Lo Stato sovranista democratico

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13 risposte

  1. stefano.dandrea ha detto:

    Caro Fiorenzo,

    quando mi peritai di verificare se il termine sovranismo fosse attestato, consultai due vocabolari, credo datati 2009 e 2010. Mi sembra di rammentare che fossero il dizionario De Mauro e lo Zingarelli. E scoprii con mia sorpresa che il termine non era attestato. Per questo mi convinsi che fosse un neologismo.

    Ora tu osservi che il termine è attestato da un dizionario online, il quale però potrebbe aver constatato l'uso che del termine si fa sulla rete (sia nel significato che noi attribuiamo ad esso, sia in quello che alcuni assegnano al termine in Sardegna).

  2. aaron ha detto:

    Ottimo articolo Fiorenzo,

    propongo di tenerlo sempre in alto nella lista degli articoli perche chiarisce molte cose riguardo il termine sovranismo.

  3. sollevazione ha detto:

    L'intervento di Fiorenzo Fraioli merita attenzione. Mi intrometto solo per segnalare la questione delle scaturigini del sostantivo "sovranismo". In Italia è in uso da decenni tra i nazionalisti sardi ( PSdA, sardigna Natzione, Irs, e cc.), i quali lo hanno mutuato dagli ambienti della sinistra nazionalista basca, da sempre essi si sono infatti autodefintii "sovranisti". Di qui, a seconda dei casi, "Blocco sovranista", "alleanza sovranista", "lotta sovranista", ecc.

  4. Luciano Del Vecchio ha detto:

    Distinguerei. In una visione eurocentrica della storia il significato del termine "nazionalismo" è certamente quello riportato da Fiorenzo, nazionalismo aggressivo, guerrafondaio, che sfocia nel colonialismo e nell'imperialismo e che vide l'inizio in Inghilterra e Francia, seguite e imitate poi da altre nazioni europee. Nazionalismo feroce la cui eredità è stata raccolta dagli USA. . Ma, allargando un po' lo sguardo, dobbiamo anche registrare che ci furono e ci sono anche i nazionalismi di difesa, di paesi che non si proclamano superiori agli altri, ma che si difendono dagli imperialismi altrui. I nazionalismi del sud America dell''800, o i nazionalismi arabi (Nasser) del secolo scorso, o quelli di tutti i movimenti africani e asiatici di liberazione nazionale, possono essere considerati nazionalismi di difesa, con significati e obiettivi diversi da quelli dei nazionalismi europei. Miravano a istituire Stati, non a mangiarsi quelli degli altri. Chavez era un nazionalista di difesa e in difesa, non coltivava intenzioni di prevaricare sugli altri popoli. Anche nell'Europa ottocentesca sorsero nazionalismi di difesa. Tali potrebbe essere considerati, almeno in una fase iniziale, (molto iniziale) gli stessi nazionalismi italiano e tedesco, sia nei confronti degli imperi dinastici multinazionali, sia nei confronti dei già affermati nazionalismi di Francia e Inghilterra, che facevano da assi pigliatutto già in Europa prima ancora che in Africa e Asia. Nazionalismi di difesa erano anche quelli di altri paesi europei (es. Polonia, Ungheria). Diciamo che questi nazionalismi di difesa , oggi potrebbero essere definiti "sovranismi". A parte questo "distinguo", trovo articolo di cristallina chiarezza e interamente condivisibile. Illuminanti i riferimenti alla storia di Roma.  

  5. AdrianOttaviani ha detto:

    Bellissimo articolo che comincia quell'indispensabile opera di specificazione di concetti che altrimenti sarebbero troppo facilmente spendibili da chiunque anche strumentalmente , in una specie di "tenero abbraccio" omnicomprensivo ed interclassista. 
    Io invece credo , e penso che tu sarai d'accordo, che la battaglia sulle parole sia la più importante da affrontare per un movimento rivoluzionario, è sulle parole che si vince o si perde, e noi abbiamo perso proprio nel momento in cui abbiamo accettato lo stravolgimento del significato di alcune parole.

