Ci sono però altre due ragioni che spiegano il gran rifiuto di Xi Jinping. La prima è che uno dei temi portanti di questo G20 era quello del cambiamento climatico. La Cina, soprattutto in questa congiuntura, è restia ad accettare impegni che possano appesantire la marcia del suo apparato industriale. Non è l’unica, tra le grandi economie che emettono l’80% dei gas a effetto serra, ma di certo è tra quelle che pesano di più. E infatti il G20 dei ministri del clima e dell’ambiente si è concluso con un aperto disaccordo sulle questioni più spinose, dal picco delle emissioni da raggiungere entro il 2025 al passaggio all’energia pulita alla tassa sul carbonio come strumento per ridurre le emissioni.
La seconda ragione sta nel ruolo dell’India, la padrona di casa che ha «usato» questo G20 anche per sottolineare il suo nuovo ruolo globale e le ambizioni che a esso si accompagnano. Lo dimostra la proposta del premier indiano Modi di allargare il G20 all’Unione africana, gettando così un ponte verso quel «Sud del mondo» diventato di colpo importante negli equilibri mondiali. Lo stesso Sud, però, a cui la Cina guarda da tempo e che ha cercato di fidelizzare con la politica di radicamento in Africa e le varie iniziative politico-commerciali dell’era Xi, dalla Nuova Via della Seta alla Collana di perle.
È chiaro, però, che certe assenze mandano comunque dei messaggi. E infatti questo G20 fatica a trovare una posizione comune non solo sul clima ma anche sull’invasione russa e sulla guerra che infuria ormai da un anno e mezzo. C’entra la Russia, ovvio, e in parte anche la Cina. Ma gioca la sua parte pure l’India, che già si era segnalata, alla vigilia, per il rifiuto a invitare al summit anche l’Ucraina. Lo si vede bene dal comunicato congiunto Usa-India rilasciato dopo l’incontro tra Modi e Joe Biden: si parla di tutto, e in termini cordiali, tranne che di Ucraina. Questo perché l’India non vuole farsi dettare l’agenda dai Paesi occidentali ma, al contrario, vuole definirne una che porti la sua firma, non rinnegando le vecchie alleanze ma piuttosto rimarcando la conquista di un più ampio margine di manovra, in questo caso tra gli Usa e la Russia, diventata ottima fonte di energia a prezzo di realizzo. Il protagonismo indiano, comprensibile per un Paese in così forte ascesa, ha i suoi costi. Da quando l’India ha assunto la presidenza del G20, nel dicembre 2022, nessuna delle diverse sezioni, dagli affari esteri all’economia, dall’energia al cambiamento climatico, si è chiusa con comunicato congiunto.
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