L’idea di nazione (ultima parte): libertà, indipendenza, umanità, europa, missione, primato, nazionalismi e imperialismi
Pubblico la terza e ultima parte della sintesi del corso milanese di Chabod dell'anno accademico 1943/44 dedicato all'idea dinazione. Le prime due parti si trovano qui e qui. In questa ultima sono affrontati molti temi . Ai lettori di Appello al Popolo interesserà in modo particolare la parte relativa al concetto di Umanità (o Europa) nel più autorevole e grande pensatore patriottico italiano. L'Umanità è concepita come la Patria delle Patrie, la Patria di tutti: le nazioni sono "gli individui dell'umanità come i cittadini sono gli individui della nazione… Patria e Umanità sono dunque ugualmente sacre". L'Umanità è composta da Stati nazionali: è la patria degli Stati nazionali che convivono pacificamente. L'Umanità sta agli Stati nazionali come questi ultimi stanno ai loro cittadini. Perciò l'ONU – traiamo un corollario – fondata sul privilegio delle nazioni vincitrici nella seconda guerra mondiale, lungi dall'essere un abbozzo di Umanità, è in realtà espressione della tirannide. A tutti gli ignoranti che obiettano di tanto in tanto che Mazzini era "per l'Europa" si potrà ora spiegare chiaramente in che senso era per l'Europa: con quest'ultima parola Mazzini intendeva qualcosa di completamente diverso sia dalla narrazione ideologica dell'Unione europea, sia dalla effettiva natura del mostro imperialista che è stato concretamente edificato. L'Unione europea – sia quella "ideale"declamata che quella reale dissimulata – non ha nulla in comune con l'Europa vagheggiata dal Mazzini (SD'A).
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Sennonché, occorre avvertire ben chiaramente che esso principio si accompagna allora, indissolubilmente, almeno negli italiani, con due altri princìpi, senza di cui rimarrebbe incomprensibile, e certo sarebbe incompleto.
Uno di questi principi, il più collegato anzi con l'idea di nazionalità, era quello di libertà politica…. Variano, naturalmente, i gradi per così dire della libertà richiesta, altri essendo i desideri del Mazzini, altri quelli dei moderati: ma la lotta contro lo straniero fu ed apparve sempre in stretta connessione con l'idea di libertà interna….
In alcuni casi, anzi, si deve fin dire che prima si vagheggiò un sistema di libertà interno allo Stato singolo in cui si viveva, e poi si passò a desiderare la lotta contro lo straniero, l'indipendenza e in ultimo l'unità, quando cioè ci s'accorse che l'un problema non si risolveva senza l'altro. E fu proprio il caso del conte Cavour, mosso d'apprima da una forte esigenza liberale, anelante a porre il suo paese al livello raggiunto dalle grandi nazioni libere d'Occidente (Francia ed Inghilterra); e necessariamente condotto a volere l'indipendenza, e poi ancora l'unità. E difatti la concessione dello Statuto dovette precedere, anche per Carlo Alberto, la guerra all'Austria.
Quanto al Mazzini, credo inutile rammentare quanto l'esigenza di libertà fosse in lui radicata: a tal segno da tenerlo ostile alla monarchia, anche ad unità conseguita, appunto perché nei prìncipi egli vedeva i nemici del vivere libero. Egli è repubblicano appunto perché vuole la libertà: piena, assoluta, senza mezzi termini e riserve.
Il Manifesto della Giovine Italia è già più che esplicito…. E più tardi, nell'appello Ai Giovani d'Italia ch'è del 1859, nuova nettissima affermazione: "Adorate la Libertà. Rivendicatela fin dal primo sorgere e serbatela gelosamente intatta… Quei che vi dicono: voi dovete avere prima l'Indipendenza, poi la Patria, poi la Libertà, o sono stolti o pensano a tradirvi e a non darvi né Libertà, né Patria, né Indipendenza. Però che l'Indipendenza è l'emancipazione dalla tirannide straniera e la Libertà è l'emancipazione dalla tirannide domestica; or, finché domestica o straniera, voi avete la tirannide, come potete aver la Patria? La Patria è la casa dell'Uomo, non dello Schiavo" (p.77-79)
Il secondo principio che s'accompagnava con quello di nazione, era quello europeo….
