I RIFIUTI -Un incendio nella discarica polacca di Zielona Gora ha spinto vale autorità polacche a parlare di catastrofe ecologica e ad accusare la Germania di usare la Polonia come una specie di grande discarica per i rifiuti tedeschi. Tanto che la Polonia ha deciso di ricorrere alla Corte di Giustizia Europea per 35 mila tonnellate di rifiuti che sarebbero entrate illegalmente dalla Germania. Aleksander Brzózka, portavoce del ministero del Clima, ha intimato alle autorità tedesche di intervenire. E il ministero tedesco per l’Ambiente ha dovuto esporsi e promettere un maggiore impegno per la prevenzione. Pre inoltre che siano oltre 400 le discariche abusive in Polonia, di cui molte colme di rifiuti pericolosi.
IL DISASTRO DELL’ODER – La Germania, a sua volta, rinfaccia alla Polonia la moria di pesci nel fiume Oder, il grande corso d’acqua che dalla Repubblica Ceca arriva in Polonia e da lì passa in Germania, per sfociare nel Mar Baltico presso Swinoujscie. I tedeschi sospettano uno sversamento di rifiuti chimici nel tratto polacco del fiume e, soprattutto, sospettano che le autorità polacche vogliano coprire lo scandalo per ragioni politiche.
IL PORTO DI SWINOUJUSCIE – In Polonia, appena al di là del confine tedesco, affacciato sul Baltico e con alle spalle la laguna di Stettino, c’è il porto di Swinoujscie, un punto strategico per l’economia polacca e soprattutto per la sua politica energetica. È particolarmente importante per il transito del gas naturale, perché ospita un terminale di gas naturale liquefatto (GNL). Può anche gestire un gran numero di container e grandi volumi di carichi di minerale di ferro, carbone, materiali da costruzione e altro.Il Governo polacco vorrebbe modernizzarlo costruendo un nuovo terminal di trasbordo. Protestano le autorità locali, le organizzazioni ambientaliste e gli eurodeputati. E soprattutto protesta la politica tedesca, che sostiene che il terminal polacco rappresenterà una minaccia per i territori protetti dall’Unione Europea nell’ambito del programma Natura 2000. In questo caso si tratta dell’isola di Uznam, su cui si trova il porto. I tedeschi dicono di essere preoccupati per la natura e il turismo dell’isola, che si trova sul confine e che per 373 km quadrati appartiene alla Germania e per 72 alla Polonia. I polacchi pensano invece che la vera ragione dell’opposizione tedesca stia nel fatto che l’investimento nel porto potrebbe portare la Polonia a diventare un vera potenza energetica. Nella posizione polacca c’è ovviamente del vero. Le sanzioni contro la Russia alla fine hanno fatto calare il volume del trasbordo di merci nei porti tedeschi, nel 2022 del 3,2% rispetto al 2021. A Brema, la produttività è diminuita del 20% all’inizio del 2023.
Per non parlare, naturalmente, della vecchia questione delle riparazioni di guerra, con la Polonia che chiede 1,3 trilioni di dollari alla Germania per l’occupazione nazista e la Germania che rispedisce la richiesta al mittente sostenendo che la Polonia ha rinunciato al diritto alle riparazioni di guerra nel 1953, come parte dell’accordo con cui la Germania dell’Est cedeva i territori oltre il confine Oder-Neisse alla Polonia e alla Russia.
La vera posta in gioco, però, non sono i soldi o i porti o i pesci dell’Oder. La tattica aggressiva della Polonia, come dicevamo prima, serve a contendere alla Germania, in un momento to di oggettiva difficoltà, il ruolo di Paese leader d’Europa. Dal punto di vista politico Varsavia ha manovrato per proporsi come il più fedele membro europeo della Nato. Un patto che, con l’invasione russa dell’Ucraina e la reazione del cosiddetto “Occidente collettivo”, è diventato decisivo per qualunque Governo europeo, un patrimonio da conservare con cura. Dal punto di vista economico, ha visto enormemente crescere la propria influenza con la distruzione dei gasdotti Nord Stream, che dotavano la Germania di una linea di approvvigionamento diretta con la Russia. Una rendita di posizione preziosa per Berlino, anche perché la vera alternativa al Nord Stream è il gasdotto Jamal Europe: questi passa per la Polonia, che in caso di necessità potrebbe chiudere i rubinetti alla Germania o almeno pretendere da essa diritti di transito assai più elevato di quelli attuali.
Nel settembre dell’anno scorso, inoltre, è stato inaugurato il Baltic Pipe, il gasdotto che collega direttamente il produttore Norvegia alla Polonia, sempre più incline a inseguire il sogno di diventare il vero hub gasiero dell’intera Europa. L’energia è proprio il settore in cui politica ed economia si fondono per diventare potenza. Non a caso la competizione tra Polonia e Germania prosegue anche nel settore militare: la Germania ha stanziato un fondo di 100 miliardi per rinsaldare la propria politica di Difesa; la Polonia ha risposto portando il budget per la difesa al 4% del Pil e iniziando a costruire un esercito di 300 mila uomini, destinato a diventare il più imponente d’Europa. Quando si fermeranno?
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