Elezioni in Germania: BSW, giovani e AfD
DA LA FIONDA (Di Matteo Bortolon)
“Col forte risultato di oggi dell’AfD la gente ha detto no alla deindustrializzazione e alla società multiculturale in Turingia e in Germania”. Così diceva, all’indomani del suo successo Bjorn Hoecke, uno dei leader del partito Alternative fur Deutschland (AfD, Alternativa per la Germania). La nuova destra considerata estrema. La destra che vince. Era il 1 settembre 2024.
AfD ha oramai più di dieci anni. Parte nel 2013 come partito liberale antieuro, ma nelle elezioni federali di quell’anno non arriva oltre lo sbarramento. Prende il via con la crisi dei rifugiati, cambiando leadership (la vecchia se ne va, denunciando una deriva estremista) e assumendo tratti decisamente più di destra identitaria anti-immigrati. Con la nuova postura arriva ad un vertice del 13%, il massimo fino ad allora. Dal covid in poi il partito continua a crescere e dalla guerra in Ucraina trae ulteriore dinamismo, fino a diventare primo partito in alcuni Lander, ma arrampicandosi verso il 20% in altri dell’ovest. Nella vita di tale partito vediamo una dinamica ricorsiva: una leadership che prende il controllo del vertice appoggiandosi sulle correnti più radicali che la defenestrano appena si avvia un percorso di moderazione per farne un alleato accettabile della destra di establishment CDU. Vengono così estromessi Frauke Petry e poi Joerg Meuthen. Le figure dominanti oggi sono Alice Weidel e Bjorn Hocke.
Con il voto del 22 settembre nello stato tedesco del Brandeburgo si conclude la tornata elettorale nei tre Laender dell’est (iniziata con Turingia e Sassonia) in Germania. I risultati sono stati un disastro per la coalizione che attualmente governa il paese, ed un chiarissimo successo dei due partiti ai margini dello spettro politico: Alternative fur Deutschland (AfD) sul versante identitario e il Bundnis Sahra Wagenknecht (BSW) su quello socialista.
Il loro risultato è una chiave per capire dove sta andando la Germania, e quali mutamenti vi si verificano. Il dibattito attuale è fortemente sbilanciato verso la ascesa della AfD come pericolo democratico, con tutto il conseguente irrequieto brulicante lavorio politico-culturale, dalle manifestazioni di massa al saggio sociologico, dal talk show progressista all’articolo di giornale; tutto volto alla denuncia e alla indignazione contro tale forza politica bollata come simil-nazista, antidemocratica, nazionalista e simili. Il paragone abbastanza ovvio è la ascesa elettorale di Hitler nei primi anni Trenta: il Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori prese il 14% nel maggio 1928, 18,3% nel 1930, 37,8% nel luglio 1932, 33% nel novembre 1932 e il 44% nel marzo 1933.
La paura per il (presunto?) ritorno del nazismo lascia poco spazio alla riflessione su quali siano le dinamiche profonde che si manifestano nel voto. E invece occorre cercare di indagarle, per quanto possibile.
Elezioni in Brandeburgo, Sassonia, Turingia
Il Brandeburgo è la regione che comprende la capitale Berlino, da sempre molto progressista. Qui il partito socialdemocratico (SPD) che esprime il cancelliere Scholz ha tenuto il primo posto per poco più che un punto percentuale, tallonato da AfD. Forse per questo la stampa italiana è stata poco interessata alla questione, evitando il catastrofismo dello stile “aiuto arrivano i barbari”.
L’immagine seguente, tratta da uno dei più importanti istituti di ricerca di sondaggi e interpretazione delle dinamiche elettorali, mostra le percentuali per ciascun partito: da sinistra SPD (socialdemocratici), AfD (destra radicale), CDU (destra democristiana), Grune (Verdi), Linke (sinistra radicale), BVB/FW (lista civica locale), FDF (liberali), BSW (partito di Wagenknecht)
Solo quattro forze politiche sono entrate in Parlamento oltrepassando lo sbarramento del 5%: SPD, AfD, CDU (conservatori cristiano-democratici), e Bundnis Sahra Wagenknecht, la vera novità: si tratta di una formazione politica nata da nemmeno un anno, e che ha esordito alle europee di giugno scorso con buoni risultati. Questi i numeri dei seggi:
Le elezioni precedenti sono andati ancora peggio per le forze di establishment: in Turingia AfD è il primo partito con un distacco di quasi dieci punti percentuali dal secondo:
Da notare che la Linke resta oltre la doppia cifra; altrove il BSW l’ha cannibalizzata.
