Le tre guerre di Trump
di TERMOMETRO GEOPOLITICO (Enrico Tomaselli)
Donald Trump, forte non solo dell’esser scampato all’attentato, ma soprattutto della sua reazione immediata (perfettamente immortalata dalla foto di Evan Vucci), viaggia probabilmente verso la sua rielezione. Intanto, non solo ha ottenuto la nomination dal Partito Repubblicano, ma ha potuto operare la scelta del suo vice-presidente in modo autonomo rispetto al partito stesso: JD Vance è un suo uomo. Se vincerà le elezioni – cosa al momento probabilissima ma non certa, visto il sistema elettorale USA – dovrà per prima cosa fare i conti con un paese spaccato a metà. La polarizzazione politica americana, infatti, non è mai stata così radicale, se non forse quando opponeva schiavisti ed anti-schiavisti, alla vigilia della guerra civile. E non è un caso.
La polarizzazione è talmente forte, che nonostante l’ormai evidente e conclamata dementia di Biden, tutti i sondaggi confermano che il distacco tra i due è di soli 3/4 punti. Segno che gli elettori democratici voterebbero anche un vecchio palesemente inabile a governare, pur di opporsi a Trump (così come i blue collar voteranno un ricchissimo oligarca pur di opporsi ai dem). Il nuovo presidente quindi, chiunque esso sia, dovrà come prima cosa cercare di tenere unito il paese.
Se, com’è appunto probabile, sarà Trump – che si vanta di essere uno che non ha mai iniziato una guerra – ne avrà di fronte a sé ben tre: quella in Ucraina, quella in Palestina e quella (ancora all’orizzonte) con la Cina. Va subito detto che, nonostante un diffuso ottimismo sul futuro ruolo di Trump, è necessario tener presente che il Presidente USA non è un monarca assoluto; il suo potere è limitato innanzitutto dal Congresso (attualmente i rep hanno una maggioranza risicata alla Camera mentre i dem controllano il Senato). Ma, ancor più significativo, c’è tutto l’apparato di potere (formale ed informale), il deep state, che può condizionarlo sia offrendo resistenza che influenzando le sue decisioni. Assai difficilmente, quindi, né Trump né qualsiasi altro presidente potrebbe discostarsi radicalmente dalle strategie imperiali; al più, può manovrare tatticamente all’interno dei limiti stabiliti da queste.
Per quanto riguarda la guerra in Ucraina, è sicuro che Trump vuole tirarne fuori l’America. Il problema è come. E le difficoltà maggiori sono, nell’ordine: trovare una formula di accordo conveniente anche per la Russia, affinché lo accetti pur essendo in vantaggio; impedire che questo porti ad una deflagrazione interna della NATO e ad una rottura con l’Europa, di cui avrà bisogno per il conflitto con la Cina; evitare che l’ennesima sconfitta offuschi ulteriormente quel che resta della leadership mondiale degli USA.
La cosa più probabile, quindi, è che – magari con un piglio più deciso – scarichi quasi interamente gli oneri sugli europei, cercando di riservarsi gli onori di un eventuale accordo. Che però, di là dalle sue smargiassate, assai difficilmente arriverà in tempi brevi (se va bene, entro la fine del 2025).
Il conflitto in Palestina, purtroppo, temo che segnerà un’evoluzione negativa con la presidenza Trump. Sia lui che Vance sono filo-israeliani, quanto e più di Biden, e Netanyahu conta anche su un rapporto personale col futuro presidente. Difficilmente si farà trascinare in un conflitto regionale (Libano, Siria, Iran…), perché iniziare il mandato con una guerra non è certo nei suoi programmi; ma è assai probabile che il sostegno aumenti. Tanto più se diminuirà quello a Kiev, è facile che ciò liberi risorse (economiche e militari) dirottabili ad Israele. Possibili anche azioni di sostegno diretto – nel suo primo mandato, ordinò due attacchi missilistici sulla Siria e l’assassinio del generale Soleimani.
Il terzo conflitto è con la Cina. Notoriamente, Trump non solo lo considera l’avversario strategico, ma ritiene che sia anche quello prioritario, per cui è presumibile che cercherà di aumentare la pressione su Pechino, di mobilitare al massimo gli alleati, e soprattutto di spostare il baricentro dell’azione statunitense verso il Pacifico.
#TGP #Usa #Geopolitica
Fonte:
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