Qualcosa bolle in pentola
di TERMOMETRO GEOPOLITICO (Gabriele Germani)
Qualcosa bolle in pentola.
Cosa? Ho sempre detto e scritto che le sfide del futuro si sarebbero combattute su alcune tecnologie su: criptomonete, intelligenza artificiale, gestione ambientale, computer quantistici, terre rare e spazio.
Nelle ultime settimane i nostri governanti si sono dati un gran da fare su questo ultimo punto.
Il tema (colpevolmente trascurato) è tornato alla ribalta. Come al solito, noi cittadini rischiamo di svegliarci tardi. Questo campo lo stiamo affidando a uno come Urso (contro cui non ho nulla di personale, sia chiaro).
Non è un caso che questo arrocco arrivi dopo il vertice Cina-USA, in cui si è parlato di tante cose, ma poco e niente di spazio. Eppure, il tema è di grande interesse per reperire quelle risorse minerarie di cui i due contendenti hanno tanta necessità. Con lo scoppio della crisi ucraina e il disaccoppiamento dalla Cina, molti paesi europei hanno cambiato legislazione e scoperto giacimento di titanio, litio, uranio; non ultimi Italia, Svezia e Portogallo.
Francia, Germania e Italia hanno sbloccato un’iniziativa per diventare “lanciatori” autonomi nello spazio.
La questione non è di lana caprina, perché se nello spazio ci sono le risorse. Ci devi andare autonomamente, altrimenti ti ritrovi a fare l’elemosina.
I tre si sono dati una svegliata, anche perché hanno capito che lo spazio è una delle industrie fiorenti del futuro e questo vuol dire PIL e posti di lavoro. Stoppiamo subito la polemica “soldi buttati”, lo spazio crea posti di lavoro di varia qualità: dagli addetti alle pulizie agli ingegneri, genera un grande indotto e richiede spese pubbliche programmate per decenni. Lo Spazio è la risposta keynesiana di cui l’economia europea (e mondiale) hanno bisogno. Ad esempio, se Nixon, Carter e Reagan avessero mantenuto i livelli di spesa precedenti, per portare come da programma l’uomo su Marte nel 1984, l’economia USA sarebbe cresciuta di uno 0,4% annuo in più (con impatto su assunzioni e quindi sulle politiche redistributive).
Bene che i tre ministri abbiano rilasciato la dichiarazione a Siviglia (coinvolgendo indirettamente un quarto paese, la Spagna).
Male che il progetto ricada nella grande strategia statunitense e che in Italia sia portato da un governo così filo-atlantico.
Dettagli importanti:
1) Si parla del centro di lancio in Guyana francese (per questioni tecniche si lancia da aree tropicali-equatoriali) che quindi diventa fondamentale per la futura strategie europea.
2) Si parla di un astronauta europeo sulla Luna nel 2030 (qui scatta la bonaria rivalità con la Cina che ENTRO il 2030, vuole portare sulla Luna, non solo militari, ma anche un civile).
Pochi giorni dopo, Urso a Roma ha incontrato il ministro della difesa kenyota. L’Italia in Kenya ha un centro spaziale e una base di lancio. L’accordo attuale per il Centro Spaziale Broglio sarà valido fino al 2035, ma i due partner intanto continuano ad ampliare il progetto.
Il piano prevede l’estensione delle collaborazioni “commerciali e industriali”. L’Oceano Indiano è sempre stato l’ossessione geoeconomica dell’Italia. Il nostro colonialismo si voleva sviluppare lungo la traiettoria Libia-Somalia.
Direte: piccole cose. No, prima di tutto siamo al secondo incontro in pochi mesi e i due hanno già deciso di ripeterne un terzo nei primi mesi del 2024.
Anche questo incontro (nel suo piccolo) sembra fatto per disturbare la Cina, che sulla costa orientale africana ha ingenti investimenti (Kenya, Tanzania e non dimentichiamo la recente adesione etiope ai BRICS), ma soprattutto sembra focalizzato al settore spaziale, nuova ossessione del governo.
Certo, se ne parla poco, ma noi parliamo solo delle cose irrilevanti, se di una cosa si parla poco è lì che dobbiamo puntare la nostra attenzione.
#TGP #Politica #Economia #Spazio #Geopolitica
[Fonte: https://www.facebook.com/100068752931826/posts/638337165134709/?mibextid=rS40aB7S9Ucbxw6v]
Commenti recenti