Pensiamo a Mazzini, innanzitutto…. La nazione non è fine a se stessa: anzi! E' mezzo altissimo, nobilissimo, necessario, ma mezzo, per il compimento del fine supremo: l'Umanità, che è la Patria delle Patrie, la Patria di tutti: le nazioni sono "gli individui dell'umanità come i cittadini sono gli individui della nazione… Patria e Umanità sono dunque ugualmente sacre" (La Santa Alleanza dei Popoli, 1849; Scr. ed. in.., XXXIX,p. 214).
Ma lo scopo ultimo è l'Umanità… "E solamente allora la parola straniero passerà dalla favella degli uomini; e l'uomo saluterà l'uomo, da qualunque parte gli si muoverà incontro, col dolce nome di fratello" (Ai giovani d'Italia; Scr. ed. in., LXIV, p. 164)….
… occorre quindi "ritemprare la nazionalità e metterla in armonia coll'Umanità: in altri termini redimere i popoli colla coscienza di una missione speciale fidata a ciascuno d'essi e il cui compimento, necessario allo sviluppo della grande missione umanitaria, deve costituire la loro individualità ed acquistare ad essi un diritto di cittadinanza nella Giovane Europa che il secolo fonderà" (Dell'iniziativa rivoluzionaria in Europa, 1834; Scr. ed. in., IV, p. 180). Ora, l'umanità è ancora, essenzialmente, per il Mazzini, Europa: ed infatti insistente e continuo è il suo pensare all'Europa, l'Europa giovane che, succededendo alla vecchia Europa morente, l'Europa del Papato, dell'Impero, della Monarchia e dell'Aristocrazia, sta per sorgere.
La nazione è quindi sentita non come valore esclusivistico, a danno altrui, anzi come mezzo per accordarsi e procedere innanzi con gli altri…. Né il Mazzini era solo a pensare così. Il teorico della nazionalità, il Mancini, vede anch'egli, come fine supremo, l'Umanità delle Nazioni… Rispetto e indipendenza di ogni nazionalità: il limite razionale del diritto di ciascuna nazionalità è costituito dalle altre nazionalità; il principio di nazionalità "non può significare che la eguale inviolabilità e protezione di tutte" e la formula deve essere questa "coesistenza ed accordo delle Nazionalità libere di tutti i popoli" (pp.79-82)
Più forti ancora erano le preoccupazioni "europee", nell'animo di uomini come il Cattaneo e il Ferrari, in cui il valore della nazione è, indubbiamente, assai meno vivo che nel Mazzini o nel Mancini: e basti pensare al federalismo europeo del Cattaneo…, il suo vagheggiare gli Stati Uniti d'Europa.
