Siam pronti alla morte o siam pronti alla vita?
I rivoluzionari unionisti, perché sono stati rivoluzionari, sebbene elitisti, in venticinque anni, hanno quasi ucciso lo Stato italiano. Diciamo che la vita del nostro Stato è sospesa, in condizioni di coma reversibile.
Per decenni hanno lavorato sottilmente mediante i mass media, ossia gli strumenti di conformazione dell’opinione pubblica, per denigrare, togliere consapevolezza e volontà, indebolire e uccidere il popolo italiano. Ora, il giorno della inaugurazione dell’EXPO, hanno fatto cambiare l’Inno di Mameli in “Siam pronti alla vita”.
No, “Siam pronti alla morte”: sia perché ci stanno ammazzando, e sotto questo profilo l’innovazione è ipocrita, sia perché siam pronti alla morte esprime l’idea del sacrificio per la patria comune, mentre siam pronti alla vita non esce dalla filosofia individualista della quale l’espressione è pregna.
Anzi, diciamolo chiaramente: siam pronti alla vita non significa nulla con riguardo al futuro e ha soltanto la funzione di rinnegare la nostra storia.
L’idea di fondo è sempre la stessa: vogliono ucciderci.
In effetti “siam pronti alla vita” non significa proprio nulla, come non significa assolutamente nulla il 90% di ciò che dice il nostro quisling fiorentino. Costui, infatti, si esprime per slogan da “convenscion” aziendale per mascherare il nulla contenutistico per il quale è stato scelto dai padroni transnazionali che ci governano come un protettorato.
Nel nuovo inno “Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte” potrebbe essere più utilmente trasformato in “stringiamoci la cinghia, siam pronti alla vita, la Merkel chiamò”