Il capitalismo reale è un incubo
di GIANLUCA BALDINI (FSI Pescara)
Il capitalismo reale è più spaventoso del socialismo reale. Prima o poi se ne accorgeranno tutti. Nessuno è al sicuro. Nessuno. Siamo tutti precari, tutti instabili, tutti potenzialmente sul ciglio di un burrone.
Nel futuro più prossimo è stato previsto che aumenteranno esponenzialmente le diagnosi di depressione, disturbi alimentari, disturbi dell’ansia e da attacchi di panico e disturbo ossessivo-compulsivo. Patologie psicologiche strettamente correlate allo stile di vita cui si conforma l’uomo postmoderno, che vive immerso nei continui stimoli e nelle sollecitazioni ossessive imposte dalla società del consumo, assuefatto alle aspettative montate in un’adolescenza precoce nel manifestare i turbamenti emotivi indotti dalle pressioni sociali e tardiva nel consegnare il giovane alla sua dimensione di adulto intellettivamente ed economicamente autonomo.
Siamo schiavi di un sistema, dentro al quale puoi solo perdere. Anche chi viene rappresentato socialmente quale vincente, in realtà sta soccombendo, ma svolge la funzione di ingenerare un’illusoria aspettativa sociale di emancipazione. In questo sistema economico che sta cancellando ogni residuo di Stato, di pubblico, di dimensione identitaria e comunitaria, non esiste mobilità sociale, non c’è possibilità di sperare di realizzarsi perseguendo le proprie ambizioni per vivere un’esistenza serena, mettere su famiglia e vivere in pace.
Non è previsto di voler vivere una vita normale. No. L’uomo postmoderno deve sognare in grande, deve vivere nella continua illusione che un giorno potrà essere ricco e famoso, o entrambe le cose, e nel frattempo lavoricchiare in condizioni di semi-schiavitù legalizzata, perché è necessario deregolamentare tutto per il buon funzionamento del sistema, ce lo ripetono da anni i “competenti”.
Chi ha capito, la minoranza che ha preso coscienza di questo incubo, dovrà lavorare per organizzare una resistenza, un’alternativa. Noi ci stiamo già provando da qualche anno e per ora mi pare di capire che siamo i soli ad aver costruito qualcosa destinato a durare. Non potremo contare sulla grande massa di inconsapevoli finché non avremo gli strumenti per farci sentire e capire, ma non ci abbattiamo.
La strada è lunga, ma ce la faremo.
Lo dobbiamo ai nostri figli e al nostro paese.
Ci libereremo.
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