Breve appunto sul concetto di sovranità
Sovranità viene dal francese souverain e porta con sé il senso del “sopra”, dello “stare sopra” e in tal senso del ricoprire una funzione di coordinazione e di potere superiore. Nella letteratura filosofica contemporanea il paradigma della sovranità è quello della bio-politica, così come sviluppato da Michel Foucault prima e Giorgio Agamben dopo, cioè del controllo spasmodico dei corpi e dei comportamenti così come storicamente sviluppato nei regimi totalitari. Un contesto semantico perciò negativo: sovranità in questi autori e sinonimo di potere assoluto, cieco, brutale, totalitario, fuori da ogni controllo, eppur mosso dal desiderio del controllo assoluto. Di qui la riflessione di Foucault sulle modalità di uscita da simili dinamiche malate di potere, tramite la cura di sé, la rivalutazione dell’individuo, la critica alle forme di potere occulte.
Altro luogo interessante di definizione della sovranità è quello di eccezione, ovvero di stato di eccezione, così come sviluppato da Carl Schmitt: il sovrano è colui che risulta “escluso”, nel senso che la regola che egli stesso emana non gli viene mai applicata. Da qui il concetto di immunitas, che politicamente viene considerato come il caposaldo di ogni dottrina del potere. Il sovrano è colui che sta sopra a tutto e tutti e quindi avulso da tutti i dispositivi di potere.
Insomma, in entrambi i casi, filosoficamente parlando, il concetto di sovranità ne esce male, sintomo e simbolo delle peggiori dinamiche del potere. In che senso allora noi oggi ci consideriamo sovranisti? Nei sensi sopra delineati? La sovranità di cui noi parliamo è tutt’altra cosa e non si appiattisce alla lettura di parte e già sbilanciata verso una sorta di buonismo democratico di sinistra di Foucault per esempio. La sovranità di cui noi trattiamo non è affatto un principio superiore di potere e tutto quel che ne consegue, ma al contrario rappresenta la fuga e la lotta contro quell’unico principio superiore e profondamente e malatamente democratico che è per esempio la costruzione di una Europa unica ed unita. I sovranisti lottano contro ogni massificazione totalitaria di cose, principi, nazioni, territori, genti, popoli. I sovranisti prediligono la differenza, la differenziazione, all’unità e all’unificazione. I sovranisti rivendicano autonomie e indipendenze, contro ogni potere superiore.
La sovranità che noi vorremmo è quindi quella di ogni paese e nazione, è quella italiana nel caso specifico, sia dal punto di vista politico e monetario, che dal punto di vista energetico, alimentare e via dicendo. Una sovranità insomma che provenga dal basso, che rappresenti una liberazione dei territori da meccanismi superiori di controllo e potere, contro quindi una sovranità dall’alto, avvolgente, totalizzante, schiacciante, impositiva.
Per concludere, tale sovranità proveniente dall’alto si configurerà come un impero, un tutt’uno omogeneo, composto da territori per nulla liberi e sovrani, ma assoggettati alla medesima logica imperiale e dispotica. Dall’altra parte, una sovranità proveniente dal basso può invece configurarsi come una federazione di territori liberi e sovrani, non appiattiti o schiacciati sotto un unico potere dispotico, ma confederati secondo obiettivi comuni, nel rispetto delle reciproche identità e differenze. Come sovranisti noi propendiamo perciò per il secondo significato di sovranità. Insomma, noi crediamo che ce la si possa cavare da soli, senza quel pesante fardello politico che sarebbe una Europa unita e centralizzata.
‘buonismo democratico di sinistra di Foucault’ mi mancava. eviterei di mettere nella stessa frase un grande pensatore e una espressione tanto scipita quanto mutuata dal linguaggio mainstream. ecco, non sarebbe male cominciare a depurare anche il linguaggio e chiedersi da quando la morale è diventata ‘moralismo’ e il ‘buonismo’ un termine da usare indifferentemente per, che ne so, un Veltroni e Foucault.
ahanhahah non prenderla così a male :D il buonismo democratico era un po’ generico, forse ho calcato un po’ la mano su Foucault, porta pazienza :D io cmq se hai notato ho messo in luce (brevemente ovviamente) come il concetto di sovranità elaborato dai suddetti pensatori sia di parte, sbilanciato ecc. Agamben e Foucault fondamentalmente criticano tutto ciò che è potere, sovranità, politica ecc., e non si capisce proprio quale sia lo loro proposta. non so se hai mai visto il dibattito televisivo di vari anni fa tra Foucault e Chomsky. ecco quello è un esempio di quel che intendo: Foucault è bravissimo a criticare i meccanismi di potere, ma non ha proposte concrete di vita politica collettiva, lui stesso dice che non ha idee a riguardo. se si leggono i suoi libri si capisce però che le sue proposte ci sono, appunto il problema della cura di sé che ricava dalla filosofia greca, l’accettazione dell forme democratiche e partecipate di politica ecc. insomma era a questo che alludevo, provocatoriamente. poi di certo non è Foucault il nostro problema, anzi, magari la gente lo leggesse e imparasse qualcosa :D spero di aver chiarito ciao e grazie dell’appunto :D
ok. tutto chiaro. è che sono diventato irritabile al linguaggio da bar dal momento in cui ha invaso tv giornali e persino il pensiero di tanti fantomatici ‘intellettuali’. e quella mi era sembrata una banalizzazione. sono contento che, almeno su questi lidi, possiamo discutere volando un po’ più alto. non ho visto l’intervista con chomsky, ma mi riprometto di farlo, visto che si tratta di due tra i pensatori che amo di più. sì, foucault lascia inspiegati una serie di fatti che ammette di non saper decifrare, vedi il perchè delle trasformazioni delle episteme proprio negli archi temporali da lui individuati ne ‘le parole e le cose’, che, per il resto, è un afffresco grandioso sulle condizioni di possibilità del pensiero nelle diverse epoche. in fondo la grandezza sta pure nel misurare i propri limiti.
bell’articolo! Complimenti a Jacopo!