    Nel tuo post hai giustamento detto che la sovranità dovrà essere debitamente difesa militarmente dai tentativi di ingerenza delle forze imperialistiche, o meglio, per adattare l'antica parola "imperialismo" all'oggi, le ingerenze di quelle oligarchie che attualmente impiegano le forze militari di alcuni stati-nazione come gli USA, la Russia ma la stessa Francia ,l'Italia etc., per raggiungere i propri scopi.
    Per definire questo obiettivo, il mantenimento della sovranità, potremmo dire probabilmente che si è in presenza di sovranità solo a certe condizioni : a) quando nessuna entità esterna allo stato è in grado di determinare direttamente l'indirizzo politico di una nazione e b) quando nessuna forza militare straniera è presente sul proprio territorio.
    E' evidente che applicando questa sia pur grossolana definizione l'Italia prima di potersi dire "sovrana" deve necessariamente "mangiare diverse pagnotte"…
    Ancora più strategica credo che sia la lotta che dovremo scatenare sul significato della parola "democrazia".
    Tu nel tuo post usi l'aggettivo "democratico" ma sei sicuro che si stia parlando tutti della stessa cosa ?
    Quand'è che un assetto politico può essere definito "democratico" ?
    Credo che l'enorme sconfitta culturale della sinistra si sia giocata proprio qui , quando si è accettata una definizione della parola "democrazia" del tutto inscritta nei formalismi procedurali senza nessuna attenzione alla concretezza dei meccanismi di formazione del consenso e delle regole necessarie allo svolgimento della corretta dialettica politica, in sintesi, oggi nella popolazione è prevalente la convinzione che per decidere se in uno stato ci sia o meno democrazia basti accertare se ci sono o meno "libere elezioni", è quella la "cifra" , ed è considerata talmente importante che l'occidente è pronto a bombaradare qualunque stato canaglia in cui non si svolgano "libere elezioni".
    In Italia ci sono indubbiamente "libere elezioni" ma quanto sono libere queste elezioni ?
    Gli elettori hanno modo di farsi un'opinione ponderata delle questioni sul tappetto ?
    Tutte le opinioni hanno modo di essere argomentate sufficentemente ?
    Tutte le opinioni hanno la loro relativa rappresentanza politica ?
    Lo stato fa tutto il possibile affinché la maggior parte dei cittadini sia in grado di attuare scelte consapevoli ?

    Fai bene quindi ad usare l'aggettivo democratico perché la sovranità da sola non basta, o almeno non basta al sottoscritto, potrebbe darsi anche il caso infatti di un paese sovrano e ma antidemocratico governato dalle élite e allora fanculo pure alla sovranità…
    Ma è un discorso lungo, magari ne possiamo parlare oggi a Rieti…

    ciao ciao

    • Durga ha detto:

      A me  veramente sembra che ora, per stabilire se uno Stato e' democratico o no, si usi un metodo molto semplice: se ospita basi militari americane e' democratico. Se si rifiuta di ospitarle e' uno Stato canaglia e gli Occidentali (= gli USA, sono loro che decidono) devono subito rieducarlo tramite adeguati bombardamenti.

  6. Fiorenzo Fraioli ha detto:

    "Ancora più strategica credo che sia la lotta che dovremo scatenare sul significato della parola 'democrazia'"

    Adriano Ottaviani ha ragione. Serve una riflessione ulteriore sul significato della parola "democrazia". Magari la prossima volta che pubblico dico la mia… adesso sono in partenza per Rieti per l'incontro con Diego Fusaro, Luciano Barra Caracciolo e Stefano D'Andrea.

