L’Italia invia missili a lungo raggio all’Ucraina?
di TERMOMETRO GEOPOLITICO (Daniele Dell’Orco)
L’Italia invia missili a lungo raggio all’Ucraina?
Grant Shapps, Segretario alla Difesa del Regno Unito, ha messo chissà quanto involontariamente in difficoltà il governo italiano, dicendo al Sunday Times che anche Roma partecipa alla coalizione continentale per la fornitura di missili a lungo raggio Storm Shadow/SCALP all’Ucraina.
Shapps si è recato in visita al sito di MBDA UK, dove viene prodotta la versione britannica del missile che è stata anche la prima ad arrivare nell’arsenale di Kiev (poi arricchito col francese SCALP e con l’americano ATACMS, manca solo il Taurus tedesco). Shapps ha lanciato uno scoop.
Per due ragioni:
1) la prima prettamente politica, visto che l’Italia, che ha posto il segreto sulle reali forniture militari a Kiev, ha sempre sostenuto di inviare solo sistemi difensivi;
2) la seconda è di carattere militare, perché vuol dire che anche il nostro Paese sta partecipando a quel grande test bellico che è l’attacco aereo alla Crimea e in generale dietro le linee russe. Anche ieri notte 15 ATACMS sono volati verso la penisola e l’Ucraina, di concerto con l’Occidente, sta affinando più possibile le tecniche per far sì che questi attacchi siano più efficaci possibili (abbinandoli ad esempio agli sciami di droni o ad altri tipi di missili cruise) contro navi, aeroporti e magazzini russi.
L’Italia ha acquistato il primo lotto di Storm Shadow nel 1999 e da allora, secondo dati non ufficiali, l’Aeronautica Militare italiana ha ricevuto circa 200 missili, montati su due vettori: i Tornado e gli Eurofighter (in foto un Typhoon italiano equipaggiato con questi cruise).
Nel 2023, poi, l’Italia ha aderito ufficialmente al programma franco-britannico Future Cruise/Anti-Ship Weapons (FC/ASW), che mira proprio a sostituire gli attuali missili Storm Shadow e Harpoon utilizzati dal Regno Unito, nonché i missili SCALP ed Exocet utilizzati da Francia.
La situazione sul campo in Ucraina, però, si è evoluta in un modo tale da rendere questi missili forse l’unico strumento di offesa davvero minaccioso a disposizione dell’Ucraina. Così non solo mandarli a Kiev, e usarli contro la Russia, permetterà di parametrare meglio le caratteristiche del missile che si sostituirà, ma nel frattempo la loro produzione verrà estesa e potenziata. Proprio nello stabilimento di MBDA del Regno Unito.
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