Panem

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11 risposte

  1. Emilio ha detto:

    @ Tonguessy
    Prima di tutto voglio ringraziarti e congratularmi per l’articolo che al pari di altri – ricordo quello sui vecchi e quello sulla tua gioventù e i tuffi nel fiume – mi è molto piaciuto, soprattutto perché ci ho sentito e compreso il tuo profondo e sincero disincanto per la disumanizzazione del mondo moderno.
    A proposito dell’enormità di pane che finisce nella spazzatura, immolato sull’altare del libero mercato e del consumismo, non pensi, riprendendo un recente scambio d’idee, che anche questa sia una clamorosa manifestazione della perdita della comune decenza?
    Per noi che abbiamo passato gli anta – io di un paio di volte – il pane non era solo un alimento ma un che di sacro, qualcosa che aveva a che vedere col dono di un dio o della fatica dell’uomo. E mio padre mi diceva sempre che Gesù era sceso da cavallo per raccogliere una briciola…
    Questa società che si ritiene giusta ma che  non esita a mandare al macero migliaia di tonnellate di pane ed di altri alimenti, con l’aggravante di miliardi di uomini che soffrono la fame, non è quanto di più indecente possa esserci?
    E, infine, trovi singolare che io e te, sicuramente provenienti da diverse culture, possiamo su ciò ampiamente concordare?
    Ti anticipo il mio parere : io, te e tanti altri amici abbiamo appunto ben radicato quella common decency che, per quanto mi riguarda, mi funge da campanello d’allarme ogni qualvolta mi si propongono idee, proposte, prassi e situazioni che le vanno contro.
    Ciao, Emilio.

  2. Tonguessy ha detto:

    Caro Emilio,

    tu la chiami common decency, io lo chiamo, usando un nome ormai desueto, sacralità.

    Manca il sacro, manca in quasi tutti gli aspetti del postmoderno. Mancava anche nel moderno, ma era ben camuffato dall'afflato modernista che voleva rivoluzionare le nostre vite. C'è riuscito, purtroppo, trascinandosi quel rispetto per le relazioni ed il vissuto che fino alla generazione prima della mia (la tua?) era una costante. Una volta si comprava una o più vacche (o una casa) con una semplice stretta di mano. Oggi servono molti avvocati per tentare di arginare o circuire quello che era un semplice impegno tra uomini onesti.

    Mancano gli uomini onesti. Ci hanno insegnato a truffare, e ci siamo adeguati. Ci hanno mostrato cosa significa "green economy" dopo avere devastato l'ambiente. Ovvero ci voglioni far credere che esista ancora il sacro dopo averlo completamente annichilito per motivi commerciali. E chi ci casca più?

    Comincino a trattarci come esseri responsabili che SANNO che dopo la seconda metà del pomeriggio il pane finisce, che SANNO che alla domenica i negozi sono chiusi e si ciondola con amici e famiglia o poco più. Invece vogliono che la giostra continui a girare più forte che mai, domeniche incluse. Ci trattano come degli imbecilli, che ad ogni ora del giorno e delle feste comandate vogliono comprare. Il consumatore è blasfemo perchè il consumo compulsivo, organizzato socialmente, è agli antipodi del sacro. Lavorare sei giorni per infilarsi il settimo nei lager commerciali sempre zeppi di ogni bene è istigazione al consumo. Ovvero al blasfemo. Non sono credente, ma la domenica ha una sua sacralità anche per me.

    Tu lo chiami common decency, io lo chiamo Sacro. Non è una gran differenza, credo che ci possiamo capire.

    Ciao

    • tonino bianchi ha detto:

      E' sempre un piacere leggere gli articoli e i tuoi commenti. C'è da imparare, riflettere e apprezzare. Punti di vista che  oggi  potrei definire  "singolari"  ma che  "qualche anno fa"  erano semplici e da tutti accettati. Ci libereremo

  3. Ci permette di ripubblicare questo eccezionale scritto sul nostro blog? Ne saremmo onorati

  4. stefano.dandrea ha detto:

    Tutto ciò che è pubblicato su Appello al Popolo è ripubblicabile con indicazione di fonte e autore. Siamo noi che siamo onorati dell'attenzione. Ci libereremo.

  5. Tonguessy ha detto:

    Mi sono reso conto che il grafico del prezzo del grano è poco visibile, causa brutta formattazione. Chi fosse interessato può vederlo qui:

    http://agriregionieuropa.univpm.it/dettart.php?id_articolo=818

     

    Figura3- Prezzi del grano tenero 2005-2011.

  6. Lorenzo ha detto:

     
    Un articolo davvero azzeccato.
     
    Se il regime costringesse i commercianti ad etichettare il luogo di provenienza effettivo dei prodotti (dal pane rumeno alle borsette di Armani fabbricate in Cina) il commercio internazionale crollerebbe del 50%. La più semplice esposizione alla verità sarebbe sufficiente a debellare la globalizzazione.
     
    Nulla esprime in maniera più netta la decadenza di questa società come il contrasto fra l’apparato sempre più oppressivo di leggi e regolamenti, e il far-west che sta loro appena alle spalle e che ci si rifiuta tenacemente di normare. Il re è sempre più nudo.
     

  7. Serenity ha detto:

    "Mancano gli uomini onesti. Ci hanno insegnato a truffare, e ci siamo adeguati. Ci hanno mostrato cosa significa "green economy" dopo avere devastato l'ambiente. Ovvero ci voglioni far credere che esista ancora il sacro dopo averlo completamente annichilito per motivi commerciali. E chi ci casca più?"
    Si', rispetto e verita' solo nella forma e non nella sostanza, non nel contenuto. Con la dialettica si vuole dimostrare il mondo, secondo il proprio interesse personale, e sostituire la realta' e la verita'. Menzogna e dissacrazione…..

  8. movers ha detto:

    Avete un gran bel blog qui! Sareste disponibili per uno scambio di post? parlo di guest blogging… ho un blog che tratta di argomenti simili, vi ho inviato una mail per scambiarci i dati. Grazie ancora!

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