  7. Piero Roncoletta ha detto:

    Articolo eccellente, che sicuramente riciclerò più volte per spiegare il progetto sovranista. Ho giusto qualche dubbio sulla effettiva possibilità che l'Unione Europea possa diventare soggetto "imperiale" contrapposto al blocco americano, russo o cinese. Infatti, all'interno dell'oligarchia europeista, è evidente il disegno egemone del blocco tedesco, che però incontra forti resistenze in alcuni paesi membri come la Francia e la Gran Bretagna (non certo in Italia!), che giustamente non si considerano paesi di serie B. La nascita di un impero richiede però che anche la lotta interna tra le classi dominanti si risolva con un solo vincitore. Se e quando la UE diventerà una sorta di "quarto reich" mascherato, allora la strada imperialista sarà compiuta.

    • Durga ha detto:

      La UE e' gia' quasi un 'Quarto Reich" mascherato, a meno che l'America non smetta di avallare la supremazia tedesca. L'America e' infatti tuttora molto piu' potente della Germania, dove tra l'altro mantiene basi militari; probabilmente, almeno per ora, le fa comodo chiudere un occhio sullo stropotere economico (non militare) tedesco nella UE. Faccio notare che gli USA sono sempre stati favorevoli all'integrazione europea e hanno  ostacolato qualsiasi avvicinamento  di Paesi europei alla Russia, loro tradizionale nemico. Ritengo quindi impossibile che l'Unione Europea possa contrapporsi al blocco americano.

  8. Le Baron de Cantel ha detto:

    Mi associo ai complimenti per l'articolo.

    Vorrei, però, segnalare un tema che, a mio parere, merita maggior considerazione da parte dell'area sovranista.

    Mi riferisco alla lotta senza quartiere che lo stato sovranista democratico dovrebbe condurre contro la criminalità organizzata. Quest'ultima, infatti: a) costituisce una forza economica transnazionale, ben felice di vivere in un mondo senza frontiere economiche; b) rappresenta un potere antistatuale che – come è avvenuto durante la seconda guerra mondiale – può anche mettersi al servizio di interessi stranieri; c) inquina gravemente il processo democratico; d) impedisce alle istituzioni l'effettivo esercizio della sovranità su tutto il terriotrio nazionale.

    Insomma, mettiamo al centro del programma sovranista anche questo tema!!!

    Cordialmente!

  9. Fiorenzo Fraioli ha detto:

    Rispondo con ritardo ai commenti finora pervenuti perché ho avuto alcuni giorni particolarmente impegnati. 

    @Luciano Del Vecchio; è vero, ci sono stati, fuori dell'Europa, dei "nazionalismi di difesa" ai quali ci si riferisce usando il termine "nazionalismo" proprio perché non esisteva, fino a poco tempo fa, un'alternativa adeguata. Poiché, tuttavia, "nazionalismo" è un termine giustamente esecrabile, propongo di riferirci ad essi (se e quando il carattere democratico di tali tentativi lo consenta) definendoli "sovranismi".

    @AdrianOttaviani che scrive: "Tu nel tuo post usi l'aggettivo 'democratico' ma sei sicuro che si stia parlando tutti della stessa cosa? Quand'è che un assetto politico può essere definito 'democratico'?"

    Come ho già scritto in un precedente commento, urge una riflessione sul concetto di "democrazia". Un punto di partenza è l'art.3 della Costituzione:

    Per l'importanza dell'argomento, preferisco rimandare l'esposizione della mia interpretazione di "democrazia sostanziale" ad un prossimo articolo su appelloalpopolo.it.

    @Durga: uno Stato sovranista e democratico perde una parte della sua sovranità se ospita basi militari sul proprio territorio. Soprattutto QUANDO ciò accade NON per un accordo liberamente sottoscritto, bensì per imposizione. E' il caso dell'Italia, uscita sconfitta dalla seconda guerra mondiale. Tuttavia, anche in condizioni di sovranità limitata, è possibile che vi siano maggiori o minori spazi di libertà per quanto attiene la possibilità di implementare una democrazia sostanziale e formale interna. Credo che, leggendo correttamente i fatti, si possa affermare che la la democrazia sostanziale interna abbia subito una brusca ulteriore limitazione in seguito alla nascita dell'UE. Dobbiamo sempre ricordare che la sovranità non è mai "assoluta", nemmeno per la potenza dominante. Al contrario, la sovranità deve essere intesa come il miglior compromesso possibile in ragione dei reali equilibri di forze. Quando, invece del miglior ompromesso possibile, il ceto dominante di un paese sceglie "il peggior compromesso possibile", allora si può legittimamente parlare di TRADIMENTO DELLE CLASSI DIRIGENTI.

