Franco Fortini: Filoamericani di sinistra, colonizzati e contenti!
Da un lungo articolo apparso sul “manifesto” il 3 maggio 1991 [gm]
Ormai su quasi tutte le pagine d’Italia i subalterni della cultura ridicolizzano chi è contrario alla politica mondiale e militare degli Usa, presentandolo come povero piccolo-borghese arretrato e provinciale. Hanno scoperto, con il Golfo, di essere definitivamente colonizzati. Cercano sopravvivenza. Hanno molti anni ancora da vivere.
Portano seco vigorosi pregiudizi: che il dominio capitalistico contenga ‘progresso’, che il progresso consista nella ‘modernità’ e nell’avanzamento della coscienza dei dominati verso la cultura dei dominanti (fra i quali sperano essere); e che le nazioni siano realtà trascurabili, per un verso a favore di istituti di accorpamento internazionale e per un altro a favore di un universo di ghetti e dialetti. Singolare, su questo punto, la posizione di Agamben; il fantasma liberante di un mondo zingaresco di soli dialetti, gerghi e idioletti, dimentica che questi sono tali solo in presenza di una lingua più vasta o più alta, una auctoritas o una veritas.
Che il crollo del sistema bipolare comporti (contro le apparenze) insieme alla scomparsa dell’impero sovietico anche il declino economico degli Usa, affrontati ormai alla pari dalla Germania e dal Giappone, questo non può entrare nelle prospettive degli ex-comunisti. Hanno bisogno di chiudere i conti con se stessi. La strage irakena la vedono come una prova di potenza, una ‘splendida’ esibizione. E se fosse invece una di debolezza? Con le superbombe e le spie invece di una politica? E da quanti anni?
Non vanno prese troppo sul serio le ironie sull’antiamericanismo nostalgico del ‘paesello’ e di ‘Giuseppe Verdi’. C’è chi non smette mai di disegnare i baffi alla Gioconda. E’ appena uno degli episodi sintomatici della recente adesione di tutta una larga parte di coloro che furono comunisti italiani alla concezione progressista-borghese (neanche capitalistica!), incantata di fronte alle prestazioni militar-capitalistiche Usa; adesione che, nelle scritture più superficiali e opportunistiche, è mera subalternità politica.
I nostri sauditi vanno a togliere le mine e a seppellire se stessi.
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