La lunga notte del sovranismo italiano
Quando nel 1987 il telegiornale diede la notizia della misteriosa scomparsa dell’economista Federico Caffè, avevo solo 10 anni e se non fosse stato per le sue origini pescaresi, che sono anche le mie, forse quella notizia data alla televisione nell’edizione nazionale del notiziario, non l’avrei mai e poi mai ricordata a distanza di tanti anni. E invece quella notizia ce l’ho piantata nel cervello come un chiodo.
Oltre alle sue origini, ciò che in così tenera età stimolò la mia curiosità, fu il fatto che scomparve nel nulla lasciando a casa ogni cosa al suo posto e ben in ordine.
Era la prima volta che sentivo parlare di quel professore universitario pescarese e non nascondo che un altro elemento che sviluppò nella mia giovane e acerba mente quel fotogramma di vita, fu anche il suo particolare cognome.
Nel corso degli anni a seguire sentii ripetere quel nome molte volte, sentii celebrare il suo ricordo da importanti personaggi delle istituzioni italiane, da politici, da economisti , da giuristi.
Negli ultimi tempi il nome di Federico Caffè è tornato nuovamente sulla bocca di molti in occasione del centenario della nascita dell’economista pescarese. Tra i tanti “ricordi” quelli che più mi hanno colpito, o forse è meglio dire stordito, sono stati quelli dei suoi allievi Mario Draghi e Ignazio Visco.
Come spesso accade, il compito di celebrare il ricordo di qualcuno viene trasformato in una reinterpretazione del suo pensiero ad uso e consumo dell’attualità politica.
Un processo ben conosciuto da Caffè stesso ed evidenziato in un suo articolo apparso il 3 aprile del 1976 su “il messagero” di Roma, dal titolo “Keynesiana” nel quale, riprendendo un libro di Axel Leijonhufvud, si bacchettava l’opera degli economisti post keynesiani la cui esegesi dei testi di Keynes avrebbe sostituito il suo pensiero con “quello che keynes avrebbe dovuto dire”.
Le lezioni di Caffè per bocca di Draghi, Visco o altri conformati al pensiero dominante del primato libero mercato e della irreversebilità del processo di globalizzazione, non possono che essere destinate alla distorsione.
Federico Caffè non ha bisogno di portavoce del suo pensiero, non ha bisogno di esegeti, non ha bisogno di interpreti. Federico Caffè, prima di scomparire, aveva scritto tutto quello che c’era da sapere sul suo pensiero. E, quella notte del 14 aprile 1987, come ha lasciato in ordine i suoi effetti personali, così ha lasciato in ordine i suoi pensieri.
Credo, senza essere smentito, che la lunga notte del Sovranismo Costituzionale Italiano sia iniziata proprio con la scomparsa di Federico Caffè quel 14 aprile del 1987.
Credo che nel manifesto del Sovranismo Costituzionale Italiano, Federico Caffè abbia scritto diversi capitoli e che i sovranisti gliene dovranno attribuire il merito, quando, in un giorno non lontano e che segnerà lo spartiacque tra la lunga notte e l’alba del sovranismo, il Fronte Sovranista Italiano muoverà i primi passi nel panorama politico.
Credo che il sacrificio di Federico Caffè, che ha compiuto l’”estremo gesto” dopo aver invano e per lunghi anni gridato all’insensatezza delle scelte politiche che accompagnavano il processo di globalizzazione mascherato da “sogno europeo”, debba essere vendicato.
Grazie Professore, le sue lezioni e il suo estremo sacrificio non sono stati vani!
Viva la Repubblica Italiana, viva la Costituzione, viva la Democrazia, viva la Libertà!
Andrea Franceschelli – ARS Abruzzo
Così, oggi, ci si trastulla nominalisticamente nella ricerca di un “nuovo modello di sviluppo”. E si continua ad ignorare che esso, nelle ispirazioni ideali, è racchiuso nella Costituzione; nelle condizioni tecniche è illustrato nell’insieme degli studi della Commissione economica per la Costituente.
Federico Caffè
P.S. UN LIBRO DA LEGGERE: http://www.castelvecchieditore.com/contro-gli-incappucciati-della-finanza/
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