Ma anche nei liberali moderati, in quelli che, dopo la morte di Cavour, ressero le sorti d'Italia fino al '76 (la Destra), anche in questi uomini c'era un senso europeo vivissimo…
E' certamente un europeismo assai diverso da quello del Mazzini. L'appello all'Europa degli uomini della Destra non ha nemmeno il più lontano resto del lievito rivoluzionario del Mazzini; rivolge gli animi non verso un'Europa futura, recante nel suo grembo i popoli affratellati da una generale rivoluzione, politica e morale, ma verso l'Europa quale è stata modellata da un angusto passato, da una secolare tradizione culturale, politica, relogiosa…. Due linguaggi profondamente diversi, di gente che non è fatta per intendersi: l'uno, sognando il rinnovamento universale delle genti, vedendo nella rivoluzione d'Italia solo la parte di un più ampio complesso; gli altri limitando le loro aspirazioni al problema italiano. Risolto questo… l'europeismo di questi colti italiani diviene un europeismo pacifico, da conservatori e amanti dello status quo (pp. 83-85)
Ma, insomma, quali che fossero le differenze fra Mazzini e Cattaneo, Mazzini e Cavour, c'era, in tutti, il senso, oltre che dell'individualità (la nazione), dell'universalità (l'umanità, più precisamente ancora l'Europa)…
Ed era appunto questo senso europeo, questo rispetto per gli altri, che aveva ispirato al Conte di Cavour, le sue osservazioni poco favorevoli al movimento nazionale germanico, nel suo primo gran discorso alla Camera Subalpina, il 26 ottobre 1848: "Il germanesimo appena è nato e già minaccia di turbare l'equilibrio europeo, già manifesta pensieri di predominio e di usurpazione"…
In poco più di mezzo secolo, quale trapasso, quale mutamento d'idee! Lo cogliamo qui, in atto, con drammatica vivezza…. La nazione che da fatto culturale diviene fatto politico; e che, dopo aver faticato ad affermarsi contro i tutori del "diritto pubblico europeo" com'era fissato nella tradizione, contro i difensori dello status quo, nel nome, appunto, dell'equilibrio e della pace dell'Europa, finisce con il non accettare più alcun diritto pubblico generale, col non credere più all'equilibrio e al "consorzio" dell'Europa.
Così infatti successe: ed è questo lo sviluppo drammatico dell'utimo periodo di storia europea…
Il sempre più accentuato spostarsi dei valori costitutori della nazione, della "volontà" e della "coscienza" in un a priori, fisso e immutabile, di carattere infine forzatamente etnico; il sorgere di vari nazionalismi, che partivano dalla nazione ma per conchiudere nuovamente in essa, ed in essa sola: tutto ciò portò, rapidamente, all'esasperarsi del senso nazionale e al suo allontanarsi da ogni altro sentimento, europeo-umanitario.
Influì potentemente su tale svolgimento l'idea di missione e addirittura di primato, che sin dall'inizio dell'800 aveva affiancato l'idea di nazione, quasi necessario lievito perché quest'ultima potesse pienamente affermarsi….Ma poi l'idea di missione si trasformò sempre più da missione educatrice, alla maniera di Mazzini, in missione di predominio, e il primato anch'esso preferì essere, anziché civile e morale, alla maniera del Gioberti, primato bene assiso sulla forza delle armi.
Si ebbe dunque lo sfrenarsi, in ogni parte della terra, dei "nazionalismi", la gara degli "imperialismi" in lotta fra loro: e la nazione, che un secolo innanzi, ancora nello Herder era stata priva di forza politica, senza capacità di azione vera, divenne un portento di azione, finendo anzi con l'attuare il principio dell'azione per l'azione.
Federico Chabod, L'idea di nazione, Bari, 1967 E' UN LIBRRO DA ACQUISTARE. NE E' VIVAMENTE CONSIGLIATA LA LETTURA… E LA RILETTURA… ALMENO DUE VOLTE
Alcune domande, cortesemente.
Esistono movimenti analoghi all' ARS all'estero, a parte Marine Le Pen?
Se sì pensate necessario coordinarvi con loro?
Noi non siamo analoghi al movimento di Marine Le Pen.
Quest'ultima ha invocato un refrendum sulla pena di morte; noi onoriamo la Repubblica Romana – anticipatrice della Repubblica Italia: nella Costituzione della Repubblica romana fu prevista, per la prima volta al mondo, l'abolizione della pena di morte.
Marine Le Pen propone una ripresa del programma nucleare francese. Noi non abbiamo preso posizione ma credo che almeno il 98% dei miltanti e dei simpatizzanti siano contrari.
Il partito di Marine Le Pen si caratterizza, almeno in una rilevante parte della base, per una marcata islamofobia, che a noi è estranea.
