Vivere il tempo delle conseguenze
di Alessandro Bolzonello
Superati i quarant’anni, venuta meno la freschezza fisica, quella che faceva sentire forti, tonici, reattivi, anche belli, mi accorgo che gran parte della vita è definita: le principali istanze sono qualificate e instradate.
Concluso il ‘tempo delle scelte’, si è aperto il ‘tempo delle conseguenze’ che prevede il perfezionamento di quanto avviato e, nel migliore dei casi, la raccolta di quanto seminato.
Il tempo per invertire la rotta è scaduto. Quel che è fatto è fatto.
Dal punto di vista temporale stimo di avere buone chance di arrivare ai 60 anni, discrete ai 70 e mi assegno il 50% di possibilità di arrivare agli 80. Inoltre, l'essere in vita non vuol dire necessariamente essere vitali, quindi il tempo dell’attività potrebbe essere significativamente diverso. Naturalmente accadrà quel che accadrà.
Posso dunque contare in qualche decina d’anni. Certamente il count down si fa sempre più pressante: accelera e il termine si avvicina.
Dentro questa condizione e questa consapevolezza prendo le mie decisioni, focalizzo le mie energie, organizzo il mio tempo. Gli obiettivi appaiono chiari: alimentare l’alleanza di coppia, garantire il fabbisogno economico familiare, condurre ad autonomia i figli e, se possibile, apportare valore negli ambiti che mi vedono coinvolto.
Farò ciò che sarò capace, sulla base di quanto costruito e sulle opportunità che si apriranno.
L'efficacia e l'incisività realizzativa dipenderanno soprattutto dai binari sui quali sono ‘messi i piedi’: forieri di buoni sbocchi qualora solidi e di lungo corso, senza uscita se dismessi oppure periferici.
La serenità e la felicità, invece, avranno a che fare con la capacità di accogliere e vivere l’esistente: abitare nella semplicità ciò che c’è per quel che è, né più né meno, senza impostazioni preconfezionate e senza slanci idealistici.
Pubblicato su Invito a …
Foto: Annegare nella vita. Mi piace. E' bello. Fino al collo dentro la vita
"mi assegno il 50% di possibilità di arrivare agli 80"
E' una frase che mi incuriosisce, perchè mi ricorda quell'assurda storia del gatto di Schroedinger, che ci fa precipitare in un universo indeterministico dove esistere o non esistere possono essere situazioni statisticamente identiche. La qual cosa mi disturba non poco (si chiamano "stati sovrapposti"), e mi fa tornare in mente le statistiche mediche: a seguito della malattia X avrai il 60% di possibilità di sopravvivere. Senza dirti prima da che parte della statistica starai (se nel 40% o nel 60%), diventa un'affermazione priva di qualsiasi utilità: solo alla fine scoprirai da che parte sarai andato a finire, mai prima.
http://it.wikipedia.org/wiki/Paradosso_del_gatto_di_Schr%C3%B6dinger
Gira voce che la moglie dello scienziato ad un certo punto gli chiedesse: "Ma che gli hai fatto al micio, che è mezzo morto?"
PS: neanch'io so se ci arriverò agli 80, ma preferisco che a guidare il mio pensiero sia il buon senso e non le statistiche
@Tonguessy
Esprimere previsioni statistiche riguardo la vita è strutturalmente 'debole'; altresì individuare un riferimento numerico è utile per esplicitare concetti, in questo caso l'esistenza del 'limite'. Naturalmente può piacere o meno.
e poi … che cosa è il 'buon senso'?
minkia che tristezza. Il tempo delle scelte non è mai finito fino a quando non hai tirato l'ultimo respiro e la fottuta statistica di longevità va bene solo per chi già è morto dentro, cazzo. Tirati su le brache e riciappeu.
@ale
Con questo post ho provato semplicemente a dare parole a 'ciò che è', nulla di più. Ritengo che i concetti proposti siano indiscutibili.
Se è vero questo, mi interessa la tua reazione che rinvia ad una irricevibilità della realtà.
Per me 'metterci le mani' non ha un effetto depressivo, bensì rappresenta un punto di partenza per stare bene dentro le cose, dentro la vita.
Evidentemente per te no. Ne prendo atto e ne 'tengo rispetto'.
Credo anch'io che il tempo delle scelte può essere fino all'ultimo giorno di una vecchiaia. Non vedo nulla di rassicurante e di solido all'orizzonte. Ho seminato bene ma una squilibrata ha buttato per aria quanto costruito con sacrificio e dedizione. Non le mancava nulla, da nessun punto di vista. Il problema era che voleva di più, essendo una carirerista vanitosa. Scemo io, che ho scambiato per caratteri secondari ciò che invece era primario.
Così ho tocacto con mano cosa significa ripartire da zero a 50 suonati: affrontare nuovi sacrifici e spaccarsi la schiena di fatica (perando che il fisico regga e la salute anche).
Non c'è nulla di certo, nemmeno con solide basi. Bisogna scegliere ogni momento, sempre, e cercare di avere sempre i riflessi pronti.