Contenere l’accumulazione di potere (e talvolta denaro)
di GABRIELE GERMANI (Pagina FB)
Sin dall’antichità abbiamo visto il susseguirsi di soluzioni e strategie da parte delle comunità umane per contenere l’accumulazione di potere (e talvolta denaro).
Clastres studiando le società amazzoniche individuò la società contro il potere, con tutti i trucchi che ne derivavano per contenere eventuali leader carismatici.
Nella fase di stratificazione gerarchica, la religione svolse un doppio ruolo, dialettico. In parte contribuì alla tabuizzazione del potere, spostandolo su metafore animali (il leone, il lupo, l’orso), forse fondendo una sorta di potere “magico” diffuso (come il mana in Melanesia) con quello strutturale, sociale, gerarchizzato e concreto; come controparte, invece, sviluppò le religioni universali, della fratellanza, del contenimento.
Il cristianesimo nacque come anti-morale eroico-guerriera e contenimento della ricchezza. La nuova religione dovette trovare un modo per convivere con questi elementi aristocratici lungo tutto il Medioevo: i primi furono sistematizzati nell’etica cavalleresca, la Crociate e i tornei; la seconda fu invece vissuta sempre con doppiezza (la Chiesa produceva al contempo il latifondo clericale e gli ordini monastici).
La nascita del protestantesimo sembra, in finale, portare alla normalizzazione del rapporto col denaro e alla tabuizzazione di altri aspetti (la demonologia, la sessualità, la pigrizia, l’ingordigia). Il cristianesimo riformato passava dal contenimento della ricchezza al contenimento dei vizi, dal trattenere i ricchi, all’educare i poveri.
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