Nel caos siriano, le milizie controllate dai turchi avanzano nel Rojava
di L’INDIPENDENTE (Valeria Casolaro)
Approfittando del caos esploso con la rivolta che ha portato alla caduta del regime di Bashar al-Assad in Siria, la Turchia ha lanciato una pesante offensiva contro l’Amministrazione Autonoma del Nord Est della Siria (DAANES, ovvero il Rojava). Le milizie dell’Esercito Nazionale Siriano (SNA), appoggiate dalla Turchia, hanno assaltato la città di Manbij, situata a nord-est di Aleppo, e tutt’ora sono in corso pesanti scontri tra queste e il Consiglio Militare della città. Bombardamenti del SNA, insieme ad attacchi di droni turchi, sono in corso anche sulle città di Kobane, Tel Tamir e Ayn Issa e hanno causato fino ad ora l’uccisione di 15 persone, tra le quali 6 bambini.
Venerdì 6 dicembre Mazloum Abdi, capo delle Forze Siriane Democratiche (SDF, le quali controllano la città di Manbij), ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa di essere pronto a «intavolare un dialogo con tutte le parti» per definire il futuro della Siria alla luce della ribellione che di lì a un paio di giorni ha causato la caduta del regime di Assad. Per Abdi, la caduta di Assad rappresenta infatti «un’opportunità per costruire una nuova Siria basata sulla democrazia e sulla giustizia che garantisca i diritti di tutti i siriani». Sebbene l’avanzata di Hayat Tahrir al-Sham (HTS) avesse suscitato non poca preoccupazione nella popolazione, nei giorni precedenti alla caduta di Damasco vi erano stati grandi festeggiamenti in piazza, con la distruzione delle statue raffiguranti Assad. Proprio nel mezzo di queste manifestazioni ha preso il via l’offensiva del SNA, spalleggiata dalla Turchia.
Elham Amad, Copresidente del Dipartimento delle Relazioni Estere di DAANES, ha scritto su X che «Mentre cresceva la speranza tra i siriani per una soluzione politica, la Turchia l’ha interrotta con un pesante attacco di droni, supportato dalle sue milizie, mirato a occupare Manbij. Ha causato vittime civili e danni alle infrastrutture». Secondo quanto riferito da Abdi, inoltre, il SNA ha anche interrotto i corridoi umanitari che il SDF stava cercando di creare tra le regioni orientali, Aleppo e la regione di Tal Rifaat per proteggere la popolazione dai massacri. «Le nostre forze hanno difeso valorosamente il nostro popolo ad Aleppo, Tal Rifaat e Al-Shahba» ha riferito Abdi. Dopo la presa di Aleppo, il SNA ha infatti iniziato un’offensiva che ha portato all’occupazione di Tal Rifaat e Shebah, costringendo 200 mila civili ad abbandonare le proprie case. Il co-presidente del Cantone di Afrin-Shehba, Mohammed Sheikho, ha riferito ai media curdi che nel nord est della Siria «gli sfollati sono in una condizione di caos: è una regione nuova per loro, non sanno dove andare. Ora ci sono gravi minacce per Manbij e la gente è terrorizzata dagli attacchi aerei. Non sanno cosa succederà dopo».
Erdogan ha commentato le operazioni militari lungo il confine dichiarando che queste hanno lo scopo di «proteggere la nostra patria e i nostri cittadini dagli attacchi terroristici», in particolare del PKK. Gli attacchi rappresentano di fatto solamente l’ultimo tentativo, in ordine cronologico, da parte della Turchia di prendere il controllo delle regioni del nord est della Siria che si trovano lungo il confine turco, come sempre schermati dietro la pretesa di una «lotta al terrorismo».
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