Destino manifesto? A salvarsi saranno "i pochi"
di Stefano D'Andrea
In un recente articolo, intitolato "Destino manifesto", Eugenio Benettazzo, sostiene che stiamo "assistendo ad un mutamento epocale: il baricentro economico e geopolitico del mondo si sta spostando verso Oriente ed anche verso il Sud del Pianeta" e prevede, anche in base a previsioni demografiche opinabili, conseguenze economiche disastrose, con riguardo ad un periodo di tempo piuttosto lungo (venti anni) per "USA, Germania, Regno Unito, Francia, Italia, Spagna & Company".
Prescindendo da altri profili che andrebbero approfonditi, credo che il destino è manifesto per gli stati nazione in disintegrazione, non per tutti. Si potrebbe decidere che sulla terra italica le cose debbano funzionare in un determinati modo. Purtroppo, non solo non vi è accordo su come debbano funzionare – è un male al quale si potrebbe porre rimedio – bensì gli italiani sono convinti che lo stato Italiano vada sacrificato.
Per alcuni italiani conta l'Europa; per altri soltanto il territorio (i luoghi in cui viviamo); altri ancora attendono il momento del proletariato internazionale; altri hanno teorizzato la moltitudine globale; altri – i più ingenui, nella migliore delle ipotesi – puntano su un'Europa che non c'è (ossia sul nulla); altri ancora, favorevoli al multilateralismo, propendono per stretti rapporti, che non affermano mai dover essere paritetici, con la russia; infine c'è chi crede che la soluzione si trovi in una "internazionale della decrescita". Perciò il destino, comincio a credere, è davvero manifesto. Ma solo per l'Italia. E non a causa della Casta, che è presente anche in altre nazioni. Bensì a causa del popolo bue, senza spina dorsale, senza amore per la propria storia (per gli elementi positivi di essa), senza capacità di ricostruire una storia condivisa, lamentoso, sfiduciato, pessimista.
A salvarsi saranni I POCHI. Se noi non saremo tra loro, ciò non sarà dovuto alle colpe dei politici o dei banchieri. LA COLPA SARA' TUTTA NOSTRA.
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