In Sassonia è andata quasi altrettanto male per l’establishment, e un disastro per la coalizione di governo SPD-Verdi-Liberali.
Qui come si vede è la destra democristiana a tenere, sia pur di poco. Linke, verdi e liberali sotto lo sbarramento, che lo stesso partito del cancelliere supera non di molto!
È vero che nella Germania dell’est i due partiti paria vanno meglio che nel resto del paese, ma vedere da un lato un partito stigmatizzato come quasi neofascista oltre il 30% e uno che richiama un socialismo realmente antiliberista ben impiantato oltre la doppia cifra è psicologicamente devastante per i perdenti.
Ma poiché i fenomeni politico-elettorali vanno visti anche in una dinamica di processo, dobbiamo considerare la differenza con le elezioni precedenti. Il risultato di questo mese di quanto si differenzia dalla ultima tornata?
Nel Brandeburgo la SPD avanza, quasi quanto AfD. Tutti gli altri crollano a parte il BSW che si presenta per la prima volta. Particolarmente impressionanti il collasso della Sinistra (Linke) e dei Verdi:
In Sassonia chi aumenta i voti sono AfD e, ovviamente BSW. Anche qui Sinistra e Verdi abbastanza a terra.
In Turingia c’è un processo simile, con un collasso della Sinistra di quasi diciotto punti. Qualcosa di incredibile. Notevole anche il tracollo dei liberali (FDP, colonna gialla) che perdono tutti i loro eletti del 2019, con poco più dell’1%.
Il voto per gruppi e fasce di età
Cerchiamo ora di capire le motivazioni dietro il voto. I numeri precedenti sono inconfutabili: basta confrontare i risultato dei votanti. Per capire le motivazioni del voto il modo più sicuro è chiederlo: il metodo è l’intervista ad un campione di cittadini. Non sono risultato a prova di bomba, tanto per le differenze di metodo che per un margine di errore considerato fisiologico. Ma qualcosa ci dicono – e se diversi istituti di sondaggi traggono conseguenze simili è difficile che la realtà sia troppo divergente da essi. E d’altra parte non abbiamo strumenti migliori.
Riprendendo le elezioni del Brandeburgo, vediamo i votanti che considerano la loro situazione economica come non buona espressi nel numero immediatamente sotto la sigla del partito corrispondente; nella riga sottostante (con a canto Alle, “tutti” in tedesco) la percentuale dell’elettorato generale:
Trionfa AfD in maniera impressionante, oltrepassando di diciotto punti (colonna blu) il risultato percentuale in tutto l’elettorato. Solo Wagenknecht supera anch’essa (anche se meno, di soli due punti) la sua %, mentre Scholz crolla completamente, dimezzando il consenso. Se avessero votato solo i meno abbienti AfD e BSW avrebbero conseguito da soli quasi 2/3 dei voti totali.
Forse è ancora più folgorante il voto per fasce di età: i giovani votano massicciamente AfD ben oltre la loro percuntuale sul totale; BSW un pochetto meno, e Linke qualcosa di più:
Si tratta di un fenomeno non ristretto alla Germania, come indica questo grafico di una ricerca citata dal Financial Times:
Che il voto di fasce popolari poco abbienti vada all’estremismo di destra è considerato un dato prevedibile, ascrivendo a tali gruppi sentimenti di rancore e scontento facilmente strumentalizzabili. È una correlazione che andrebbe problematizzata, in quanto facilmente si presta ad un suprematismo valoriale progressista, specialmente se ricondotta a titoli di studio inferiori (“gli ignoranti votano a destra”), ma che oramai è considerata scontata.
I giovani invece, sono spesso associati a valori postmaterialisti, alla tutela del clima e ai valori di inclusività. E per una gran parte di essi sicuramente è così. Eppure sono diventati una componente importante dell’elettorato AfD. Un bello shock. Forse è per qusto che se ne parli pochissimo. Magari verrebbe a galla la contraddizione per cui quando il voto per la brexit ha visto una forte componente più anziana era tutto un magnificare il voto dei giovani che “guardano al futuro”, mentre i vecchi rancorosi non avrebbero avuto il diritto di decidere al posto loro.
Motivi del voto
Approfondiamo le motivazioni. Anche in questo caso l’analisi e le interviste di istituti di ricerca elettorale ci soccorrono. Vediamo i motivi che hanno più motivato il voto del Brandeburgo:
I temi elencati, come risposta alla domanda “quale questione ha giocato il maggior ruolo nella tua scelta elettorale?” sono, dal più al meno importante: sicurezza sociale, andamento economico, immigrazione, cultura, criminalità/sicurezza, tutela del clima, Ucraina/Russia. Come si vede dalla cifra che ne indica la % di risposte, l’immigrazione è al terzo posto. Importante, ma sopravanzata per più del doppio (20% e 19% contro 17%) dai temi economico-sociali.
