raggiunga entro la fine di quest’anno sarà la base per i negoziati”, ha annunciato il presidente ceco Petr Pavel, ex generale dell’esercito ceco e della NATO, il primo giorno degli incontri del vertice a Vilnius. C’è una finestra di opportunità non più ampia di sei mesi, ha aggiunto Pavel, che “più o meno si chiuderà entro la fine di quest’anno”. Dopodiché, “assisteremo ad un altro calo della disponibilità a sostenere massicciamente l’Ucraina con più armi”.
La differenza tra il “più o meno” del ceco è stata spiegata al presidente ucraino Vladimir Zelensky da Henry Kissinger, al telefono. Ma la telefonata era una messa in scena e Kissinger stava invece parlando con lo Stavka di Mosca, sotto le spoglie dei burloni Vovan e Lexus.
Dopo essersi giustificato a lungo per essersi inizialmente opposto all’adesione dell’Ucraina alla NATO, e per aver pronunciato male la parola “anomalo”, Kissinger ha riconosciuto che l’Amministrazione Biden ha qualche difficoltà nel combattere l’opposizione dei governi europei all’adesione dell’Ucraina alla NATO. Anche gli ucraini devono lottare contro questa opposizione, ha fatto intendere. Finché gli Stati Uniti sosterranno Zelensky, è necessario che l’offensiva ucraina dimostri piccoli vantaggi territoriali, abbandoni quelli più ambiziosi (come la Crimea) e, solo allora, accetti colloqui per il cessate il fuoco. Sebbene Kissinger abbia detto a “Zelensky” di aver parlato con “militari” statunitensi, non ha lasciato intendere che questi lo avessero avvertito che gli ucraini rischiano la sconfitta sul campo di battaglia e la perdita sia di territorio che del sostegno europeo.
Il calcolo dello Stato Maggiore russo è diverso.
Al ritmo attuale delle perdite sul campo di battaglia – annunciato dal Ministero della Difesa con una stima prudenziale – entro il 31 dicembre l’esercito ucraino avrà avuto tra i 75.000 e i 100.000 morti, e fino a 300.000 tra feriti e inabili al combattimento. Parallelamente, la distruzione delle armi della NATO aumenterà ancor più velocemente di quanto gli Stati della NATO possano consegnarle, o far arrivare fino al fronte i pezzi di ricambio per mantenere in efficienza le scorte superstiti. Quando il Generale Inverno prenderà il controllo del campo di battaglia, saranno rimasti troppo pochi combattenti ucraini e le armi e le munizioni saranno in quantità insufficiente per resistere all’offensiva russa. Una zona smilitarizzata con mine e bombe a grappolo avrà allora preso forma per diverse centinaia di chilometri a ovest delle indifendibili Odessa, Nikolaev e Kharkov; abbandoneranno Kiev quando Kiev abbandonerà loro.
L’obiettivo russo sarà quello di rinchiudere ciò che resta del regime ucraino, le sue bandiere, i suoi tatuaggi, i suoi soldi e i suoi piani di terrorismo “stay-behind”, in un’enclave intorno a Lvov. La finestra della NATO, come l’ha definita il generale Pavel, fino ad allora rimarrà aperta, ma, a quel punto, verrà chiusa per evitare che la stessa NATO prenda freddo.
Uno dei risultati non riportati dell’ammutinamento del Gruppo Wagner e dell’incontro del 29 giugno a Mosca tra il Presidente Vladimir Putin e Yevgeny Prigozhin è l’impegno indissolubile di Putin a combattere fino alla sconfitta dell’Ucraina a Lvov e al ritiro della NATO verso ovest, sulle orme della Grande Armée e della Wehrmacht. Anche questo è incomprensibile al quartier generale della NATO.
Il testo dell’accordo degli alleati della NATO, di 22 pagine e 90 paragrafi, dichiara al penultimo paragrafo, l’89°, che “la NATO rimane l’Alleanza più forte della storia. Come in passato, resisteremo alla prova del tempo salvaguardando la libertà e la sicurezza dei nostri alleati contribuendo alla pace e alla sicurezza”. Per rendere questo punto un po’ meno velleitario, i paragrafi precedenti tengono l’Ucraina fuori dall’alleanza NATO, ma con una promessa verbale che fa sembrare attuale un futuro indefinito.
