Il desiderio è tutto
di FERDINANDO PASTORE (Pagina FB)
Da decenni la retorica radicale, ormai di massa, tende a rimodulare la discorsività assecondando il culto del mercato. Segue una precettistica subdola e consolidata in quanto vorrebbe nascondere i dati di realtà con astrazioni utili a scomporre il dibattito e a mistificare le conseguenze di fenomenologie autenticamente egoistiche e legate al profitto privato. Tipico il caso sulla Gestazione per Altri o, più prosaicamente, sull’utero in affitto. La mentalità radicale innerva la discussione sul tema con due stratagemmi concettuali capaci di nascondere i termini strutturali della questione.
Il primo è la proposizione di un fenomeno collegato ma residuale rispetto a quello principale. In questo caso enfatizzare in maniera sproporzionata i casi della GPA cosiddetta “solidale”. Quindi presentare una sorta di fantasticheria come elemento etico della materia: la grazia del “gesto” disinteressato tipico di una immaginaria sorellanza dove schiere di donne emendate donerebbero i propri neonati a chi ne ha più bisogno. L’empatica sorella, l’amica di vecchia data o, più semplicemente, lo scorrere dell’amore in purezza che avvicina anime gemelle. Chissà perché proprio i fautori indefessi della massima “la società non esiste ma esistono solo individui mossi dall’egoismo” sul punto riscoprono la magnificenza dello spirito caritatevole.
Dimentichi però che anche nel caso esistessero casi di GPA solidale si dovrebbe indagare sui condizionamenti sociali che portano al compimento dell’atto. Non sempre la protervia dello sfruttamento di classe si avvera in transazioni economiche. Ne “I Viceré” la nobile sterile asseconda gli appetiti sessuali del consorte nei confronti della serva perché sia facilitato il concepimento dell’erede. Ma più in generale scompaiono dalla sceneggiatura alcuni intrecci psicologici caratteristici delle relazioni umane come il timore reverenziale che una personalità più solida può esercitare nei confronti della fragilità emotiva. La differenza di temperamento tra individui può portare a esercizi manipolatori e di persuasione indotta, a protezione dei propri interessi, anche nelle famiglie più pregiate.
La seconda argomentazione è ormai consolidata quando si devono giustificare gli appetiti insaziabili del profitto privato. Dato che un fenomeno commerciale esiste è bene non perseguirlo ma codificarlo in termini permissivi. Ma anche in questo caso i cantori del libero mercato non si accontentano di presentarsi nelle loro autentiche vesti. Al fine di vestirsi con un tocco di presentabilità dovranno infestare le acque con postulati moraleggianti. Nel caso di specie si apre lo scenario inconsueto di un astratto “diritto alla genitorialità”. Quindi della trasposizione diretta di quello che può rappresentare un legittimo desiderio esistenziale, diventare genitore, in una pretesa assolutistica, in un titolo giuridico aprioristico.
La legge, ovviamente, protegge il diritto all’esercizio della potestà genitoriale vincolato all’osservazione di alcuni doveri, ma appunto si parla di esercizio concreto non di ambizione futura. Caratteristica dei desideri risiede nella loro imprevedibilità, nell’incertezza della loro realizzazione a seconda delle scelte, della fortuna, della natura o delle condizioni sociali o culturali nelle quali si nasce e si cresce. Ad esempio, non esiste un diritto all’alta velocità. Si può desiderare di raggiungere Parigi partendo da Roma in poche ore, ma non per questo sarà possibile abbattere una foresta amazzonica per assecondare il sogno. Altrimenti è chiaro che il dominio dell’uomo sulla natura risulterebbe indigesto. Questo è chiaro anche tra i più fanatici progressisti.
Ma nel caso della GPA non così tanto. Si fa leva su un aspetto culturale che ha pian piano modificato l’impianto teorico della sinistra, anche di quella cosiddetta anticapitalista. L’elevazione del desiderio personale a elemento di rottura del sistema borghese, del vecchio sistema borghese fondato sulla negazione. La fondazione, dunque, di un essere umano continuamente desiderante che rompe i vecchi vincoli di oppressione attraverso la ricerca di un plus-godere. Questa trasformazione antropologica ha caratterizzato la controcultura antagonista, soprattutto di stampo anglosassone, sin dagli anni ’70, e ancor’oggi appare egemone proprio perché è stata sussunta nel discorso capitalista.
A ben guardare, però, non è stata incorporata perché il capitalismo ha approfittato a proprio vantaggio degli elementi di debolezza di quell’impianto ideologico. Ma semplicemente perché ha rappresentato il canone etico di riferimento del nuovo dominio borghese e, di conseguenza, del nuovo ordine morale del capitalismo. È la borghesia stessa che si è mimetizzata in un nuovo vocabolario progressista per scardinare le strettoie insite nella cultura del limite e instaurare un nuovo codice sociale dei valori, nel quale il plus-godere è divenuto ingrediente strutturale nella composizione del plus-valore. Desiderare senza fine allarga gli orizzonti di mercato tanto da rendere moralmente sostenibile un’ideologia della liberazione compatibile con la mercificazione assoluta di qualsiasi bene in un immaginario seduttivo e non più repressivo. In questo contesto non è semplice definire la GPA per quello che è: uno strumento plastico di sfruttamento di classe attraverso il quale il capitalismo monetizza profitto sulla commercializzazione dei neonati e sull’indigenza di soggetti fragili. Quindi un dispositivo di violenza classista inaudito ma edulcorato dalla civiltà del contratto.
Difficile farlo perché almeno la vecchia borghesia conservatrice possedeva all’interno degli anticorpi contestativi e si descriveva spesso in maniera autentica anche grazie alla letteratura: Musil, Proust, Márai non fingevano di non appartenere alla borghesia ma non rinunciavano a processarne vizi privati e pubblici. Oggi la borghesia si autoincensa in produzioni culturali apologetiche che contribuiscono a imporre un saper essere perfettamente coincidente con l’immagine evolutiva di un soggetto che si forma nel mercato compiendo scelte performative, che investe in sé stesso e che migliora per riuscire ad assecondare i propri sogni. E che potrà, se lo vuole, pur di non annichilirsi nei traumi, acquistare neonati nella girandola di occasioni che il supermercato dei desideri offre in catalogo.
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