Il nemico viene allo scoperto
Abbiamo sempre avvertito che l'Unione europea stava minando non soltanto la coesione sociale ma anche la coesione territoriale. Nella introduzione al mio manifesto personale, il primo articolo pubblicato su questo blog, la ragione di Appello al Popolo , scrivevo: "Soltanto una elite di italiani che formi un partito alternativo al partito unico delle due coalizioni (è questa la libertà politica; è questa la democrazia, altrimenti libertà politica e democrazia non sono nulla) potrebbe, forse, salvare la Repubblica. Intanto il tempo trascorre e la soluzione jugoslava alla crisi della Repubblica comincia a intravedersi all'orizzonte, non certo come necessità ma comunque come possibilità. Servirebbe un Fronte. Un Fronte Popolare. Una unione di diversi. Il Manifesto enuncia quelli che dovrebbero essere i principi unificanti". E avevamo anche segnalato come l'Unione europea generi guerre civili.
Per questa ragione è nata l'ARS.
Sia chiaro che le politiche che la Germania fino ad ora riesce ad imporre, grazie al tradimento della classe dirigente italiana, danno vita e linfa all'indipendentismo nel nord Italia e ne sono responsabili. A questo punto le cose sono chiare: il nazionalismo tedesco e gli indipendentismi che esso genera in Italia sono il primo nemico. Non è necessario che la Germania appoggi formalmente o comunque esplicitamente l'indipendentismo nel nord. L'unione europea a guida tedesca lo genera e sostiene; la Germania appoggerà l'indipendentismo soltanto con molto ritardo ma lo farà certamente, perché è nel suo interesse.
I nemici sono, dunque, l'Unione europea, il nazionalismo germanico strutturamente e geneticamente aggressivo (denunciato nella sua natura fin dal suo primo apparire da Cavour nel suo primo gran discorso alla Camera Subalpina, il 26 ottobre 1848: "Il germanesimo appena è nato e già minaccia di turbare l'equilibrio europeo, già manifesta pensieri di predominio e di usurpazione"), la classe dirigente italiana del secondo ventennio, traditrice ed incosciente, e gli indipendentisti italiani. Un nuovo patriottismo italiano è l'unica e potente nostra arma di difesa.
di EFORO DA PADOVA L'indipendenza
Da Milano a Trieste è un pullulare di movimenti autonomisti ed indipendentisti, la crisi economica ed il disfacimento della Lega Nord non hanno che accelerato questo processo. Soprattutto nel territorio storico delle tre Venezie, vari movimenti stanno mettendo le basi per un’azione politica unitaria volta all’indipendentismo, soprattutto nel Veneto governato con dorotea moderazione dal bel Luca Zaia.
Tuttavia nella scorsa tornata elettorale, la parte del leone, non è stata fatta dagli indipendentisti, ma dal movimento antisistema di Beppe Grillo. Il segnale di malessere che emerge nel Lombardo-Veneto è evidente, ma non si riesce a canalizzare questa insoddisfazione verso le istanze indipendentiste. I motivi di questo deficit sono molteplici: mancanza di risorse economiche, assenza del carisma di un leader unitario, continue divisioni settarie. Che il sistema Italia, sia colpito dalla più grande crisi dall’unificazione è oramai evidente, di conseguenza le sue élite versano in uno stato moribondo sia sul piano economico, ma anche politico.
Analizzando la strategia autonomista di stati che negli ultimi decenni hanno raggiunto l’indipendenza, essa è stata caratterizzata dal supporto fondamentale di potentati stranieri, dalla Slovenia con la Germania, alla Croazia con il Vaticano, ultime in ordine temporale Kosovo e Sud Sudan con gli Stati Uniti. E’ quindi di centralità fondamentale che le forze indipendentiste lombardo- venete comincino a prendere contatti con il naturale beneficiario di un eventuale indipendenza di questo territorio: cioè Berlino.
Gli indipendentisti veneti e lombardi devono trovare una sponda politica di supporto con le forze politiche tedesche, senza questa collaborazione, ogni progetto indipendentista non ha futuro. Che le élite tedesche ed eventualmente austriache, siano interessate ad assorbire nella propria orbita economica e politica il lombardo-veneto, non ne deriva solo da un fattore storico, l’integrazione economica tra Baviera e Nord- Est è una costante da decenni, senza dimenticare un’eventuale sbocco sull’ Adriatico per l’economia teutonica.
L’obbiettivo non deve essere un territorio lombardo-veneto governato da Berlino, ma per contrastare le forze economiche, mediatiche e politiche italiote, in questo momento preponderanti rispetto al movimento indipendentista, l’aiuto tedesco potrebbe essere fondamentale per una disgregazione consensuale del territorio italico.
Un vecchio articolo dall'archivio del "Corriere della Sera"
DIPLOMAZIA PADANA
La Lega e la Germania: le ultime parole di Umberto Bossi sui colloqui con "ambienti vicini a Kohl" e sull'incontro con un emissario tedesco in Slovenia riaprono una polemica "antica" sui rapporti internazionali del Carroccio.
Cronologicamente, il primo a denunciare i legami fra il movimento e alcuni finanziatori della Baviera è il senatore di Forza Italia Saverio Vertone (oggi …con la lista Dini), che quattro anni fa parla "di fondi giunti al Carroccio grazie a un importante gruppo finanziario, il bavarese Mamuska Gruppe". Secondo Vertone, "lo stesso gruppo che aveva finanziato la secessione della Slovenia e della Croazia era interessato a creare in Europa, anche grazie alla Lega, uno scenario 'neocarolingio', con un forte centro politico economico e una costellazione di Stati etnico-regionali intorno".
Nel '95 (durante il governo Dini) l'argomento arriva in Consiglio dei ministri, dove Carmine Mancuso ventila l'ipotesi di "mettere fuori legge" la Lega, per la sua attività e i suoi rapporti economici con Stati stranieri. Pochi giorni dopo è la volta del presidente di An Gianfranco Fini: "La denuncia di Mancuso – dice al "Giornale" Fini – riguarda non solo questioni politiche molto gravi, ma anche economiche: si parla di possibile provenienza straniera di fondi per il movimento di Bossi e ho sentito fare il nome della Baviera".
L'ultima accusa di "eterodirezione" giunge nel '98 da Armando Cossutta, che punta l'indice sul nascente feeling fra Lega e Udr: "Sullo sfondo del dialogo Bossi-Cossiga – sostenne l'allora presidente di Rifondazione, oggi leader del Pdci – c'è la mano pesante del cancelliere Kohl" ("Corriere della sera", 5.6.1999)
La secessione i tedeschi sono riuscita a compierla nei fatti. Basta vedere tutti quegli imprenditori che fuggono in Carinzia e in Baviera accolti col tappeto rosso.
Sono d'accordo sul fatto che la Germania potrebbe beneficiare di fenomeni indipendentisti nel Nord Italia, e che quindi quasi sicuramente li favorisce o li provoca, anche se non in modo ufficiale. Sono anche disgustata al pensiero che regioni del Nord Italia possano diventare vassalli della Germania (come lo erano gia' nel Medio Evo). Pero' bisogna dire che la politica del governo italiano e' stata e ancor piu' e' molto miope rispetto a questo problema, esagerando con la tassazione del Nord. Anche se in parte le vessazioni sono dovute alle pressioni e regole europee, cio' non e' una giustificazione.
Durga, la tassazione ha colpito anche le regioni del centro.