“Il futuro dell’Ucraina è nella NATO. Riaffermiamo l’impegno assunto al Vertice di Bucarest del 2008, secondo cui l’Ucraina diventerà membro della NATO, e oggi riconosciamo che il percorso dell’Ucraina verso la piena integrazione euro-atlantica è andato oltre la necessità del Piano per l’adesione”.
Per passare dal presente al futuro, il comunicato promette l’interoperabilità con la gestione delle armi della NATO e il comando e controllo congiunto per la lotta contro la Russia (e anche la Cina). “Gli alleati continueranno a sostenere e ad esaminare i progressi dell’Ucraina in materia di interoperabilità, nonché le ulteriori riforme democratiche e nel settore della sicurezza che saranno necessarie. I ministri degli Esteri della NATO valuteranno regolarmente i progressi attraverso il Programma nazionale annuale adattato. L’Alleanza sosterrà l’Ucraina nel realizzare queste riforme nel suo percorso verso la futura adesione”.
“Abbiamo deciso di istituire il Consiglio NATO-Ucraina, un nuovo organismo congiunto in cui gli Alleati e l’Ucraina siedono come membri paritari per far progredire il dialogo politico, l’impegno, la cooperazione e le aspirazioni euro-atlantiche dell’Ucraina all’adesione alla NATO. Esso fornirà consultazioni, processi decisionali e attività [sic] congiunte e servirà anche come meccanismo di consultazione in caso di crisi tra la NATO e l’Ucraina”.
Gli effetti [degli scarsi risultati dell’Ucraina sul campo di battaglia] spingeranno gli alleati della NATO a ritirarsi oltre i fiumi Vistola e Oder verso Berlino e Parigi e lo si capisce da questa ammissione: “Saremo in grado di estendere all’Ucraina un invito ad entrare nell’Alleanza quando gli alleati saranno d’accordo e le condizioni saranno state soddisfatte”. Ora [gli alleati] non sono d’accordo. Le condizioni non saranno soddisfatte, non potranno essere soddisfatte, se e quando – dopo il prossimo inverno – ci sarà la capitolazione delle forze armate ucraine e inizierà la loro ritirata verso Lvov, lasciando la zona demilitarizzata (DMZ) e la Novorossiya a est.
Gli ufficiali dello Stato Maggiore francese hanno ammesso la possibilità di questa ritirata camuffandola come “non una guerra francese, forse una guerra americana”. Secondo un altro generale francese in pensione, Jean-Bernard Pinatel, “non credo assolutamente nel successo della controffensiva ucraina… il più grande svantaggio dell’Ucraina non è tanto la quantità di equipaggiamento militare, che tra l’altro non è sempre di alta qualità, perché l’Occidente fornisce a Kiev equipaggiamenti obsoleti. La più grande vulnerabilità dell’Ucraina è la sua gente, o meglio la sua mancanza. I suoi migliori combattenti sono morti da tempo“.
I generali tedeschi in pensione hanno detto pubblicamente le stesse cose a nome degli ufficiali di stato maggiore in servizio attivo a Berlino, che rimangono sotto il bavaglio del governo tedesco. Leggete qui cosa scrive il generale maggiore in pensione Harald Kujat, oppure il viceammiraglio Kai-Achim Schonbach o il generale di brigata in pensione Erich Vad. Per fare la guerra alla Russia, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholtz non solo stanno imbavagliando i loro leader militari, ma stanno anche evitando la responsabilità e il voto dell’Assemblea nazionale e del Bundestag.
Se la perdita giornaliera di uomini fosse in media di 500 al giorno e le operazioni offensive ucraine continuassero al ritmo attuale, entro il 31 dicembre le perdite ucraine ammonterebbero a 75.000 uomini. Se il ritmo degli attacchi dovesse intensificarsi e il numero di morti in azione (KIA) fosse in media di 715, come nella prima settimana di questo mese, le perdite totali raggiungerebbero le 107.000 unità. A quel punto le riserve strategiche di uomini sarebbero esaurite.