Riconosco che Marine Le Pen è una donna molto intelligente e di ottima cultura.Riconosco anche che sta tentando un rinnovamento del suo partito, al punto che il padre l'ha accusata di averne fatto un partito non piùpopolare ma piccolo borghese e che ha ottenuto la disponibilità di un autorevolissimo economista di impostazione marxiana a progettare una politica economica sovranista, nonché l'adesione di ex candidati comunisti al parlamento. Infine riconosco che l'analisi dell'Unione europea e proposte di uscita del FN sono le più avanzate che esistono in europa. Ma questa coincidenza di analisi e la somiglianze di proposte politico-economiche non ren dono la nostra piccola associazione analoga al FN.
Va poi detto che noi siamo ancora una piccola associazione, sicché più che ad allearci con altri che ovviamente nemmeno ci considerano, abbiamo interesse ad ampliare la nostra base militante fino a raggiungere una sufficiente massa critica che ci permetta di dire: siamo un movimento politico nazionale, per quanto piccolo, che esiste nella realtà.
stefano.dandrea
l'abolizione della pena di morte non fu prevista per la prima volta dalla Repubblica Romana , ma dal Gran Ducato di Toscana di Leopoldo II .
Quell'economista marxiano e quegli ex candidati comunisti che appoggiano Marine Le Pen devono avere le idee molto confuse .
Grazie dell'informazione sull'abolizione della pena di morte nel Gran Ducato di Toscana.
Sapir non appoggia il FN ma ha scritto di essere disponibile ad elaborare un programma. Il fatto è che Sapir sa che la democrazia e una forma o altra di socialismo o comunque di economia sociale possono esserci soltanto se c'è la sovranità. Perciò sa che Il Fornte De Gauche (il quale al più accenna a un "protezionismo europeo" e vagheggia la possibilità di far tornare la Francia a finanziarsi autonomamente: ciò comporterebbe una rottura dell'Unione europea ipocritamente non voluta), negando questa palese verità (l'unione europea è il neolibirismo, anzi ne è l'estrema realizzazione), è di fatto, sotto il profilo delle proposte di politica economica (ripeto: mi riferisco esclusivamente alle proposte di politica economica) molto ma molto ma molto ma molto più a destra del FN (ma ciò vale anche per il PDCI per RC per SEL per il PCL e per Rodotà e Zagrebelsky). Anche i comunisti e in genere la sinistra italiana che non convengono su questa ovvia verità (la lotta al neoliberismo senza sovranismo e antiunionismo è priva di senso, è insomma un tentativo di scavare un buco nell'acqua) hanno le idee molto confuse.
Le faccio notare che l'estrema destra ( da Bismarck , ai fascismi , al FN ecc ) non è contro le logiche del Mercato a prescindere perchè mettono al centro l'essere umano ( questo sarebbe un atteggiamento di sinistra ) , ma solo quando danneggiano la potenza della Nazione . Al contrario , se queste logiche favorissero la potenza della Nazione , sarebbero a favore .
Le faccio notare anche che l'architettura esclusivamente mercatista di QUESTA Unione Europea non viene denunciata solo da tutta la sinistra antagonista europea , ma anche da militanti indipendenti di sinistra alla Rodotà ( nel suo "il diritto di avere diritti" ) e anche da Barbara Spinelli su Repubblica . Perfino D'Alema l'ha scritto quest'estate su l'Unità .
La saluto . Grassi F.
Assolutamente non sono d'accordo con la seconda parte del suo commento.
E' vero che la sinistra radicale critica QUESTA unione europea. Ma ciò è, almeno ai miei occhi, INSOPPORTABILMENTE PUERILE. Perché QUESTA E' L'UNIONE EUROPEA.
E' intollerabile, sempre dal mio punto di vista, che qualcuno, che ancora aspiri ad essere seguito da una persona minimamente ragionevole, critichi QUESTA unione europea. L'Unione europea E' QUESTA.
La sinistra radicale deve volere la distruzione DELL'UNIONE EUROPEA. Altrimenti fa il solletico al nemico che ride, GIUSTAMENTE, di essa.
