Il dovere di critica
ll diritto di critica è disciplinato dall’art 21 della Costituzione Italiana il quale, nel primo comma, recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Ma questo articolo è disapplicato nel nostro modello sociale, e non perché sia formalmente vietata la libertà di espressione, ma perché noi stessi, in maniera passiva, semplicemente non la esercitiamo. Quindi non esercitiamo volontariamente un nostro diritto.
La mia opinione è che la critica non sia solamente un diritto, ma soprattutto un dovere del cittadino, dell’amico e del padre. Infatti la critica agisce in un modo davvero particolare, responsabilizza la persona che la subisce, nel senso che, dopo una critica, l’interlocutore non può più non sapere e quindi diventa consapevole, qualunque cosa decida di fare. In seguito, non potrà più scaricare le proprie responsabilità. In questo senso la critica ha un ruolo sociale, direi politico (la responsabilità ha un rapporto molto stretto con la politica). La mancanza totale di critica e discussione dell’epoca in cui viviamo denota appunto una totale mancanza di responsabilità. Cosa che si nota a tutti i livelli. Inoltre la mancanza di responsabilità attenua di molto il senso di comunità e di gruppo, che ovviamente si fa più labile fino a scomparire. Quindi non restano che individui incapaci di prendersi la minima responsabilità. L’insieme di questi tipi psicologici forma la massa che Freud, nel suo Psicologia delle masse e dell’Io, così ben definisce:
La massa è impulsiva, mutevole, e irritabile. È governata quasi per intero dall’inconscio. A seconda delle circostanze, gli impulsi cui la massa obbedisce possono essere nobili o crudeli, eroici o pusillanimi; essi sono però comunque imperiosi al punto da non lasciar sussistere l’interesse personale, neanche quello dell’autoconservazione. Nulla nella massa è premeditato. Pur potendo desiderare le cose appassionatamente, il suo anelito non dura mai a lungo, è incapace di volontà duratura. Non tollera alcun inducgio fra il proprio desiderio e il compimento di ciò che desidera. Si sente onnipotente, per l’individuo appartenente alla massa svanisce il concetto dell’impossibile.
L’individuo nella massa vive dunque una regressione narcisistica radicale.
Tutto questo è la condizione ideale per l’affermazione del consumismo neoliberista. Per l’affermazione di falsi profeti, di idoli vuoti e idolatri idioti. La tifoseria infatti sclerotizza le posizioni e rallenta il ragionamento.
Dobbiamo rispolverare con determinazione lo spirito critico che alberga in ognuno di noi, non essere permalosi, discutere (anche con veemenza) per unirci in comunità e responsabilizzarci. L’azione da compiere è individuale, ma mira alla formazione di un gruppo. Ognuno di noi può dare qualcosa. Ognuno di noi deve dare qualcosa. Questa è la nostra responsabilità politica.
Ricordiamoci che saremo responsabili anche per quelli che non hanno compreso. Noi siamo popolo.
Non credo al mercato, produce demenza
Così com’è falsa la beneficienza
Diffido del saggio e di quello che sa
Baustelle (Nessuno)
Davide Visigalli
ARS- Liguria
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