Le riforme e la depressione di un popolo
di Stefano D'Andrea
Riforme della scuola; riforme della giustizia; riforme della pubblica amministrazione; riforme delle pensioni; riforme della sanità; e riforme dell’università.
Riforma della legge fallimentare; riforma del diritto delle società; riforma del diritto delle assicurazioni; riforma della legge bancaria; riforme del diritto del lavoro.
Riforme delle leggi elettorali: riforme del titolo V della Costituzione; riforme del processo penale (scelta del cosiddetto sistema accusatorio in luogo del cosiddetto sistema inquisitorio); riforme del diritto delle telecomunicazioni; riforme (continue) del processo civile.
Approvazione di leggi di ratifica di trattati internazionali che erodono continuamente verso l’alto la sovranità statale a favore della UE e del WTO; perdita, verso il basso, della sovranità statale a favore delle regioni; cessione di sovranità verso le authority cosiddette “indipendenti” (da chi? dallo stato e quindi dal popolo? difendono interessi neutrali?)
E potremmo continuare a lungo.
Qualcuno è in grado di cominciare a riflettere sulla direzione verso la quale ci hanno condotto le mille riforme dell’ultimo ventennio? Sa scrutare nel fondo, per verificare se c’è la luce o se invece non c’è nulla?
Se voi incontraste un vecchio amico che non vedevate da molto tempo ed egli vi rivelasse di essersi trasferito dalla città nella quale ha vissuto per cinquant’anni; di aver abbandonato la moglie per una nuova compagna; di aver accantonato la professione di artigiano che aveva svolto per trent’anni e di aver cambiato lavoro; di non dedicarsi più ai vecchi hobby, bensì ad altri; di non frequentare più i campi di calcio ma di praticare la box in palestra; avreste la certezza che quell’amico è stato afflitto da una grave depressione? E’ stato depresso, quindi, il popolo italiano, perché ha deciso di mutare, in gran parte e in elementi fondamentali, l’organizzazione e i fini che si era storicamente dati.
Chi crede ancora che da quella depressione il popolo italiano sia venuto fuori con una guarigione? E se fossimo in un tunnel?
E’ ora di cominciare a riflettere con molta maggiore profondità sulla nostra condizione, sulla gravità della medesima e sulla strada che è ancora possibile intraprendere.
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