Gianni Vattimo: L'Europa unita è una chimera
Alcuni brani di un’intervista uscita il 26 novembre 2013 sul sito “L’AntiDiplomatico” (www.lantidiplomatico.it) [gm]
Il pericolo più grande esistente oggi nella società è l’assuefazione di massa alla globalizzazione, all’intensificazione dei rapporti commerciali, all’integrazione, come se essi rappresentassero dei valori o degli obiettivi in sé. Io non ci credo più e ritengo che bisogna tornare a valorizzare le differenze. Basta vedere, del resto, gli effetti della politica europea verso l’Italia o i paesi dell’Europa del sud, integrati in una gabbia che non riusciamo più a toglierci e che ci soffoca.
Vorrei che il pensiero filosofico fosse responsabile, ma purtroppo lo è sempre meno. Quello che si può dire è che c’è stata una dimissione eccessiva nel voler partecipare al dibattito politico. Ed il tutto deriva secondo me dai lasciti dello stalinismo. Chi ha mai difeso in Occidente Stalin? Neanche il più fervente ammiratore sovietico. Eppure Stalin è stato accusato anche di colpe non sue nell’azione di costruire una grande potenza in grado di concorrere con gli Stati Uniti, ad esempio, nella corsa allo spazio. Si è voluto indurre Stalin come personaggio unicamente sanguinario perché in questo modo lo stalinismo è servito a delegittimare tutti gli altri modelli di sviluppo diversi dal pensiero unico.
Sui modelli di sviluppo nuovi, oggi o ci rassegniamo a quello che fanno, ad esempio, Letta e Napolitano, vale a dire oliare gli ingranaggi esistenti, oppure pensiamo a qualcosa di nuovo. Da questo punto di vista ho visto alcuni grandi segnali di speranza dal Sud America, dove esistono democrazie più giovani delle nostre, emerse dal colonialismo, ma che hanno avuto il coraggio di spingersi oltre il giogo degli Stati Uniti e non appiattirsi al modello di sviluppo unico. Quando però porto l’esempio positivo della forte partecipazione popolare, ad esempio, in Venezuela, mi si ribatte che a farlo sono solo i sostenitori di Chavez. E allora? Vogliamo la neutralità ed andare a votare un sistema preparato da quattro oligarchie? Io preferisco un modello meno democratico-occidentale, ma più carismatico e maggiormente basato su valori solidali. E’ una deriva fascista questa? E quello che abbiamo in Italia ed in Europa come la chiamiamo?
Un’Europa davvero socialista sarebbe un’Europa auspicabile. Ma gli anni dal 2005 ad oggi hanno dimostrato come questa sia un’utopia. Molta sinistra democratica ha confuso la politica europea con le istituzioni europee. L’esempio di Giorgio Napolitano è emblematico da questo punto di vista: il presidente della Repubblica ha sempre creduto nell’Europa, come se la Costituzione europea ed il più Europa sostituisse qualunque ideologia possibile. Non è così.
Nel 1999 io sono entrato nel Parlamento europeo con la convinzione che, se fossimo riusciti a consolidare le istituzioni europee, si poteva creare una Repubblica accettabile. Ma era solo un programma di ingegneria istituzionale. Oggi l’integrazione europea esiste, ma serve solo per imporre il Fiscal Compact all’Italia.
La speranza che ho è quella che aveva Marcuse, vale a dire che il proletariato possa trovare nuovi spazi di ribellione dopo la pacificazione tra socialismo e capitalismo. Ma il problema è che al nostro interno non abbiamo al momento le risorse necessarie per contrastare quelle imposizioni nordamericane, che ci hanno obbligato a cambiare i nostri stili di vita e stanno distruggendo il nostro sistema sociale. Con le basi militari in tutt’Italia ed il nostro territorio che è un deposito di bombe atomiche gestito dalla Nato e dal Pentagono, che senso hanno i programmi politici che ci presentano ad ogni elezione?
L’unione europea non è altro che un super-protettorato statunitense. Un’estensione del protettorato dal campo militare e della politica estera a quello monetario ed economico. L’unione europea non è altro che una NATO economica.
Sono lieto che anche Vattimo abbia firmato la petizione del comitato promotore della campagna #NO guerra# NO NATO; perseguire la sovranità monetaria senza quella territoriale è un non senso e dopo 70 anni si potranno ben ridiscutere le servitù militari imposte dai vincitori della II guerra mondiale.