Dall’homo sapiens all’homo reiterans

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4 risposte

  1. massimo franceschini ha detto:

    Condivido in pieno, anche se appellarsi “semplicemente” alla politica può apparire generico, se non abbiamo consapevolezza che l’economicismo che ha sottomesso la politica, ha potuto farlo anche perchè la cultura moderna ha sempre più dimenticato l’uomo. Ne ha dimenticato la sua dignità, specificità e varietà culturale. Il materialismo e lo scientismo imperanti stanno alla base di ciò che l’articolo lamenta. Ecco profilarsi una società imbalsamata culturalmente, moralmente, e in cui il controllo farmacologico e di altri tipi sarà sempre più avanzato. Materialismo e scientismo.

  2. Gianluca Polgar ha detto:

    In America Colombo non e’ certo potuto andare per pura curiosita’ umanistica della regina.
    E anche gli affreschi della Cappella Sistina sono stati commissionati come un grande manifesto di propaganda: la Chiesa aveva ed ha interessi politico-economici nel farsi propaganda come qualsiasi forza politica ed economica.

    Ad ogni modo, e’ pur vero che oggi non si muove paglia se non in una direzione economico-consumistica. E’ cosi’ anche in ambito scientifico, dove la ricerca e’ sempre piu’ vincolata e tenuta in ostaggio da promesse di profitto e sbocchi applicativi, in aperta antitesi con il concetto stesso di conoscenza.

    Cio’ che e’ cambiato nel mondo credo sia l’enorme aumento della potenzialita’ di condividere e di comunicare, sebbene a livelli estremamente superficiali. Tale “condivisione” globale ha reso necessario un comune denominatore, a tutti i livelli sociali. Il desiderio o interesse di tutti e’ oggi superficialmente sparso su tutti i campi, a tutti i livelli.
    L’unico denominatore, inevitabilmente, e’ il denaro. Una cosa che comprendono tutti.

    Ma appunto questa non credo sia la vera novita’. La novita’ e’ che tale comune denominatore ha oggi disarmato e messo in vendita gli intellettuali. Sono state cioe’ attaccate quelle nicchie della societa’ che si occupavano di segmenti specifici della vita culturale, che prima venivano salvaguardate in quanto tali, perche’ relativamente esoteriche: ricercatori, magistrati, filosofi, artisti.
    Si e’ voluto condividere l’incondivisibile, dare una voce a chiunque, far partecipare ognuno alla globale cacofonia essoterica, usando (inevitabilmente) il comune denominatore. Gli intellettuali, abbandonati i salotti, sono stati messi in vetrina, con tanto di etichetta con il prezzo. I compratori? Non piu’ dotti mecenati, ma chiunque abbia un account Amazon. La parola d’ordine, l’unita’ di misura, la valuta adottata, e’: “quanto”, e non “cosa/chi”, o “come”. Quanti clicks, quanti likes, quante impressions, quanti soldi. Il risultato e’ desolante.
    Le universita’ divengono “scuole” massificanti, la barbarie e l’ignoranza dilagano, gli studenti non leggono piu’ libri, l’edonismo piu’ deteriore e l’economicismo imperano, gli scontri culturali fra mondi diversi determinano atteggiamenti reazionari e retrogradi.

  3. stefano.dandrea ha detto:

    Caro Davide,

    bisognerebbe domandarci se ciò che è scrivi è totalmente vero o è vero soltanto in una parte del mondo, l’Europa.
    Infatti in Russia si è verificata nell’ultimo decennio una rinascita del senso di indipedenza, sia politica sia culturale, dal potere imperiale.
    In medio oriente, al risveglio teorico dell’islamismo radicale, è seguito per errori e a causa della volontà di potenza degli Stati Uniti, un risveglio politico che, essendo estraneo alle monarchie e ai gruppi politici che detengono il potere, ha assunto la forma necessaria di “risveglio politico-militare”, il quale si è diffuso anche al di fuori del medio oriente.
    In Cina abbiamo ancora un partito unico che controlla e dirige la vita economica, pur avendo da tempo ammesso l’iniziativa economica privata. L’iran sciita resiste e ha cercato di approfittare del disastro iracheno provocato dagli Stati Uniti.
    Molti paesi, sia in Asia che in America Latina, hanno abbandonato, in misura maggiore o minore, alcuni dogmi neoliberisti.
    Perciò, se a livello filosofico e antropologico la verità che enunci è totale, a livello politico ed economico, la malata è l’Europa. O meglio i malati sono gli Stati europei. Se la mia precisazione ha almeno un fondo di verità, allora abbiamo anche speranze, che però, per ora, sono soltanto speranze di risveglio. L’ubris che caratterizza la costruzione europea genererà il collasso. I fatti, insomma, andranno verso di noi e apriranno nuovi scenari. Agli uomini di buona volontà spetta di impgnarsi per poter giocare la partita quando il sistema europeo collasserà.

  4. stefano.dandrea ha detto:

    Gentile Gianluca Polgar,
    condivido ciò che scrivi ma nutro anche qualche speranza.
    Io, per esempio, ho trovato più stimoli a lavorare a questo blog e a dialogare con i diversi autori, che ho cercato e trovato in rete (il blog nasce come personale ma fin da principio lo scopo era quello di farlo diventare collettivo), anziché nel dialogo con i miei colleghi, sia del mio settore disciplinare (dialogo tecnico), sia della mia facoltà (dialogo culturale).
    Alla resa dei conti, la possibilità di costruire minoranze che organizzino il pensiero e l’azione esiste ancora, sebbene si esplichi in forme diverse. Tuttavia, essendo stati scaraventati a terra sette volte, bisogna ricominciare da capo (ma noi lavoriamo da tre anni e una certa strada l’abbiamo già percorsa). Perciò bisogna avere pazienza e pensare e militare con intelligenza per un decennio: i risultati arriveranno.

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