Un uomo di valore si dà un destino e serve le idee
di STEFANO D’ANDREA (Presidente RI)
Tante persone vorrebbero utilizzare il movimento come veicolo per arrivare in Parlamento. Non sono più importanti le idee, dicono, perché è in gioco la libertà. Ecco allora che antieuropeisti, altro-europeisti, euro-critici, euroscettici ed europeisti, individualisti o socialisti, sinistrati, destrati, antisinistrati e antidestrati, tutti insieme, grazie a qualche personaggio famoso – che i vermi e i parassiti reputano sempre fondamentale – cominciano a credere di poter essere colonnelli o capitani o almeno tenenti dell’esercito di movimento che verrà e che ovviamente, date le premesse, solo merda sarà.
Gli uomini che “praticano” la politica si dividono politicamente in due categorie: la minoranza che serve le idee e la grande maggioranza che si serve delle idee. All’interno di questa grande maggioranza si trovano pressoché tutti i noti politicanti, quasi tutti i sedicenti esperti; ma anche gran parte dei quaquaraqua antisistema. A questi ultimi, preferisco i politicanti e gli esperti, dei quali, sia chiaro, ho ribrezzo.
Va detta, però, una cosa. Coloro che parlano di politica e non la praticano in una o altra forma, sono in grande maggioranza cinici consumatori e credono fermamente nei loro beniamini, politicanti o esperti ma anche piccoli quaquaraqua antisistema. Insomma anche i consumatori credono nelle persone che declamano idee, anziché nelle idee.
Un uomo di valore si dà un destino e serve le idee. La libertà individuale è l’unico bene che non possono mai togliere a chi lo possiede. Non serve nemmeno il “passaggio al bosco” per difenderla o, almeno, il passaggio è molto più agevole di quanto Jünger credesse o volesse far credere. Il problema è che la libertà individuale è un fiore così raro che pochissimi ne hanno mai assaporato il profumo. Non si può togliere a qualcuno ciò che non ha.
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