Perché gli Stati Uniti mentono sull'Iraq? – Un articolo del Guardian
Nonostante il titolo, scopo di questo post è illustrare che gli Stati Uniti mentono sullla situazione irachena. Ipotizzare perché lo facciano, passare al vaglio logico le ipotesi, affinarle, scartarle sono compiti che lasciamo ai lettori.
Le verità di fatto che intendiamo dimostrare sono:
1) che l'IS (ex ISIS o DAESH, già ISI) è l'elemento di un'alleanza e gli alleati non soltanto sono militarmente forti almeno quanto l'IS ma hanno il consenso di moltissime tribu' sunnite: l'IS è la forza d'urto, la prima linea dell'alleanza;
2) che gli Stati Uniti conoscono la situazione e anzi l'avevano preveduta da tempo, perché conoscevano gli stretti rapporti tra chi comanda e dirige la ribellione sunnita e l'IS: al momento del ritiro dall'IRAQ erano stati elaborati documenti strategici che avevano ipotizzato l'insorgenza sunnita esattamente nella forma che ha assunto.
Il documento strategico informativo che segnaliamo risale al luglio 2011. Quindi per accertare la verità del punto 2), ossia che gli Stati Uniti ipotizzavano una insorgenza sunnita, sapevano quali forme avrebbe assunto, quali forze l'avrebbero capeggiata, quali fossero i rapporti tra queste forze e l'IS, si deve leggere l'interessantissimo e importante documento strategico testé linkato, eventualmente attraverso un traduttore online, perché il documento è scritto ovviamente in inglese.
Chi invece vuol accertare che l'IS è soltanto una parte di una piu' vasta alleanza, capeggiata da ex baathisti può leggere l'articolo del Guardian, che abbiamo invece tradotto e che qui presentiamo. Se si leggono entrambi i documenti, si constaterà che sta accadendo esattamente quanto era stato previsto.
Sorgono allora alcune domande:
i) perché gli Stati Uniti fanno credere – con dichiarazioni che divengono agevolmente i luoghi comuni del mainstream – che il governo iracheno e l'esercito siano stati attaccati soltanto dall'IS?
ii) quando bombardano dall'alto postazioni nemiche (su youtube esistono numerose immagini dei bombardamenti), bombardano soltanto l'IS o bombardano i miliziani di tutte le fazioni che compongono la coalizione insorgente?
iii) taluni gruppi curdi, che il nostro Parlamento ha deciso di armare per adempiere l'ordine impartito da Washington, combattono contro l'IS o contro l'intera coalizione?
iv) qual è lo scopo ultimo della disinformazione statunitense, che si risolve nell'ennesimo inganno anche degli ingenui e obbedienti membri dei parlamenti degli stati satelliti degli USA? (SD'A)
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L'articolo del Guardian è del 18 luglio e descrive la situazione di Mosul dopo che la città era stata conquistata dall'IS (traduzione a cura dell'amica Marzia Colitti e del socio dell'ARS Umbria Rocco Ricciarelli)
Un nuovo gruppo militante rimpiazza l’ISIS a Mosul, dice il governatore della città
Atheel Nujaifi dice che le forze d’attacco si sono ritirate mentre i ribelli legati al regime di Saddam Hussain prendono il sopravvento.
Luke Harding e Fazel Hawramy, venerdì 18 luglio
I combattenti dell’ISIS si sono in parte ritirati da Mosul, la seconda città irachena, dove un altro gruppo militante – strettamente legato ad ex membri del regime di Saddam Hussein – ha occupato vaste zone, stando a quello che dice il governatore.
In un’intervista con il Guardian il governatore, Atheel Nujaifi, fuggito da Mosul il mese scorso, ha detto che le” forze d’attacco” si sono ritirate dalla città per combattere l’esercito iracheno ancora più a sud, a Tikrit. Un piccolo numero di sostenitori locali dell’ISIS sono rimasti nella parte occidentale di Mosul, conosciuta come la riva destra, ha aggiunto.
