Barroso e la macabra ironia dei comunicati UE
Buon giorno e buona battaglia per la sovranità a tutti.
Scorrendo le principali novità in rete di oggi, mi é balenata all'attenzione questa notizia, riportata dal blog del PD (Repubblica per gli amici). E' morto a 91 anni Hiroo Onoda, tenente a riposo dell'ex Esercito Imperiale nipponico. Quest'uomo incredibile, distaccato nelle Filippine durante il secondo conflitto mondiale, dopo la resa giapponese continuò a resistere e lottare per altri 30 anni. E solo l'incontro con il suo antico superiore che gli comunicò ufficialmente la revoca dell'ordine ricevuto lo indusse a tornare in abiti civili. Onoda suo malgrado é divenuto un'icona di qualunque guerrafondaio asiatico, ma basterebbe analizzare la sua vita in seguito per capire che ci troviamo di fronte ad un grande uomo. Sposato, padre di famiglia, reintegrato perfettamente in società (sebbene a modo suo), si é speso per insegnare alle giovani generazioni giapponesi il rispetto della natura e al contempo l'abnegazione e la disciplina che ogni cittadino, prima che ogni soldato, dovrebbe mantenere in vita se vuole proteggere il suo paese.
E prima che arrivi il solito benpensante a snocciolare facili accuse di fascismo, vorrei ricordare solo questo :
Art. 52. Cost. : "La difesa della patria è sacro dovere del cittadino."
Saluto pertanto e manifesto il mio rispetto per un samurai, un padre e un eroe e invio le mie condoglianze alla famiglia. Avremo bisogno di un'intera generazione di Onoda-sama fra noi.
A quanto pare, purtroppo, il suo messaggio é stato recepito per primo dalla Commissione Europea, almeno per quanto riguarda la cieca devozione ad un ideale fuori tempo massimo, giusto o sbagliato che sia, contro ogni evidenza empirica. Giusto ieri, il presidente della Commissione UE Manuel Barroso, ostentando una notevole sicumera di fronte all'avanzare della recessione in tutta l'UME, così arringava la nostra classe politica:
«Impensabile che i partiti italiani pensino che si possa andare avanti con questo debito pubblico». «Basta con questo slogan dei partiti italiani 'se c'è austerità, non c'è crescità: è falso». «La realtà è che c'è un'emergenza. Nessun paese ha avuto piacere a fare i sacrifici, però quelli più virtuosi come la Spagna lo hanno fatto e sono stati premiati». Poi l'appello finale: «Amici italiani, se credete di vincere le elezioni dicendo che darete tutto a tutti sarà un disastro. E avremo perso tutti credibilità».
Egregio presidente, premesso che non ricordo di avere amici nella Commissione Europea che si esprimano in questi termini, le vorrei anzitutto mettere a disposizione i dati sull'indebitamento privato dei paesi dell'Eurozona. Per capire quanto valga il debito privato italiano, si può guardare la definizione dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), che analizza l’indebitamento di imprese e famiglie.
"Si ma che c'entra" dirà lei "la causa di tutto é l'insostenibile debito pubblico, é su quello che dovete agire fannulloni!"
Per quanto coerente con le sue attuali visioni politiche, tale posizione non risulta coerente con i dati e neppure con gli stessi report che giungono né dalla Commissione né dalla Banca Centrale Europea. Con buona pace di irlandesi e spagnoli che a sua detta (ma solo a sua detta) avrebbero invece "fatto riforme più coraggiose e starebbero ora meglio di noi".
Per quanto riguarda la Commissione che lei presiede, già in passato un suo "Fiscal sustainability report" era passato alla storia per aver fatto notare come il nostro debito pubblico fosse il più sostenibile dell'Eurozona intera, e che la nostra eventuale aderenza al c.d. Fiscal Compact PEGGIORASSE questo dato di fatto…
Parlando di dati più recenti, conoscerà senz'altro l'ultimo Quarterly report on the euro area del dicembre 2013. A pagina 13 possiamo leggere cosa i tecnici della Commissione Europea prevedano per l'Eurozona qualora aderisca senza variazioni di sorta alla linea politico-economica attuale da essa stessa dettata:
Bene, in sostanza IL REPORT UFFICIALE dell'esecutivo UE sul funzionamento dell'intero giocattolo che essa dirige ha rilasciato una previsione secondo cui, stante l'attuale normativa e l'aderenza alle politiche che lei ci "suggerisce" con tanto trasporto, tra una decina d'anni saremo ridotti come nel secondo dopoguerra. Credo ci sia qualcosa che non mi torna nella sua posizione.
Per quanto riguarda la Banca Centrale Europea, vorrei invece ricordarle il discorso del suo vicepresidente Victor Costancio alla conferenza presso la Bank of Greece riguardo “La crisi dell’eurozona”, il 23 Maggio 2013. Lo ascolti per favore…Sulle reali cause della crisi sembra avere le idee molto chiare:
"Penso quindi che, per avere una storia più accurata riguardo le cause della crisi, dobbiamo guardare non solo alle politiche fiscali: gli squilibri si sono originati per lo più nella crescente spesa del settore privato, finanziata dal settore bancario dei paesi debitori e creditori."
Le suggerirei pertanto di ascoltare i tecnici della "sua" banca prima di dispensare saggi consigli. Eviterà di incorrere in "lievi imprecisioni" come questa. E non sto a ricordarle l'ovvietà che ad un'analisi errata del problema non può che corrispondere una soluzione altrettanto errata. Agire sul debito pubblico infatti, magari mediante politiche fiscali di austerità, ci farà soffrire bene che vada per niente.
