La pace impossibile da tremila anni
da LA FIONDA (Gabriele Guzzi e L’Indispensabile)

Abbiamo dunque siglato — secondo Donald Trump — una pace che l’umanità attendeva da tremila anni.
Allo stesso tempo, Benjamin Netanyahu ha dichiarato che “tutti gli obiettivi sono stati raggiunti”.
Molte volte, negli ultimi anni, di fronte a Vladimir Putin, si è evocata la Conferenza di Monaco del 1938: l’accordo con cui le potenze europee concessero a Hitler le sue rivendicazioni sui Sudeti, illudendosi di placarlo. In realtà, quella concessione aprì la strada alla conquista della Polonia e allo scoppio della Seconda guerra mondiale.
Fu allora che Churchill pronunciò la celebre frase: “Potevano scegliere tra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore, e avranno la guerra”.
Questo paragone, spesso abusato e improprio nel descrivere l’atteggiamento della Russia verso l’Europa occidentale dati gli ultimi centocinquant’anni, sembra invece oggi sorprendentemente pertinente rispetto all’accordo di pace a Gaza.
La fine della carneficina deve essere accolta con grande gioia, senza esitazioni. Ma è legittimo interrogarsi sul futuro.
Israele compie da tempo una sistematica pulizia etnica, e negli ultimi due anni ha portato avanti un massacro che centinaia di studiosi in tutto il mondo definiscono genocidio.
A Israele è stata impartita una lezione esplicita e definitiva su questo comportamento? Ha riconosciuto i propri errori? È stato costretto a rivedere i suoi propositi fondamentali?
La classe dirigente che ha condotto questa strage è stata esclusa dalla vita politica, condannata, punita secondo i principi dello stato di diritto?
I dubbi sono molti. Certamente, questo accordo rappresenta una battuta d’arresto per il messianismo politico dell’ebraismo radicale, componente viva e potente della civiltà israeliana che unisce nazionalismo e fanatismo religioso. Ma resta vero che, come ha dichiarato lo stesso Netanyahu, “Trump è il miglior alleato che Israele abbia mai avuto alla Casa Bianca”.
Il grande rischio, dunque, è che Israele abbia accettato soltanto una tregua tattica nel suo proposito storico: un disegno che non contempla la sopravvivenza di uno spazio per il popolo palestinese nel proprio territorio.
Questa sospensione potrebbe essere solo temporanea, dettata da opportunità diplomatiche, e non da un reale mutamento strategico.
Il destino della Palestina rimane legato al dramma — e alla singolarità — di una terra più promiscua che promessa, dove tre religioni si contendono da millenni uno spazio di poche centinaia di chilometri quadrati.
E tuttavia, anche in questa storia di sangue e contesa, la possibilità di una convivenza non violenta tra popoli, in nome di un diverso messianismo concreto e umano, nato proprio su quella terra, resta la speranza che ancora può alimentare una diversa storia per quelle persone.
FONTE: https://www.lafionda.org/2025/10/15/la-pace-impossibile-da-tremila-anni/





Commenti recenti