Demografia ed occupazione.
In questo articolo si analizzeranno degli aspetti riguardanti la situazione demografica nei paesi della zona euro, mettendoli in relazione con la dinamica occupazionale di un arco temporale compreso tra il 2001 ed il 2012.
Tra le varie disomogeneità che caratterizzano i paesi appartenenti all'unione monetaria, una delle più rilevanti è quella riguardante le le diverse caratteristiche demografiche.
Uno dei dati più significativi, illustrato nel grafico 1, è quello della speranza di vita alla nascita.
Grafico 1: Speranza di vita alla nascita.
E' facile constatare come, a fronte di un generale miglioramento delle aspettative di vita, nell'arco temporale analizzato, vi siano ancora gruppi di paesi con valori sensibilmente più bassi della media, indice di condizioni generalmente meno favorevoli, vedasi il caso delle repubbliche baltiche e della Slovacchia. Spagna, Italia e Francia, invece, mantengono il primato dei paesi con gli abitanti più longevi.
Il grafico 2 va ad ordinare i medesimi valori per l'incremento percentuale, evidenziando in tal modo chi ha sperimentato un più alto miglioramento delle aspettative di vita.
Grafico 2: Variazione percentuale della speranza di vita alla nascita, periodo 2001-2012.
Appare evidente come i paesi baltici abbiano, tuttavia, ottenuto incrementi molto superiori alla media.
Vediamo ora, tramite il grafico 3, il dato riguardante l'età mediana della popolazione.
Grafico 3: Età mediana della popolazione.
In questa nuova classifica, si può constatare come la zona euro si sia generalmente invecchiata, andando a superare i 42 anni di età mediana, un dato superato solamente da Italia e Germania, mentre altri, come Irlanda, Cipro, Slovacchia e Lussemburgo, posseggono le popolazioni mediamente più giovani.
È bene ricordare che questo indicatore risente sia del valore della speranza di vita alla nascita, sia del bilancio degli anni passati tra natalità e mortalità e sia del saldo migratorio pregresso.
Il grafico 4 va a rappresentare i dati riguardanti i tassi di crescita naturali e migratori [1] della popolazione della zona euro.
Grafico 4: Tassi di variazione naturali e migratori.
Una prima considerazione si può fare riguardo il valore del tasso naturale della zona euro, che risulta preoccupantemente vicino allo zero per mille, indice di una bassa natalità media.
Irlanda, Cipro, Francia, Lussemburgo e Paesi Bassi, mostrano tassi naturali sensibilmente più alti rispetto alla media, mentre la buona metà dei paesi risulta sotto la stessa, con crescite naturali addirittura negative, come per Italia, Estonia, Germania e Lettonia.
Il tasso migratorio totale è anch'esso positivo, riscontrando tuttavia paesi con fortissima immigrazione netta, come Cipro, Lussemburgo, Spagna, Irlanda, Italia e Belgio; ed altri come Francia, Paesi Bassi, Finlandia, Slovacchia, Grecia e Germania, sensibilmente sotto la media; per finire con Estonia e Lettonia, dove si riscontrano dati anche vistosamente negativi, indici di una popolazione che invecchia ed emigra.
Il grafico 5 va a mostrare l'evoluzione, nel tempo, dell'età mediana della popolazione, di alcuni stati della zona euro, rispetto ad un valore iniziale posto a 100.
Grafico 5: Andamento dell'età mediana della popolazione.
Tra i paesi presi in esame, un gruppo di tre mostra una tendenza all'invecchiamento superiore alla media, ovvero Germania, Portogallo ed Austria; altri, come Italia ed, in parte, la Grecia, si mantengono vicini alla tendenza media; mentre Francia, Spagna, Finlandia ed Irlanda, si trovano al di sotto ma con caratteristiche differenti.
Esaminando singolarmente il caso irlandese, si vede come, dal 2005 al 2007, ci sia stato un sensibile abbassamento dell'età mediana, così rapido da farlo imputare più ad una dinamica migratoria che ad un aumento improvviso del tasso naturale. Dal 2008 in poi, si nota invece una rapida accelerazione, in senso di un aumento dell'età mediana, caratteristica che accomuna anche Spagna e Grecia e Portogallo, possibilmente causato dall'emigrazione di giovani in cerca di occupazione a seguito dello scoppio della crisi. La Finlandia dal canto suo mostra una tendenza opposta, con presumibili aumenti del tasso migratorio.
Il grafico 6, che mostra i dati aggregati per quadrienni, permette di analizzare, più in dettaglio, la dinamica migratoria.
Grafico 6: Tassi migratori medi per periodi.
