Scienziati (superdotati) bussano alla porta della Meloni
da ROARS (Redazione)
L’Italia è uno dei paesi più ricchi al mondo di associazioni di scienziati superdotati. Ci sono infatti almeno tre associazioni di scienziati che richiedono ai propri adepti di essere superdotati. Si partì nel 2003 con il Gruppo 2003, che richiede ai propri membri di figurare negli elenchi degli scienziati più citati di Web of Science. Nel 2010 fu la volta dell’associazione Top Italian Scientists, i cui membri devono avere un h-index di dimensione almeno pari a 30 su Google Scholar. Buona ultima è arrivata, nel 2020, la Italian Scientists Association (ISA) che più modestamente chiede che ai suoi membri di essere dotati di indicatori bibliometrici tali da svolgere il ruolo di commissario nell’abilitazione scientifica nazionale.
Le tre associazioni condividono, oltre a diversi membri in comune, almeno tre caratteristiche: (i) l’obiettivo di farsi ascoltare dal governo di turno, e guadagnare posti più o meno prestigiosi, più o meno ben remunerati, come consiglieri del principe; (ii) una presenza significativa di studiosi che hanno fatto o fanno parte del consiglio direttivo di ANVUR, o hanno partecipato in ruoli prominenti agli esercizi di valutazione della qualità della ricerca; (iii) una presenza significativa di studiosi che sono stati segnalati da blog indipendenti dedicati alla integrità della ricerca o sono coautori di articoli segnalati su pubpeer per immagini sospette, testi duplicati e altro. [PubPeer è una piattaforma web che consente agli utenti di discutere e rivedere la ricerca scientifica dopo la pubblicazione. Il sito è usato principalmente come piattaforma di whistleblowing per segnalare misconduct e frodi apparse nella letteratura scientifica.]
Delle disavventure di un membro dell’attuale consiglio direttivo del Gruppo 2003 scrivemmo qualche anno fa. Di recente abbiamo pubblicato un lungo post sul giornale dei TIS. Qui ci interessa parlare della nuova arrivata Italian Scientists Association (ISA), che ha ha consegnato nelle mani della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni il Manifesto della scienza nel corso di un convegno tenutosi lo scorso 5 aprile 2024 dal titolo, invero un po’ inquietante, La scienza al centro dello stato.
L’obiettivo del Manifesto è ben chiaro: convincere la Presidente del Consiglio a istituire
un Ufficio Scientifico e Tecnologico che fornisca supporto alla Presidenza del Consiglio in alcuni ambiti strategici, per rafforzare e promuovere la scienza e la tecnologia italiane, collaborare con enti governativi locali e territoriali, per sviluppare strategie unificate e programmi efficaci nel campo scientifico e tecnologico, coinvolgendo Industria, mondo accademico, associazioni e società civile, garantendo equità, inclusione e integrità in tutti gli aspetti della scienza e della tecnologia.
A ben guardare è la riproposizione della Agenzia della Ricerca alle dirette dipendenze del Governo immaginata da molti governi a trazione PD; e il sogno dell’agenzia della ricerca accarezzata anche dal dal Gruppo 2003. Solo che questa volta, nel Manifesto, è ‘la scienza’ stessa a consegnarsi nelle benevole mani della presidente del consiglio, con un documento le cui linee vanno in direzioni già dichiarate dal governo.
Probabilmente per errore, nel sito di ISA è ancora raggiungibile una bozza del manifesto, lunga oltre 90 pagine [versione comunque archiviata qua]manifesto-scienziati-isa–2023-10-18, dove gli intendimenti sono ancora più espliciti.
Si prenda per esempio il tema dell’uso dell’energia nucleare. Mentre nel Manifesto si accenna all’uso della fusione, nella bozza si prende esplicitamente posizione sull’uso del nucleare per la decarbonizzazione:
La Presidente del Consiglio non si è lasciata sfuggire l’occasione di riprendere il suggerimento nel suo discorso.
Si prenda ancora la questione dell’immigrazione. Il Manifesto della Scienza va in soccorso del “piano Mattei” del governo, suggerendo una sperimentazione basata su istruzione e formazione delle comunità locali:
Il testo della bozza è molto più chiaro e spiega bene l’orientamento degli estensori del manifesto:
Ma chi sono i membri di ISA?