    In relazione a quanto scrivi: "Faccio notare che gli USA sono sempre stati favorevoli all'integrazione europea e hanno  ostacolato qualsiasi avvicinamento  di Paesi europei alla Russia, loro tradizionale nemico. Ritengo quindi impossibile che l'Unione Europea possa contrapporsi al blocco americano.".

    Non è del tutto vero che gli USA siano sempre stati favorevoli all'UE. A me sembra che avrebbero preferito una semplice adesione a un'area di libero scambio nord atlantica dominata da loro, e che abbiano semplicemente accettato, con pragmatismo, quello che invece decisero Francia e Germania nel vertice di Rambouillet del 1975 (data di nascita dell'asse franco-tedesco). Ripeto e sottolineo: "a me sembra…"… accetto di buon grado smentite.

    Inoltre, le vicende geopolitiche hanno un orizzonte temporale pluridecennale, quando non addirittura secolare, e le egemonie si costruiscono poco a poco facendo le mosse giuste sulla scacchiera internazionale. Se il progetto dell'UE avesse (avuto) successo, non è esclusa la possibilità di un aumento del peso geopolitico dell'UE a scapito degli USA… 

    @Le Baron de Cantel: ti faccio notare che la libera circolazione dei capitali, delle merci, dei servizi e delle persone è il più grande regalo che si possa fare alle mafie. Queste sono diventate transnazionali proprio in conseguenza di ciò. Altro grande aiuto alle mafie è la riduzione dell'autorità e dell'autorevolezza degli Stati nazionali. Il nemico principale, dunque, è l'Unione Europea, e le mafie transnazionali sono il suo braccio armato per il "lavoro sporco". Mi spiego meglio con due esempi:

    1° esempio) la pirateria al tempo di Pompeo. Si trattava di un fenomeno endogeno (criminalità comune, seppur organizzata), contro cui Roma scatenò la sua forza, vincendo.

    2° esempio) la pirateria sostenuta dagli inglesi e dalla corona spagnola per il controllo delle rotte atlantiche. Si trattava di un fenomeno esogeno (dietro c'erano due Stati), che fu risolto con la guerra.

    Secondo te, la crescita di potere delle mafie è un fenomeno endogeno o esogeno? Io dico che è un fenomeno esogeno, cioè il prodotto della liberalizzazione e della contemporanea distruzione degli Stati. Un problema che si risolve principalmente distruggendo l'UE e restituendo potere agli Stati nazionali. Dopo… sarà un problema di polizia.

  10. Piero Roncoletta ha detto:

    La distinzione tra democrazia formale e democrazia sostanziale richiama a sua volta la distinzione tra uguaglianza formale e uguaglianza sostanziale. La nostra Costituzione garantisce non solo l'uguaglianza formale, o dei diritti, ma promuove anche in certa misura l'uguaglianza sociale, o sostanziale. Il progetto UE rimuove la parte sostanziale (ricordiamoci il richiamo di JPMorgan contro le Costituzioni "socialiste"), e lascia in piedi solo l'aspetto formale. Le elezioni per il Parlamento Europeo sono un ottimo esempio in tal senso: tutti hanno il diritto di votare per un organo che non serve a niente. Simulacro della democrazia; forma priva di sostanza. Spunti di riflessione sul concetto di uguaglianza qui: 

    http://www.treccani.it/enciclopedia/uguaglianza_(Dizionario_di_filosofia)/

     

  11. gabriella montisci ha detto:

    "Quando un popolo non ha i poteri di autogovernarsi e decidere il suo avvenire esso perde non soltanto la libertà collettiva e comunitaria, ma anche quella individuale" Antonio Simon Mossa da Le ragioni dell indipendentismo.

     

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