Nell'ultimo periodo, Portogallo, Spagna, Grecia, Estonia, Irlanda e Lettonia sono stati teatro di emigrazioni nette anche significative. Lussemburgo, Belgio, Finlandia, Malta, Cipro ed Italia, invece, mostrano una generale crescita o stagnazione del tasso migratorio medio. Quest'ultimo fatto può trovare spiegazioni sia dal punto di vista dell'appetibilità per le condizioni economiche, sia da quello delle caratteristiche geografiche e sia da quello delle politiche di accoglienza.
Particolare rimane il caso delle repubbliche baltiche che hanno, nel tempo, sostenuto una emigrazione significativa della componente russofona, oltre a quella per motivazioni economiche.
Grafico 7: Tassi di variazione medi del numero di occupati.
Guardando alla variazione percentuale del numero dei posti di lavoro [2] (grafico 7), nell'ultimo quadriennio in esame, si può vedere come pochi siano i casi dove si sia avuto un tasso positivo e moltissimi altri dove si sia creata disoccupazione di massa, a fronte dei due periodi iniziali generalmente favorevoli per l'intera zona dell'euro.
Passando ai numeri assoluti, si possono confrontare i saldi migratori e la variazione della forza lavoro, ovvero quanta gente abile al lavoro si è resa disponibile, per motivi anagrafici o di flussi migratori, in ogni arco temporale analizzato, con i posti di lavoro effettivamente creati o distrutti.
[I dati sono ordinati per ordine di creazione di posti di lavoro equivalenti a tempo pieno, ove disponibili.]
Grafico 8: Saldi migratori, variazione della forza lavoro e del numero di occupati, periodo 2001-2004.
In questo primo periodo, si può constatare come, generalmente, i flussi migratori abbiano assecondato la creazione di posti di lavoro nella quasi totalità dei casi. Eccezioni più rilevanti sembrano quelle della Germania e dei Paesi Bassi, con occupazione in calo e saldo migratorio positivo. Spagna, Italia e Francia detengono il primato della crescita occupazionale.
Grafico 9: Saldi migratori, variazione della forza lavoro e del numero di occupati, periodo 2005-2008.
Tra il 2005 ed il 2008, si riscontra una variazione dei saldi migratori netti, ridottisi, nei casi come Germania e Francia, dove tuttavia aumenta in maniera anche netta l'occupazione, e accresciutisi, come in Italia, ben più dei posti di lavoro creati e della forza lavoro, a testimonianza di un copioso afflusso di immigrati in età non lavorativa. Come si vede, la Germania passa dall'ultimo posto in classifica al secondo, scavalcando Francia ed Italia, che si avvicendano.
Grafico 10: Saldi migratori, variazione della forza lavoro e del numero di occupati, periodo 2009-2012.
L'ultimo periodo in esame mostra come un gruppo di paesi dell'area centrale, costituito da Germania, Belgio ed Austria, sia l'ultimo rimasto a permettere la creazione di posti di lavoro in modo significativo. Campioni di crescita negli anni precedenti, in tale frangente, come Spagna, Italia ed Irlanda, finiscono a fine classifica.
[Per avere un quadro della situazione, in termini relativi, è possibile confrontare questi dati con il grafico 7.]
Conclusioni.
Il bilancio finale, del quadriennio di crisi economica 2009 – 2012, è di circa 1,4 milioni di posti di lavoro creati e 6,4 milioni distrutti, un saldo migratorio complessivo, dei paesi in crescita occupazionale, di 1,29 milioni di unità, a fronte di un saldo di 1,14 milioni di unità di quelli dove la tendenza è opposta.
E' da notare come la sola Italia abbia manifestato un saldo netto positivo di 1,29 milioni di migranti, pari quello di tutto l'insieme dei paesi in crescita.
Questo dato va a testimoniare come la mobilità del fattore lavoro non rispecchi la teoria dominante, che lo vorrebbe così fluido da seguire senza difficoltà le opportunità occupazionali nelle varie aree geografiche. La mobilità interna sembra riguardare, in molti casi, solo fasce più giovani della popolazione, mentre i nuovi arrivi, dalle zone esterne alla zona dell'euro, sembrano permanere nelle zone di approdo, senza tener effettivamente conto della congiuntura economica.
Questo pone molti interrogativi sulle politiche della UE in materia e ci si chiede se, alla luce delle reali opportunità di crescita presenti e future, tutta questa forza lavoro addizionale sarà mai realmente impiegabile.
Antonello Nusca, ARS Abruzzo.
Note:
[1]Il tasso di crescita naturale viene calcolato facendo il rapporto tra la differenza tra nati e morti di un anno solare e la sua popolazione media, moltiplicando il tutto per mille.
Il tasso migratorio, allo stesso modo, è il risultato tra la differenza tra immigrati ed emigrati, rapportata alla popolazione media, moltiplicando sempre il risultato per mille.
In quest'ultimo caso, quando disponibili, sono stati usati i dati completi dell'aggiustamento statistico forniti da Eurostat.
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