Sogno di una notte di mezza estate… o quasi!
di RAFFAELE SALOMONE MEGNA (ARS Campania)
Anch’io, come tutti coloro che hanno a cuore le sorti della democrazia in Italia e più in generale nei diciotto paesi europei che aderiscono all’infelice accordo della moneta unica, ho vissuto un sogno, un magnifico sogno ad occhi aperti, agli inizi dello scorso mese di luglio. Infatti, il cinque luglio il popolo greco ha respinto i piani di salvataggio imposti dai creditori europei: per l’esattezza il 61% ha detto ochi, “no”.
Per la prima volta in Europa un popolo sovrano si è espresso liberamente, con una sonora bocciatura, nonostante la ricattatoria chiusura delle banche voluta dalla BCE, delle politiche imposte dalla famigerata Trojka.
Le analogie con la storia antica erano tante e tutte suggestive. Nella patria delle città-stato e della democrazia, quest’ultima finalmente trionfava contro tutto e contro tutti . Nel sogno il primo ministro greco Tsipras sembrava Leonida al passo delle Termopili, che si apprestava a sbarrare agli invasori, con i suoi valorosi, l’accesso alla Grecia.
Varoufakis, il ministro dell’economia, per le sue accorte strategie era l’ateniese Temistocle. Allora gli invasori, al comando del re persiano Serse, chiedevano alle città-stato greche “terra e acqua“ in segno di sottomissione; oggi la Merkel, a capo dei paesi creditori, l’aumento dell’IVA, il taglio delle pensioni ed il licenziamento dei dipendenti pubblici.
Ora come allora in gioco c’era e c’è la democrazia (dal greco démos, “popolo”, e kràtos, “potere”) , ovvero quel sistema di governo in cui la sovranità è esercitata mediante votazioni, direttamente o indirettamente, dall’insieme dei cittadini. Un sistema sicuramente scomodo all’élite europea, quella che ha imposto il «Fiscal Compact» tanto per essere chiari, ma che Winston Churchill riteneva “la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora”.
Poi però il sogno è cambiato ed è diventato un incubo ed il risveglio, il contatto con la realtà, è stato ancora peggiore. Tsipras non era più il valoroso Leonida, non moriva assieme ai guerrieri dal mantello rosso, gli indomiti Spartani, oppure assieme al “battaglione sacro” dei Tebani (“sacro” perché votato alla morte) oppure ai coraggiosi Tespiesi, ma diventava Efialte, il vile traditore che aiutò i Persiani a prendere i Greci alle spalle, aggirando lo stretto passo delle Termopili. Temistocle-Varoufakis si era invece dimesso: la battaglia vittoriosa di Salamina non ci sarebbe stata più.
Atene è stata conquistata da Serse–Merkel ed il Partenone è in fiamme, in senso metaforico ovviamente, praticamente pignorato dai creditori come tante altre proprietà del popolo greco: cosa che non è mai avvenuta in Europa in tempo di pace ma che ricorda tanto, per dirla con Vladimiro Giacchè, l’Anschluss. Tsipras ha firmato una resa incondizionata. L’accordo sottoscritto è peggiore di quello che l’orgoglioso popolo greco aveva respinto con il referendum di luglio.
La democrazia è stata vilipesa e calpestata. Anzi è sospesa, ed è forse peggio che ai tempi dei Colonnelli: almeno allora nessuna fingeva di essere quel che non è. Una coalizione salita al governo per dire basta all’austerità che ha distrutto l’economia greca vota assieme ai partiti di opposizione “riforme strutturali“ senza avere alcun mandato elettorale in tal senso, aumentando in un amen la diseguaglianza e la povertà
Dal triste risveglio tutti noi democratici e patrioti dobbiamo trarre delle conclusioni, anche e soprattutto nell’interesse della nostra amata Italia:
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Tsipras non è sicuramente un Leonida e neanche un traditore come Efialte ma semplicemente un “utile idiota“ assieme ai tanti che ci sono anche in Italia, che credono che la crisi che attanaglia i paesi periferici dell’euro da oltre sette anni sia dovuta alla politica di austerità voluta dalla Germania e non all’euro in re ipsa e che si debbano pertanto fare le “riforme“;
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Frau Merkel non è la cattiva di turno, anche se resta ovviamente una “culona” poco appetibile ai più. E’ il progetto della moneta unica che assegna un vantaggio enorme alla Germania, del quale la Germania intende godere senza assumersi onere alcuno. All’epoca delle decisioni sull’euro Modigliani cercò di metterci in guardia. Ma i più, con Ciampi e Prodi in testa, plaudirono al progetto che avrebbe poi determinato una ridistribuzione della ricchezza dai paesi del Sud a quelli del Nord e nell’ambito di ciascun paese dal basso verso l’alto;
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Con l’euro la democrazia è in serio pericolo . Possiamo perfino sdoganare Renzi al quale viene sovente imputato il peccato originale di non essere mai passato per le urne. In realtà, è assolutamente indifferente negli stati dell’euro chi sia a capo di un governo e quale sia l’orientamento della sua coalizione. La democrazia in Europa è semplicemente sospesa. I governi, ancorchè eletti democraticamente e sostenuti dal mandato popolare, non contano nulla: servono solamente a ratificare le volontà di Bruxelles (vedere la Grecia).
Dopo quanto avvenuto in Grecia, il disegno europeo esce distrutto, perché è ormai evidente a tutti che semplicemente non esiste. E’ necessario prenderne immediatamente contezza ed attrezzarsi a tanto, per non fare la fine dei nostri fratelli greci, perché prima o poi toccherà anche a noi. Anche a coloro che gioiscono in questi giorni per il + 0,1% di incremento del PIL trimestrale italiano (sic!), va ricordato che tra le norme di salvaguardia introdotte nella legge di stabilità 2015 dal governo Renzi vi è anche un ulteriore aumento dell’IVA (è sempre importante portarsi avanti con il lavoro, vai a vedere che…). Mala tempora currunt!
Qualche osservazione:
1) Non è affatto la prima volta che un popolo si esprime liberamente su un progetto europeo: è accaduto più volte, la UE ha perso ogni singolo referendum, e ogni volta i risultati sono stati ignorati oppure la consultazione è stato ripetuta finché non ha dato il risultato desiderato.
2) Sulla sincerità di Tsipras non giurerei: è un traditore mascherato o un passacarte ambizioso, d’altra parte ormai governa il partito come un dittatore senza minimamente consultare gli organi direttivi.
3) Le leggi di stabilità ormai sono solo documenti di tagli selvaggi, le previsioni e le misure per il lungo termine non valgono la carta su cui sono scritte. Il sistema va tracollando e i politici-passacarte dei poteri forti cercano solo di spostare in avanti il crollo navigando a vista, e augurandosi che si verifichi quando loro non hanno le mani in pasta.