Anche le perdite di carri armati, altri veicoli corazzati, artiglieria e lanciarazzi stanno aumentando ad un ritmo più veloce di quanto la NATO possa ripararli o sostituirli. Il nuovo comunicato del vertice promette “di intensificare ulteriormente il sostegno politico e pratico all’Ucraina che continua a difendere la sua indipendenza, sovranità e integrità territoriale all’interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti, e continueremo a sostenerla per tutto il tempo necessario”. Per tutto il tempo necessario è troppo poco, perché il tempo sta per scadere per il regime di Kiev; e il suo sostituto a Lvov non avrà né lo spazio, né il raggio d’azione, né gli uomini per recuperare il territorio che avrà perso.
La valutazione russa, divulgata al pubblico questa settimana, è che “entro la fine dell’anno, Kiev non avrà più una riserva strategica di blindati – il volume delle forniture straniere all’Ucraina è in declino. Non è un segreto che la capacità di combattimento delle Forze Armate dell’Ucraina [AFU] si basa sulla fornitura estera di granate ed equipaggiamenti. Abbiamo già analizzato il calendario di ciò che è stato ricevuto, i costi e le perdite di queste operazioni, e possiamo vedere il culmine di questi sforzi [sul campo di battaglia]. Le perdite nemiche sono pesanti e non c’è nulla con cui sostituirle perché le consegne non possono essere effettuate all’istante”.
“Tra l’annuncio delle consegne e l’effettivo trasferimento di armi a Kiev passano circa quattro o cinque mesi. In questo momento stiamo distruggendo colonne di carri armati di cui era stato annunciato il trasferimento proprio all’inizio del 2023. Il punto è che, nel secondo trimestre, non sono state annunciate ulteriori consegne. Forse qualcosa uscirà dal vertice NATO di Vilnius, ma l’arrivo di carri armati e veicoli da combattimento per fanteria non avverrà prima dell’inizio del 2024. In caso di fallimento della controffensiva ucraina, l’esercito russo avrà un ulteriore vantaggio”.
“Almeno 471 carri armati promessi dall’Occidente sono già arrivati in Ucraina, ma attualmente ne sono previsti solo 286, alcuni dei quali arriveranno non prima del 2024. La situazione è simile per quanto riguarda i veicoli da combattimento per fanteria e gli obici: più di due terzi delle consegne totali previste sono già state effettuate, quindi non ci sono praticamente più riserve. E questo nonostante il fatto che sia le consegne già effettuate che quelle previste siano inferiori in quantità alle vecchie attrezzature sovietiche in servizio in Ucraina (non abbiamo nemmeno tenuto conto dei veicoli che possono essere cannibalizzati per ottenere parti di ricambio o aggiornati). Le prospettive sono ovvie: nei prossimi sei mesi, l’AFU non avrà fonti con cui rifornire le proprie unità assottigliate. L’equilibrio delle forze al fronte potrebbe spostarsi significativamente a nostro favore”.
Un veterano americano che aveva prestato servizio nella NATO in Afghanistan aggiunge: “Data l’incapacità della NATO di compensare le perdite ucraine di materiale al fronte, la base di coscritti, che è al minimo, e la crescente efficienza dell’esercito russo su tutta la linea, potremmo benissimo assistere all’instaurazione di una zona demilitarizzata prima della fine dell’autunno”.
“Dalla mole di notizie che ho letto riguardo agli attacchi russi agli hub logistici ucraini, alle aree di stoccaggio e di smistamento, sono stupito di come [gli ucraini] stiano riuscendo a mantenere l’attuale ritmo delle operazioni. Detto questo, sembra che gli ucraini e i loro gestori stiano facendo un buon lavoro per non rendere pubbliche molte informazioni su carenze o interruzioni. Sì, si parla della necessità di un maggior numero di questo o di quel sistema d’arma, o di munizioni, ma, leggendo i rapporti di entrambe le parti, i proiettili, i missili, i razzi, ecc. continuano a volare dalla parte ucraina verso la linea di difesa russa con regolarità – anche se con una sempre più grave mancanza di qualità”.
