Avdeevka è più di una seconda Bakhmut
di ARIANNA EDITRICE (Enrico Tomaselli)
Fonte: Giubbe rosse
Lo scorso anno, la caduta della città di Bakhmut ha senza dubbio segnato un importante passaggio nel conflitto ucraino. Zelensky ed i suoi avevano investito molto sulla difesa della città, facendone un non solo un baluardo della strategia sul campo, ma anche e soprattutto un importantissimo simbolo della capacità ucraina di resistere all’avanzata russa. In conseguenza di questa ostinazione, le forze armate ucraine hanno pagato un prezzo assai duro, logorando e perdendo tra l’altro parte delle unità che avrebbero successivamente dovuto sviluppare la famosa controffensiva. Ed è stato proprio a proposito di Bakhmut che la stampa internazionale ha parlato di tritacarne. La battaglia per la conquista di questa città, tra l’altro, è stata anche l’occasione fondamentale per costruire la fama di Evgenij Prigožin e della sua Wagner – quella stessa fama che successivamente finirà col condurlo al tentativo di putsch ed alla morte.
La liberazione di Bakhmut, seppure ha rappresentato un primo duro colpo all’immagine di una Ucraina capace di battere la Russia (immagine peraltro del tutto artificiale ed irreale, una mera costruzione della propaganda occidentale), è stata comunque tutt’altro che una passeggiata, per le forze russe. Che hanno a loro volta subito forti perdite nei combattimenti.
In estrema sintesi, si può affermare che quella battaglia ha presentato tre fondamentali elementi caratteristici. Innanzitutto, come detto, è stata sanguinosa per entrambe gli eserciti, sia pure ovviamente in misura assai diversa. Per quanto la città avesse una sua rilevanza strategica, questa era sicuramente soverchiata da quella simbolica, in quanto aveva comunque alle spalle una potente linea di difesa fortificata su cui gli ucraini potevano ripiegare. Ed infine, appunto, le forze di Kiev ad un certo punto hanno potuto uscire dall’accerchiamento in corso, e ritirarsi più o meno ordinatamente su altre posizioni.
Diversamente, la liberazione di Avdeevka – altrettanto simbolica ed altrettanto strategica – si presenta assai diversa. Anche se la battaglia è durata praticamente due anni (anzi, si potrebbe dire dieci, visto che è cominciata durante la guerra civile), non si è determinato l’effetto tritacarne, sicuramente non nella misura vista a Bakhmut. La rilevanza simbolica e strategica è stavolta ben più rilevante per i russi, perché è da questa città che sono partiti praticamente tutti gli attacchi contro la popolazione civile di Donetsk, dal 2014 ad ora. Ma, più di ogni altra cosa, ad essere assai significativo è il come la città è caduta, ed in quale contesto ciò si colloca.
Le forze russe hanno infatti issato le loro bandiere sui principali edifici della città a pochi giorni dalla improvvida sostituzione del comandante in capo Zaluzhny, facendo in qualche modo ricaderne la responsabilità sul nuovo comandante, Syrsky, già poco amato dall’esercito. E soprattutto la caduta è stata determinata da un collasso delle difese. I soldati avevano già cominciato ad abbandonare spontaneamente le proprie posizioni, a piccoli gruppi, cercando scampo ai pesanti bombardamenti russi (sino a 250 FAB in un giorno!). In questo senso, in un quadro generale caratterizzato da una crisi ai vertici delle forze armate, da un sostanziale stop ad aiuti significativi da parte della NATO, e da una ripresa dell’iniziativa offensiva russa su un ampio fronte, Avdeevka potrebbe presto assumere il valore di uno spartiacque, che segna l’inizio di un più generalizzato collasso delle forze ucraine – del resto sinora evitato solo grazie ad un enorme sforzo di supporto da parte dei paesi NATO. Sforzo che però l’Alleanza non è più in grado di sostenere.
Fonte: https://www.ariannaeditrice.it/articoli/avdeevka-e-piu-di-una-seconda-bakhmut
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