Comunque vedrà che tra due o tre anni la sinistra radicale avrà esattamente le nostre idee (diciamo che avrà quelle di Mimmo Porcaro, la mente più fine). Se riconoscerà che noi abbiamo capito in anticipo, avrà ancora qualche valore; se sarà presuntuosa, continuando sempre a credere che di volta in volta, di tempo in tempo, la posizione tenuta è sempre la più ragionevole, allora vorrà dire che non avrà alcun valore.
Noi la sinistra radicale la stiamo attendendo da tempo. Per ora, visto che contesta questa unione europea e vuole costruirne un'altra, e quindi non vuole distruggere l'Unione europea, per me resta la quinta colonna del nemico. Però ripeto, tra tre anni sarà sulle nostre posizioni.
Si , la sinistra radicale , ma non solo quella radicale ( anche Barbare Spinelli su Repubblica ecc ) critica QUESTA UE . Ma appunto per rifarne un'altra . E questo vuol dire proprio cambiare ( o "distruggere" , usi il verbo che preferisce ) QUESTA UE .
Poi , con tutto il rispetto , dubito che una posizione palesemente nazionalista come quella che lei esprime possa avvicinare la sinistra radicale . E' più logico che avvicini qualcuno della destra sociale .
Scusate l'analogia con la Le Pen. Credevo in buona fede che vi consideraste simili in quanto patriottici, ma naturalmente accetto le vostre precisazioni.
Sulla dimensione internazionale assumo che la sua risposta signifchi che in questo momento non prendete in considerazione una dimensione che vada al di là dei confini nazionali.
Grazie per le spiegazioni.
Grassi,
non amo il termine nazionalista, perché in Italia, nonostante qualche autorevole opinione, ha un signficato diverso da patriottico, volto a denotare aggressività. Però se intendiamo nazionalista come sinonimo di patriottico o sostituiamo con "patriottica" il termine da lei usato, bisogna riconoscere che nella storia la "sinistra" che ha realizzato qualche cosa, bene o male, è soltanto la sinistra patriottica: consideri la storia dei regimi dell'est, le varie socialdemocrazie europee, compresa quella italiana (terracini che vuole l'aggettivo "sacro": la difesa della patria è sacro dovere del cottadino; Laconi che ricorda in assemblea costituente i martiri del risorgimento come il più profondo fondamento della Costituzione), Cuba e magari ci metta anche gli stati arabi "laici" (ma dittatoriali). L'altra sinistra cosa ha fatto, oltre parlare, parlare, parlare e sostenere di essere stata tradita dallo "stalinismo", dalla socialdemocrazia, dal togliattismo e così via? La risposta è: ASSOLUTAMENTE NIENTE.
Verrà il tempo in cui coloro che continuano solo a parlare e a credere che il vero comunismo o la vera sinistra o il vero socialismo sono sempre un'altra cosa – badi bene: completamente opposta alle realtà storiche – anziché "parlanti" verranno considerati unanimemente ciarlatani o comunque confusi o infantili o nella migliore delle ipotesi ingenui? A mio avviso quel tempo sta per giungere.
Contesto la sua lettura parziale e distorta della storia . Ma soprattutto sono lontano dai suoi toni e dalle sue idee politiche . Di "sinistra" lei non ha nulla . Lei è un nazionalista : non è un offesa ( per me lo sarebbe , ma per CasaPound o la Destra Sociale è un complimento )
Saluti .
Anche Chavez e Morales sono "nazionalisti", Chavez lo era (ma Chavez utilizzava la parola patria). Comunque se per lei nazionalista è termine che non implica alcuna ideologia aggressiva nei confronti degli altri popoli, accetto la sua qualifica, che altrimenti è sbagliata.
Distorta e parziale. Mi dica quale forma storicamente significativa lei conosce di socialismo (democratico o meno) che non sia stato o non sia patriottico: significativa nel senso che escluderei il riferimento a esperienze durate pochi giorni o primitive o che siano meramente teoriche (non esperienze, dunque). Se la mia ricostruzione è distorta e parziale, lei conoscerà sicuramente 5 o 10 esperienze che non si lasciano ricondurre ad essa. Le sarei grato se me le elencasse.