La stessa rilevazione per chi ha votato AfD dà risultati molto diversi:
Immigrazione è prevalente e al secondo posto la criminalità, mentre la sicurezza sociale arriva terza.
Questo per quanto riguarda il partito di Sahra Wagenknecht:
In cima alle preoccupazioni c’è la guerra fra Ucraina e Russia. Al secondo l’immigrazione, terzo la sicurezza sociale. Questo andrebbe in direzione di una valutazione del partito come una forza politica sul versante socialista che affronta anche temi cari alle destre: la criminalità (11%) è superiore all’andamento economico (8%). Se fosse confermato significherebbe che l’entrata in campo del BSW ha impedito che AfD conseguisse un risultato ancora più spettacolare.
Ritorniamo sul tema dei giovani. Secondo l’autore di una approfondita indagine in materia, Youth in Germany, c’è stato uno slittamento importante del loro comportamento elettorale, trainato da una diversa gerarchia delle priorità.
Il clima è plumbeo. “Il Coronavirus ha cambiato radicalmente il modo in cui i giovani guardano al futuro” ha affermato S. Schnetzer, il principale ricercatore di tale studio. Si registrano alti livelli di stress, esaurimento e di un senso di impotenza. A fine 2020 un rapporto d’inchiesta dell’Assemblea Nazionale francese indicava come un vero e proprio colpo inferto alla salute mentale delle generazioni più giovani dal confinamento e dalle misure anti-Covid. Tale studio pionieristico è stato seguito da tanti altri che ne hanno confermato le preoccupazioni. Nel suo discorso presso il congresso annuale della Società Tedesca per la Psichiatria infantile e adolescenziale, il prof. Michael Kolch solo pochi giorni fa ha messo in rilievo che i danni della pandemia restano impressionanti.
Dal 2022 si aggiungono altre preoccupazioni, che consistono nell’inflazione (65%), nelle abitazioni eccessivamente costose (54%) la povertà in età avanzata (48%), la divisione della società (49%) e l’aumento dei flussi di rifugiati (41%), con un’elevata insoddisfazione per le prospettive delle condizioni di vita e politiche.
“Possiamo parlare di un chiaro passaggio alla destra tra i giovani. Ciò si riflette nelle preferenze politiche dei ragazzi tra i 14 e i 29 anni. Mentre i partiti del governo semaforo continuano ad affondare”, aggiungono i ricercatori. Facendo intravedere una interazione significativa fra preoccupazione sicuritaria e sociale: “In passato ci sono state altre grandi ondate migratorie, ma la gente non era preoccupata, perché sapeva di non avere problemi”, spiega Schnetzer. “Oggi, invece, molti non si sentono sicuri economicamente, e questo li rende più sensibili ai messaggi dell’Afd, secondo cui il governo ha perso il controllo della situazione”.
Potremmo concluderne che la crisi e la guerra hanno attivato l’immigrazione come elemento che spinge il voto a destra, coerentemente con lo studio già citato in merito alle elezioni europee, secondo cui non è l’orientamento sui temi che cambia ma il livello di priorità.
Si tratta di una buona notizia? In parte ovviamente sì, che dovrebbe confortare chi crede che un orientamento elettorale del genere significhi che una macchina del tempo ha riportato le lancette al 1933 o trasformato il 2024 nella Alabama degli anni Quaranta.
Ma ciò significa che le strategie basate su una sorta di neoilluminismo – sono gli ignoranti preda delle fake news che votano a destra, e quindi si risolve la situazione limitando la propagazione di contenuti “cattivi” ed educandoli – non funzioneranno. A meno di non affrontare di petto le contraddizioni ed i problemi sul piano della realtà.
Questa prospettiva indicherebbe che le contraddizioni oggettive del sistema, che non possono essere cancellate o smussate senza affrontare gli interessi dell’oligarchia economica, “producono” estremismo come effetto collaterale.
Se questo è vero, non sarà facile invertire questo stato di cose. La situazione tedesca si fa sempre peggiore, l’oligarchia euroatlantica è sempre più bellicista e le elezioni federali ci saranno tra un anno in Germania. Un cocktail decisamente inquietante. E solo una prassi emancipativa che rimetta al centro i processi strutturali può essere qualcosa più che un tiepido palliativo. Ma sembra che solo una persona se ne sia resa conto: Sahra Wagenknecht.
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