Ogni identità si fonda su una mitologia
di GABRIELE GERMANI (Pagina FB)
In immagine la cartina della divisione etnica in Africa, prodotta dall’antropologo G. Murdock nel 1959. L’anno prima dell’anno dell’Africa, della decolonizzazione.
Dalla mappa -semplificatoria in alcuni casi- ricaviamo l’idea che far coincidere Stato-etnia è impossibile; o meglio, è impossibile per gli standard europei. Lo Stato europeo nasce con l’Età Moderna dall’idea di uniformità di popolo e si fonda sull’esistenza di poche decine di Stati in tutto il continente europeo.
Un popolo, un lingua, un’etnia e uno Stato, questa è l’idea di fondo. Ovviamente, la costruzione di questa uniformità fu politica e mitologica (sardi e corsi, ad esempio, avrebbero ben da ridire). Ogni identità si fonda su una mitologia, dire che “la Padania non esiste”, non ha maggior valore rispetto al dire che “l’Italia esiste”, sono finzioni sociali.
Nel caso africano furono i confini coloniali e le burocrazie europee a imporre i nuovi confini. Il Mali, di recente, ha tolto lo status di lingua ufficiale al francese e l’ha concesso alle lingue native, questo è uno degli ultimi svolgimenti della lotta anti-coloniale (il cui impatto sull’Europa e sulla Francia sarà enorme).
Alcuni antropologi e studiosi (per lo più occidentali) hanno fatto collegato le aree a maggior frammentazione con la maggiore incidenza di guerre civili (Golfo di Guinea, bacino del Congo, Grandi Laghi). La riflessione è suggestiva, ma si potrebbe collegare ad altro: queste furono le aree raggiunte prima dagli europei (le coste atlantiche), subirono massicciamente la tratta degli schiavi atlantica (ma la costa dell’Oceano Indiano e il Sahel subirono la tratta interna al mondo islamico).
Non ha alcun senso mettere a confronto la storia politica euroasiatica con quella africana (dove lo Stato nasce come imposizione). In Europa, lo Stato nasce come meccanismo interno, dato dalla competizione e da un processo di formazione di grandi unità politiche che si era già avviato nella Protostoria.
Al di là di ciò che sappiamo o non sappiamo, semplicemente osservando i dati su India, Cina e Medio Oriente prima, allargando a Mediterraneo, Persia e Europa poi, vediamo la formazione di grandi unità politiche ed economiche in tutta la fascia temperata euroasiatica. Le formazioni politiche di grosse dimensioni furono favorite dal buon clima, dall’acqua e dalla facilità di coltivazione.
In Africa, il clima, la vegetazione e le malattie endemiche probabilmente non stimolarono le grandi unità e anzi favorirono la frammentazione. Contesti analoghi (l’America e l’Oceania pre-contatto) mostravano altrettanta frammentarietà (anche se in alcune isole-arcipelaghi del Pacifico si andavano formando realtà monarchiche), cosa che ci ha portato a supporre che anche nell’Europa preistorica la frammentazione fosse simile.
Possiamo, quindi, osservare tre macro-vie di sviluppo politico (precedenti la grande globalizzazione europea del mondo):
1- Asia: grandi formazioni politiche imperiali (non necessariamente con un imperatore, ma inteso come multi-etniche);
2- Europa: Stati-Nazione;
3- America, Oceania e Africa pre-contatto forte frammentazione e forse alta conflittualità.
Sul punto 3 dobbiamo chiederci: queste tre aree così distanti, ebbero effettivamente uno sviluppo simile o non disponiamo di sufficienti elementi per coglierne noi le differenze?
Tutto questo non è capzioso: capire i vari modi in cui abbiamo organizzato le nostre comunità, nei vari contesti storico-geografici, può aiutarci a scrollarci di dosso alcune certezze tossiche.
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