Oro per piombo
Corea del sud VS Italia
(Carriole VS €uro)
La Corea del sud è la parte meridionale della penisola coreana ed è divisa da un braccio di mare dal Giappone, da sempre suo acerrimo nemico. I suoi circa 100.000 kmq ospitano quasi 46 milioni di cittadini: i 460 abitanti per kmq la portano ad essere uno dei Paesi più densamente popolato al mondo, superando abbondantemente lo stesso Giappone (340 ab./kmq).
Il piccolo Paese non ha risorse naturali, non ha un’agricoltura degna di nota, non ha attrattive turistiche (ne paesaggistiche, ne tantomeno artistiche) e all’epoca non godeva certamente di grossa credibilità internazionale ma, come in ogni posto al mondo, aveva una buona dose di corruzione e malversazioni.
Nel 1950 il PIL pro capite coreano era allo stesso livello dei più poveri paesi del terzo mondo. La guerra civile che alla metà degli anni ’50 portò la penisola a spaccarsi in due trascinò il sud sotto il protettorato statunitense che, allo scopo di mettere una barriera al comunismo dilagante nel sud est asiatico e come sperimentato in Europa pochi anni prima, avviò anche laggiù una specie di piano Marshall.
Senza andare per le lunghe con troppe spiegazioni vediamo come crebbe il PIL procapite sudcoreano (espresso in dollari) a partire dal 1970 nel raffronto decennale con Italia, Giappone e USA.
Anno….Corea…..Italia…..Giappone…..USA
1970…….373………2044………2015………5126
1980….1709………8182………9378……..12438
1990….6283……20024……25391….….23496
2000…11593……19373……37633….….36157
2010…20948……33962……43148……..47904
In soli 40 anni, dal 1970 al 2010, la Corea ha moltiplicato quasi 57 volte il proprio PIL procapite, contro le quasi 17 volte dell’Italia, le 22 volte del Giappone e le circa 10 volte degli USA, portando il Paese a divenire una delle quattro tigri asiatiche e scalando le classifiche del PIL mondiale.
Come riuscirono in questa impresa?
Il successo, a cavallo degli anni ’80, fu ottenuto grazie a un sistema di stretti rapporti tra il GOVERNO coreano e le IMPRESE (tra esse, i grandi conglomerati detti chaebol), che comprendeva CREDITI DIRETTI, RESTRIZIONI sulle IMPORTAZIONI, sponsorizzazione di determinate aziende e un forte aumento di produttività dei lavoratori. Il GOVERNO promosse l’IMPORTAZIONE di MATERIE PRIME e tecnologia avanzata a DISCAPITO dei beni VOLUTTUARI, incoraggiando il RISPARMIO e gli INVESTIMENTI piuttosto che il CONSUMO. In pratica, a Seul capirono che l’unica opportunità di crescita della Nazione sarebbe derivata dalla possibilità di trasformare materie prime in prodotti da esportare, ricevendone in cambio benessere diffuso e per tutti.
Sapete, fatte le dovute proporzioni, a me questa storia ricorda qualcosa, a voi no?
Sarà un duro colpo per i liberisti sapere che anche in Corea fu lo Stato, onnipresente in ogni settore, a fare da volano per la crescita.
Nonostante la crisi del 1997 ha poi mostrato debolezze strutturali del loro modello di sviluppo (primo fra tutti il massiccio ricorso all’indebitamento estero denominato in dollari USA e l’indisciplina del settore finanziario) la Corea del sud è ancora lì: oggi sono la IV industria dell’export e il 15° PIL mondiale e i salari delle loro industrie sono tra i migliori al mondo se comparati al potere d’acquisto reale (il coefficiente di Gini a 0,316 la porta ad essere il 26° Paese al mondo per uguaglianza di reddito).
Gli statisti sudcoreani non si sono MAI sognati di cedere a qualcun altro la Sovranità nazionale e la loro indipendenza monetaria. Con la loro piccolissima e supersvalutata moneta, il Won, sono stati capaci di ESSERE protagonisti nel mercato globale e globalizzatore. Nel 1995 occorrevano “solo” 600 Won per un dollaro: all’inizio del 1998 ce ne volevano più di 1800. Quella svalutazione fu necessaria ad arginare gli errori che ogni Paese che ha avuto una così forte crescita può avere, rilanciando ancora una volta l’economia interna tramite l’unica possibile vocazione: la trasformazione di materie prime comprate all’estero in prodotti e manufatti con FORTE MARGINE AGGIUNTO.
Oggi, malgrado la contrazione economica internazionale, hanno una disoccupazione intorno al 3,5% e la loro crescita è ancora solidissima. Sembra che “qualcuno” mandi la visita fiscale agli acquirenti di veicoli esteri, mentre le ampie coste e i confini con il nord sono strettamente pattugliate, impedendo con ogni mezzo che profughi e lavoratori non in regola provenienti da tutti i Paesi poverissimi di quell’area fortemente sottosviluppata vadano ad innalzare la disoccupazione marginale che metterebbe in forte concorrenza i salariati, creando tensioni e distorsioni ad un mercato del lavoro stabile, ben remunerato e tutelato.
Sicuramente anche in Corea gli industriali inseguono profitti maggiori e nondimeno gradirebbero una moderazione salariale ma, fortunatamente, uno Stato degno di tale nome lo impedisce con le buone o con le cattive, facendo a meno del “buonismo” di facciata e del “political-correct” di cui l’Italia è ostaggio. Del resto anche Giappone, Australia e Nuova Zelanda non “gradiscono” lavoratori provenienti dall’estero, sottoponendo a pratiche infinite anche chi arriva da loro in regola dall’Europa o dagli USA.
Adesso ditemi: ricordate il nome di un artista, un navigatore, un attore, un regista, un inventore, un filosofo, un poeta o di un condottiero coreano che abbiano avuto fama o visibilità mondiale?
L’Italia detiene il 70% delle ricchezze artistiche mondiali, ha inventato in tutte le epoche e in ogni disciplina congegni e apparecchi in grado di dare un contributo fondamentale allo sviluppo dell’intera umanità e i nostri avi vicini o lontani hanno donato al mondo il 50% della letteratura, della poesia e della lirica. Vi assicuro: decine di nomi di italiani notabili verrebbero in mente alche al meno letterato dei coreani.
E infine ditemi, nel 1995, dopo quanto successo negli anni prima e dopo aver capito gli errori che tutti indistintamente commettiamo, se l’Italia avesse rinnegato il progetto “fotti il tuo vicino” €uropeo e si fosse tenuta stretta l’indipendenza e la liretta svalutata, dove saremmo potuti arrivare?
La nostra sfortuna è di aver avuto ad ogni livello una classe dirigenziale INDEGNA che ha fatto intraprendere al Paese una strada senza via d’uscita che ci ha portato al declino e che ci condannerà all’oblio.
Ci hanno tolto la lira che ci ha sempre salvato in cambio dell’€uro che ci ha condannato: abbiamo cambiato a peso l’oro per il piombo platinato e il cioccolato per la cacca.
Roberto Nardella
Articolo molto interessante. Bisognerebbe farlo leggere ai somari che votano il pd, il partito demolitore. Costoro, infatti, si rendono complici della trasformazione del nostro paese nel Bangladesh dell’Europa. Trasformazione pianificata ed incentivata dai fascisti di Bruxelles.