La parte forse più divertente della storia riguarda la composizione del board di ISA. Di fatto ISA è una creatura di ANVUR. Il presidente dell’associazione è anche l’attuale presidente di ANVUR: Uricchio d’altra parte è un collezionista di cariche, poco sensibile a temi di conflitto di interesse. Sul sito di Anvur dichiara di ricoprire, oltre alla presidenza di ANVUR, altre sei cariche. Tra queste, ricordiamo l’essere componente del Board dell’AVEPRO (l’ANVUR del Vaticano), del Comitato LEP (in relazione all’autonomia differenziata), dell’Osservatorio nazionale del turismo e anche della Consulta per l’emissione delle carte-valori postali e la Filatelia.
Se a queste cariche aggiungiamo gli altri sette incarichi (alcuni retribuiti) da lui dichiarati, si ha l’impressione che la Presidenza dell’ANVUR, che gli vale 210.000 Euro annui, sia poco più che una sinecura conciliabile con ogni sorta di carica e incarico.
Tra i soci fondatori tutti gli ex presidenti ANVUR: Stefano Fantoni, Andrea Graziosi e Paolo Miccoli; Raffaella Rumiati, anche lei ex membro del consiglio direttivo ANVUR. Vincenzo Barone e Giacinto della Cananea furono coordinatori dei rispettivi panel valutazione nella prima VQR.
Questa filiazione diretta rende davvero, per così dire, sorprendente la lettura del passaggio del manifesto dedicato alla valutazione della ricerca, dove si critica l’uso di strumenti quantitativi perché inducono distorsioni. Forse che i maggiori responsabili della deriva quantitativa della valutazione italiana prendono atto che il loro sistema ha prodotto danni (probabilmente non reversibili) cui è necessario porre rimedio?
No, niente di tutto questo, lo chiarisce bene la bozza del manifesto. La valutazione continua a fare bene, ma deve essere un po’ aggiustata. Come? Con l’adozione di un nuovo modello in grado di valutare “le virtù” dei ricercatori italiani:
Chissà se l’idea solleciterà sviluppi da stato etico neo-gentiliano nelle politiche universitarie in generale e nella valutazione anvuriana in particolare.
Il presidente emerito
E veniamo adesso al Presidente emerito di ISA: Louis J. Ignarro, 1/3 di premio Nobel per la medicina nel 1998 e consigliere scientifico di Herbalife, “l’azienda di integratori alimentari che fattura piu’ di ogni altra azienda analoga al mondo” (wikipedia).
Ignarro si è distinto durante la pandemia per aver dispensato fondamentali consigli alla popolazione per combattere il virus attraverso una respirazione corretta:
Il modo corretto di respirare duante la pandemia: Inspirate dal naso ed espirate dalla bocca. Non è solo una cosa che si fa a lezione di yoga: respirare in questo modo offre infatti un potente beneficio medico che può aiutare l’organismo a combattere le infezioni virali.
Per chi non ci crede ecco l’inglese: “Inhale through your nose and exhale through your mouth. It’s not just something you do in yoga class – breathing this way actually provides a powerful medical benefit that can help the body fight viral infections.”
Secondo la ricostruzione di Leonid Schneider e Smuth Clyde: “Ignarro went on to sell dietary supplement for the company Herbalife (where he and his consulting firm were paid $15 mn already by 2012), as well as pomegranate juice for the POM Wonderful Company. Some of that salesman activity found its way (without proper conflict of interest declaration) into Ignarro’s scientific research output, in form of peer reviewed papers”.
Perché Ignarro? Forse perché ha una lunga storia di collaborazioni con studiosi italiani. Condivide con Claudio Napoli 16 articoli segnalati su pubpeer, 15 con Filomena De Nigris, 2 con Stefano Fiorucci, per immagini presumibilmente non corrette. Complessivamente Ignarro ha ben 28 articoli segnalati su pubpeer.
Qui https://forbetterscience.com/2020/07/14/dr-ignarro-has-suffered-stigma-and-was-denied-at-least-two-interviews-on-television/ i lettori interessati potranno leggere per esteso la storia di Ignarro.
Parafrasando Brecht: “Povera la terra che ha bisogno di scienziati superdotati”.
FONTE: https://www.roars.it/scienziati-superdotati-bussano-alla-porta-della-meloni/
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