Lo scorso mese l’ISIS ha organizzato una impressionante avanzata, impossessandosi di Mosul e Tikrit e sollevando lo spettro del collasso dell’Iraq. Martedì l’esercito iracheno è stato costretto a ritirarsi da Tikrit (luogo di nascita di Saddam Hussein, a 100 miglia a nord di Baghdad) dopo che l’ultimo tentativo di riprendere la città si è scontrato con la forte resistenza dell’ISIS.
Ma stando a ciò che dice Nujaifi, la maggior parte della parte orientale di Mosul è adesso dominata dall’esercito Naqshbandi, un gruppo guidato da ufficiali d’alto rango Baatista, che comprende Izzat al-Douri, il “re di fiori” facente parte del mazzo di carte degli iracheni ricercati dagli USA. I Naqshbandi hanno rimosso le bandiere dell’ISIS da molti palazzi, rimpiazzandole con le loro. Altre fonti interne a Mosul confermano che i combattenti dell’Isis hanno iniziato a ritirarsi dalla città circa una settimana fa.
La fulminea offensiva dell’ISIS, che ha spazzato le forze governative irachene dalla fascia nord del paese, si pensa sia stata consentita in parte da un’alleanza con il gruppo Naqshbandi – conosciuto integralmente come l’Esercito degli Uomini dell’Ordine dei Naqshbandi che è emerso intorno al 2007. Si pensa che il gruppo sia sotto il controllo di al-Douri, il più anziano dei comandanti di Saddam, sfuggito alla cattura dopo l’invasione dell’Iraq guidata dagli USA. Dove sia non si sa, per quanto molti pensano che si trovi in Siria.
“Hanno (i Naqshbandi) una relazione diretta con al-Douri” dice il governatore. “E’ un gruppo Sufi. Al-Douri stesso lo è”.
Nujaifi ha detto che il solo modo per uscire dal violento tumulto in corso sia una soluzione politica che coinvolga il dialogo non con l’ISIS, ma con gli altri “sei o sette” gruppi di Sunniti che combattono in differenti parti del paese. Sono tutti opposti all’attuale governo iracheno guidato dagli Sciiti, e dal primo ministro, Nouri al-Maliki. “La soluzione va trovata senza Maliki. Nessuno gli crede” ha detto il governatore.
I cittadini di Mosul, nel frattempo, dicono che gli aerei iracheni stanno bombardando la città regolarmente e martedì notte hanno colpito la principale centrale elettrica, vicino all’Università di Mosul. Gli approvvigionamenti idrici sono stati già tagliati. L’elettricità – precedentemente disponibile per un paio d’ore al giorno – ora lo è solo per pochi minuti, costringendo la gente ad affidarsi ai generatori. I prezzi per i generi di prima necessità e il petrolio si sono alzati drammaticamente.
La città a nord di circa due milioni di abitanti è fin’ora la più grande ad essere caduta nelle mani dell’ISIS. Quando i combattenti della Jihad dilagarono a Mosul il 10 giugno, molti all’inizio gradirono il loro arrivo: la città è a predominanza sunnita e il governo sciita di Baghdad, comprese le forze di polizia, erano profondamente impopolari a Mosul. I locali hanno descritto come i militanti dell’ISIS tentassero di attrarre il consenso dei locali, usando le gru dell'esercito per rimuovere i numerosi posti di controllo (checkpoints) per esempio. Un negoziante ha detto che prima dell’arrivo dei militanti gli ci voleva un’ora per attraversare la città; adesso solo 15 minuti.
Gradualmente, comunque, l’ISIS iniziò ad imporre le proprie regole Salafite – buttando giù le statue municipali della cantante Mala Osman e del poeta Abu Tamam. Chiesero che i negozi di abbigliamento non vendessero abiti da donna di foggia occidentale e dissero al personale femminile degli impiegati pubblici – dottoresse, insegnanti, infermiere – di stare a casa. Stando ai residenti, l’ISIS aveva promesso di aumentare del 30% gli stipendi agli spazzini uomini e di altri lavoratori per far continuare a funzionare i servizi essenziali – ma non hanno pagato niente
Un residente ha detto che la maggior parte dei combattenti dell’ISIS si è volatilizzata verso la fine della scorsa settimana. Ora sono per lo più invisibili, con solo alcuni posti di blocco di scarsa importanza dentro la città. “Hanno lasciato le case. Li si vede solo di pattuglia di notte, un paio di automobili. Prima negli stessi vicinati vedevo centinaia di loro celebrare la vittoria.”