Poi vorrei dire due parole sulla sua cieca convinzione che l'austerità imposta dalle regole UE sia in qualche modo compatibile con la crescita. O meglio, lascerò che a dirgliele sia il premio nobel per l'economia Krugman, in uno dei suoi ultimi interventi. Dopo aver manifestato di non gradire la sua valutazione della situazione irlandese, unitamente al suo concetto di "riforme di successo", in questo pezzo ci rende edotti sul livello della spesa pubblica e dell'austerità nel vari paesi appartenenti all'Eurozona, e le conseguenze sulla crescita e domanda aggregata nei rispettivi paesi. Eccole (Fonte: Commissione Europea, anni 2009-2013):
Non é chiaro? Le spiego. In ascisse vede, a partire da sinistra (sic) gli stati che più hanno tagliato la spesa pubblica di recente. In effetti tra di essi compaiono i suoi beniamini, Irlanda e Spagna, un po' più austeri di noi. Già il fatto che la povera Grecia (il grande successo dell'euro secondo Monti) sia lo stato più austero in solitaria, dovrebbe dirle qualcosa…
In ordinate invece, trova a partire dal basso, le variazioni di domanda aggregata corrispondenti a tale ammontare di spesa pubblica. Come certo saprà, con un export europeo non entusiasmante e i tagli alla spesa pubblica e agli investimenti che ci vengono prescritti, solo la domanda aggregata, ovvero i nostri consumi interni, può portare una qualche crescita del PIL (escludo dal ragionamento la strada della modifica in corsa dei criteri di scrittura del bilancio degli stati membri che l'UE sembra voler perseguire, non mi pare leale suvvia). Questo perché PIL=C+I+G+X-M
E infatti…
E infatti vediamo che gli stati più devastati sono senza dubbio quelli che più hanno tagliato la spesa pubblica G, G come Grecia, non a caso in testa. Seguono a una certa distanza proprio i suoi beniamini. Apprezzo la sua richiesta di imitarli, ma dopo tutto credo che non lo consiglierò alla nostra classe politica. Chi ha speso di più? Francia e Germania, non a caso i paesi dove i consumi dal 2009 sono cresciuti di più. E ci sarà un motivo, che le sarà chiaro analizzando i loro saldi settoriali. La spesa del settore pubblico infatti si traduce in reddito, in ricchezza, del settore privato. Difficile negarlo vedendo questi dati. Infatti, la correlazione esistente e positiva fra spesa pubblica e consumi é evidente con una semplice interpolazione dei punti sul piano.
Poi certo, questo é un umile dato aggregato, che non ci dice assolutamente nulla sull'equità sociale risultante. Parametro che la capolista Germania potrebbe consigliarle di valutare comunque, come le sue recenti disastrose esperienze le avranno indubbiamente insegnato. Ma certamente, prima di tirare le orecchie alla nostra classe politica per le sue mancanze, lei dovrebbe almeno considerare che per poter criticare un amministratore, é condizione necessaria che questi abbia effettivamente una somma di denaro da amministrare. La Germania ce l'ha (e l'amministra male), noi NO.
Per concludere, anche sulla sua esortazione a "non dare tutto a tutti" non sarei troppo d'accordo. Le farei a tal proposito presente come il governo conservatore di Shinzo Abe, primo ministro giapponese, di fronte agli effetti della crisi mondiale sul suo paese, non abbia concluso nientemeno di dover incrementare la quota salari e la spesa pubblica onde rilanciare occupazione e domanda aggregata. E' certamente una provocazione alla saggezza delle sue politiche, messer Barroso. Perché dubitarne? Certo, se lo stimolo fiscale di 5 trilioni di yen destinati alle tasche dei salariati giapponesi, unito all'Abenomics (che supera a sinistra le politiche monetarie europee di varie lunghezze già adesso) avesse come matematica insegna successo… Temo che qualcuno in più, magari armato di forcone, presto le ricorderà che dopo tutto lei é solo il presidente uscente della nostra amata Commissione…
Ci vediamo in mischia
Mattia C
Forse bisognerebbe anche considerare il TIPO di spesa pubblica. Infatti parlano sempre di tagliare la Sanita' o le pensioni di lavoratori e contribuenti, mentre le enormi prebende e pensioni di politici e loro consulenti non le toccano mai. Poi si potrebbe discutere anche delle spese militari per certe "missioni di Pace" all'estero ecc. PS. Guardi pero' che ai vari Commissari europei del tenore di vita degli italiani nel 2023, o anche prima, non glie ne frega niente.
Ne convengo, spese diverse hanno effetti moltiplicativi diversi. Una spesa pubblica profondamente rivolta verso l'estero come quella militare avrebbe effetti moltiplicativi sul PIL quasi nulli. In compenso NON sarebbe nullo l'effetto sulla nostra vituperata sovranità.
Cmq l'intero articolo é profondamente ironico. E' indubbio che tutta la documentazione che ho proposto a beneficio dei lettori non sia di alcun interesse per Barroso. A mio parere non l'avrà neppure letta.
E' piuttosto evidente, alle lobby industriali/finanziarie dietro l'oligarchia europea, il benessere e l'occupazione non interessano. Si sta parlando di un conflitto di classe su scala continentale, per quel che ci riguarda. E non possiamo sperare che da tali lobby arrivi il cambio di rotta. Tanto quanto non possiamo sperare che la nostra confindustria cominci a fare gli interessi dei lavoratori e dei piccoli e medi imprenditori.
E' tassativamente urgente ripristinare la superiorità della politica sull'economia, entrando nelle istituzioni a tutti i livelli che ci sarà possibile occupare e ripristinando lo spazio d'azione sovrano del nostro paese, possibilmente in accordo con le altre vittime di questa crisi, a partire dai PIIGS.