Le radici protestanti del capitalismo

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Una risposta

  1. Alessandro ha detto:

    L’analisi di max Weber sui legami fra capitalismo e protestantesimo è del tutto insufficiente. Questo legame è indubbio, ma per ragioni ben più profonde dell’etica del lavoro e dell’affermazione professionale di cui parla Weber.

    Il fondatore filosofico del capitalismo, a mio avviso, è il francescano Guglielmo di Occam. Lo rendono tale due concetti fondamentali: quello che “gli universali” siano inconoscibili e che Dio “non è vincolato al principio di non-contraddizione” (in esplicito contrasto con Tommaso D’ Aquino), il cui significato è comunque uno: la ragione non può indagare gli universali, cioè non può indagare l’universale più importante, il Bene, cioè il bene per tutti, cioè il Bene Comune.

    I protestanti hanno solo portato alle estreme conseguenze queste affermazioni. Se gli universali sono inconoscibili, allora bisogna abolire la teologia, e ciascuno può leggere da solo il Libro. E’ forse il caso di notare che ai tempi di Lutero forse nemmeno l’1 % della popolazione era in grado di leggere, e di quell’1% lo 0 % era in grado di compiere una esegesi autonoma delle Sacre Scritture-allora come oggi. In tal modo però hanno compiuto due passi decisivi: da un lato hanno santificato (cos’è questa se non superstizione…?) il Libro- cosa che teoricamente era vero anche per i cattolici, ma non lo era nella realtà: infatti il massimo esponente della Scolastica, Tommaso D’ Aquino, usa tranquillamente nella Summa Theologiae un passo della Bibbia contro un altro, oppure contesta con la stessa tranquillità un passo del Vangelo o dell’ Antico Testamento. Dall’altro hanno privatizzato la ricerca del bene, che diventa da allora un bene individuale.

    Quando gli economisti classici (Smith) si trovano ad analizzare il comportamento del consumatore, si trovano perciò la strada spianata dal pensiero protestante. Cosa fa il consumatore? Ricerca il suo bene. Chi assicura che la somma degli utili individuali darà il Bene Comune? “La Mano Invisibile”, dice Smith, cioè un Dio che agisce attraverso le scelte individuali incoscienti degli individui, un Dio fatto Mercato.

    Il capitalismo nega fin dall’ inizio ogni rilevanza al problema della definizione e della ricerca del Bene Comune. Il suo individualismo recide fin dall’inizio i legami dell’individuo con la società. E’ un individualismo narcisista. Tuttavia, per secoli, ha dovuto scendere a patti con una società complessa, che poneva limiti alla sua brama di soddisfazione.

    Oggi non è più così. La globalizzazione del potere della finanza ha posto fine a controlli statali e politici. L’individualismo narcisista si dispiega in tutta la sua forza come individualismo autistico: Monti che definisce la grecia “il più grande successo dell’Euro” ne è la faccia dei giorni feriali, e i punkabbestia con il loro disprezzo sovrumano per le convenzioni e regole sociali ne sono la faccia della domenica

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