Fin’ora, non c’è stato conflitto tra l’esercito Naqshbandi e l’ISIS, che adesso si trova sulla riva opposta del fiume Tigri, di fronte a Mosul. Ma il governatore ha detto che uno scontro sia inevitabile. “Logicamente si confronteranno tra loro” ha detto. Le locali fazioni sunnite in diverse province irachene erano più forti dell’Isis, ha aggiunto. La linea di faglia era tra i gruppi “nazionalisti” e i rigidi dettami dei Salafiti, ha detto, emersi da un rigido “retaggio ideologico islamico”.
Nujaifi ha detto di aver lasciato Mosul con riluttanza, il 10 giugno, dietro consiglio degli agenti per la sua sicurezza, poiché l’esercito nazionale Iracheno era fuggito. Inizialmente soggiornò presso la sua fattoria fuori città, ma abbandonò anch’essa quando l’ISIS avanzò ulteriormente.
Suo figlio Abdullah ha detto che l’ISIS ha rubato i 200 cavalli arabi purosangue di famiglia, aggiungendo: “Un terzo di essi sarà morto adesso”.
Il governatore ha fatto intendere che potrebbe esserci un accordo sul controllo di Mosul nel prossimo futuro. “Con i Naqshbandi è più facile arrivare ad una soluzione” ha detto. “le persone ideologiche [dall’ISIS] non sono interessate alla città. Se ne sono andati”.
Al momento, comunque, i militanti dell’ISIS uccidono circa 5 o 6 persone al giorno, ha detto il governatore, citando fonti all’interno dell’obitorio della città.
Il gruppo ha anche fatto prigionieri, inclusi due alti ufficiali Baatisti: Sayf al-Din al-Mashhsdani, un comandante del partito Baat e 3 di fiori nel mazzo dei “più ricercati” dagli Stati Uniti, e suo cugino Fadhil. Secondo Reuters, i militanti ISIS la scorsa settimana hanno fatto una retata di ex ufficiali senior in numero tra i 25 e i 50 e membri del partito Baath a Mosul, portati via nei SUV per essere interrogati.
Il governatore ha detto che l’uomo apparso in un video mentre parlava dalla moschea al-Nuri di Mosul, il 5 luglio, era effettivamente Abu Bakr al-Baghdadi, il leader dell’ISIS. Nel corso del video Baghdadi ha proclamato un nuovo califfato islamico esteso tra Iraq e Siria, con lui a capo. “Penso sia un uomo semplice”, ha detto il governatore. “Non si trattava di un discorso di alto livello”.
Nujaifi ha detto che la scelta della moschea antica di 900 anni, conosciuta per il suo minareto traballante e l’elaborata struttura di mattoni, era intenzionale. Evoca una guerra storica contro gli sciiti, disse: nel XII secolo Nur al-Din partì dalla moschea per sconfiggere il califfato sciita Fatimide al Cairo.
Un ex generale dell’era di Saddam, ora nell’area curda di Erbil, ha ammesso di avere condiviso una cella con Baghdadi nel 2004. Ambedue furono imprigionati dagli americani ad Abu Ghraib, nel campo C, appena fuori Baghdad. Il generale ha detto che la prigione divenne una scuola di formazione per i militanti sunniti che avrebbero continuato a prendere parte nella crescente insurrezione contro le forze militari statunitensi. “Potrei dare lezioni in materia di formazione di forze speciali” ha detto ironicamente.
Ha descritto Baghdadi come un “uomo sulla media”. “Era un normale combattente, uno dei migliaia che hanno combattuto contro gli americani. Fumava molto. Strano pensare che ora sia a capo dell’ISIS”.
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PS: l'articolo del Guardian non fa che confermare quanto avevamo scritto qua, qua e qua.
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