“Un indizio dell’efficacia dell’interdizione russa è l’incapacità degli ucraini di concentrare in un qualsiasi punto le forze necessarie per ottenere uno sfondamento. La concentrazione di truppe ad Artemovsk [Bakhmut] fornisce alcuni indizi. Ci sono più di sessantamila ucraini e legionari stranieri concentrati su quel fronte. Le truppe sono fortemente meccanizzate e ben supportate dall’artiglieria. Sono costantemente in azione, costantemente all’attacco. Eppure, nonostante siano molto minacciose e in grado di dissanguare i difensori russi in inferiorità numerica, non hanno ottenuto grandi risultati pur spendendo enormi risorse”.
“Guardando ad altri settori della linea, come Zaporozhye e il Donbass meridionale, sembra che gli attacchi, pur violenti, non abbiano lo stesso livello di forza o resistenza. I russi sono abbastanza sicuri di sé da cedere terreno, bombardare le loro trincee abbandonate, costringere gli ucraini a ritirarsi o ad affrontare un massacro, e ripetere il processo più e più volte. Gli ucraini non hanno le risorse necessarie per sconfiggere i russi, portare avanti l’attacco e ottenere guadagni reali. Ci sono diverse ragioni che spiegano questo fatto. Munizioni, carburante, pezzi di ricambio, persino cibo, potrebbero essere meno disponibili di quanto si dice. Le vie di rifornimento e i trasporti potrebbero essere compromessi al punto che solo alcuni segmenti del fronte potrebbero essere adeguatamente riforniti in ogni momento – gran parte di questa situazione potrebbe essere dovuta agli effetti persistenti della guerra alle infrastrutture elettriche. Gli attacchi russi ai centri di comando e controllo della NATO potrebbero aver compromesso la capacità ucraina e della NATO di coordinare i treni dei rifornimenti. Questo è un aspetto della guerra che non è stato riportato”.
Da New York, il centenario Henry Kissinger ha confermato al falso Zelensky che l’amministrazione Biden vuole che le forze ucraine, per continuare ad avere il sostegno dei Paesi europei, dimostrino di aver ottenuto sufficienti successi contro i russi e non rischino trattative per il cessate il fuoco fino a quando non saranno stati raggiunti i successi sul campo di battaglia; in caso contrario, gli europei interromperanno il loro sostegno e rifiuteranno l’ammissione dell’Ucraina nella NATO.
“L’Europa”, ha detto Kissinger, “si è organizzata per sconfiggere la Russia e sarebbe anomalo se la Finlandia e la Svezia entrassero nella NATO ma l’Ucraina, che si è sacrificata così tanto, non venisse ammessa nella NATO… L’Ucraina sarà un Paese importante dopo la guerra e, dopo la sua ricostruzione, dovrebbe far parte della NATO…. Abbiamo avuto una riunione del Bilderberg… ed è stato molto strano che i Paesi europei che stanno combattendo [la Russia] – tecnicamente vi stanno sostenendo – in quella riunione non fossero favorevoli all’ingresso dell’Ucraina nella NATO. Io lo ero… Sarà difficile organizzare l’adesione alla NATO”.
Sulle trattative per il cessate il fuoco e i negoziati di pace finali, Kissinger ha detto: “Lei [Zelensky] capisce che dopo il cessate il fuoco sarà molto difficile ricominciare la guerra con il totale sostegno degli alleati… Credo che la tendenza in America sia ora verso il cessate il fuoco… Credo che lei sarà in grado di condurre la sua attuale offensiva con il pieno sostegno. Credo che la nostra gente creda che non avrete un successo totale, che riconquisterete qualche territorio ma non tutto. Questo è ciò che mi è stato detto dai militari.
Fonte: johnhelmer.net
Link: https://johnhelmer.net/the-nato-ultimatum-to-ukraine-invitation-to-win-by-winter-or-die/#more-88341
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
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