Bologna, dirigenti di Mondo Convenienza a processo per sfruttamento dei lavoratori
da L’INDIPENDENTE ONLINE (Stefano Baudino)
Si sono chiuse con il rinvio a giudizio di Gianfranco Stefanoni, amministratore di Iris Mobili – società commerciale facente parte del gruppo Mondo Convenienza che si occupa della vendita all’ingrosso e al dettaglio -, le indagini preliminari riguardanti le accuse di sfruttamento dei lavoratori impiegati nel trasporto e nel montaggio dei mobili di Mondo Convenienza nello stabilimento di Calderara di Reno, in provincia di Bologna. Nei mesi scorsi era stato disposto il rinvio a giudizio anche per Mara Cozzolini, presidente di Mondo Convenienza Holding spa, e per altri quattro responsabili delle cooperative che gestivano in appalto i servizi di facchinaggio e montaggio dei mobili. Per tutti loro, che ora sono formalmente imputati e andranno dunque alla sbarra, le accuse sono di “reclutamento, uso, assunzione e impiego di manodopera sottoposta a condizioni di sfruttamento, approfittando delle condizioni di bisogno”. Il processo inizierà ufficialmente il prossimo 3 giugno.
La Procura di Bologna si è espressa sugli esposti presentati da 18 operai in cui si denunciava un sistema di cooperative aperte e rapidamente chiuse che fungevano da “scatole vuote” per la casa madre, che attraverso di esse acquisiva manodopera a basso costo per lo stabilimento di Calderara di Reno. Secondo la ricostruzione dei magistrati è provato che, per poter garantire costi contenuti e tempi di consegna estremamente rapidi, siano state violate le norme in materia di sicurezza del lavoro e diritti dei lavoratori, imponendo a questi turni estenuanti e paghe misere e minacciandoli di ripercussioni e sanzioni nel caso in cui le consegne non fossero avvenute per tempo. La Procura ha messo infatti nero su bianco che gli operai sarebbero stati “sottoposti a metodi degradanti e umilianti di controllo a distanza” affinché fossero costretti, con la minaccia di sanzioni e penalità, “alla consegna di tutti i colli, anche al di fuori dell’orario di lavoro”, che facchini sarebbero stati “obbligati a sopportare carichi di lavoro fisici senza l’ausilio di strumentazioni meccaniche” e che i camion usati avrebbero sostenuto “pesi eccessivi, con conseguente diminuzione dell’affidabilità su strada”.
L’anno scorso, i lavoratori di Mondo Convenienza si sono uniti in una grande mobilitazione – all’insegna di scioperi, picchetti e cortei – che, nel completo silenzio mediatico, è andata avanti per mesi al fine di denunciare condizioni da sfruttamento cui l’azienda li avrebbe sottoposti. Lo sciopero è proseguito in un clima di forte tensione con le forze dell’ordine e la stessa azienda. Il presidio organizzato davanti ai cancelli dell’azienda a Campi Bisenzio è stato più volte oggetto dei tentativi di sgombero da parte della polizia, intervenuta anche in tenuta antisommossa; a giugno un camion per le consegne ha addirittura travolto un gruppo di manifestanti, mandandone uno all’ospedale. Mondo Convenienza ha risposto attraverso decine di licenziamenti ritorsivi, tentando poi di sminuire l’entità della protesta con l’obiettivo di delegittimarla agli occhi dell’opinione pubblica. Infine, dopo 160 giorni di battaglia, lo sciopero dei lavoratori di Mondo Convenienza si è concluso con la riassunzione con contratti a tempo indeterminato e con un aumento di 100 euro (oltre al risarcimento per i mesi trascorsi senza paga) dei dipendenti e apprendisti della ditta Rl2, che erano stati tutti licenziati per aver dato impulso alla lunga protesta. Tuttavia, le nuove assunzioni sono state comunque effettuate secondo il contratto “Pulizie e multiservizi” (6,80 euro lordi l’ora) e non secondo quello richiesto, che avrebbe comportato un aumento in busta paga che va dai 400 ai 500 euro al mese.
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