L'aggressione alla Serbia e il risveglio
Per me tutto cominciò – o ricominciò – con la criminale aggressione alla Serbia. Da quell’episodio inizia la mia rinascita politica e credo anche che soltanto da quel momento cominciai a tirar fuori il cervello dal barattolino nel quale qualcuno lo aveva collocato sott’olio. Questi i ricordi e le confessioni:
il disprezzo per D’Alema, che si reca ad Aviano ad assistere alla partenza dei bombardieri statunitensi;
la scoperta che l’Europa non esisteva e non voleva esistere, perché tanti e popolosi Stati europei chiamavano gli USA per venire in Europa a bombardare uno stato di 8 milioni di abitanti: “se proprio la guerra si deve fare, dobbiamo avere il coraggio di farla noi“, dicevo alterato ma inascoltato e suscitando lo stupore di tutti i cervelli fritti, che mi stavano attorno, guerrafondai o pacitonti che fossero;
l’abbandono di “La Repubblica”, sulla quale Eugenio Scalfari e Umberto Eco sostenevano la “guerra giusta”. In particolare Umberto Eco argomentava, vergognosamente, con criptica ipocrisia – “C’è un male terribile a cui opporsi (la pulizia etnica): è l’intervento bellico lecito o no? Si deve fare una guerra per impedire una ingiustizia? Secondo giustizia sì. E secondo carità? Ancora una volta si ripropone il problema della scommessa: se con una violenza minima avrò impedito una ingiustizia enorme, avrò agito secondo carità, come fa il poliziotto che spara al pazzo assassino per salvare la vita a molti innocenti” – e con stratosferica stupidità: “Se qualcuno per esempio dicesse che tutti i guai della Serbia derivano dalla dittatura di Milosevic, e che se i servizi segreti occidentali riuscissero a uccidere Milosevic tutto si risolverebbe in un giorno, questo qualcuno criticherebbe la guerra come strumento utile per risolvere il problema del Kosovo, ma non sarebbe pro-Milosevic. D’accordo? Perché nessuno adotta questa posizione? Per due ragioni. Una, che i servizi segreti di tutto il mondo sono per definizione inefficienti, non sono stati capaci di fare ammazzare né Castro né Saddam ed è vergognoso che si consideri ancora giusto sperperare per essi pubblico denaro…“;
lo squallore del moralista Veltroni e del minus habens sottosegretario Ranieri, secondo i quali dovevamo fare la guerra “per i bambini Kosovari“;
le modalità della guerra – 70 giorni di bombardamenti, senza invasione di terra e senza concedere all’avversario l’onore delle armi -, un plotone d’esecuzione, una operazione da boia, la guerra come semplice sevizia scientificamente attuata, modalità che mi spinsero a sperare che Milosevic avesse una atomichetta da far esplodere a Washington: lo confesso e non me ne vergogno, a 29 anni, dinanzi a un crimine di tali proporzioni, ci può stare; tutti voi che non notaste le cose che notai io dovreste vergognarvi ma in realtà avevate il cervello fritto o sott’olio, come me, ed io ebbi soltanto la fortuna di avere un Maestro che in quei giornì, stupendosi per la mia iniziale stoltezza da lettore di La Repubblica, mi stimolò a rifettere;
la scoperta di Danilo Zolo, che l’anno successivo pubblicò Chi dice umanità (per me meglio del successivo Cosmopolis) e l’abbandono di Bobbio, a lungo letto, che aveva invece sostenuto la “guerra giusta”.
Insomma, quella guerra mi fece cambiare cultura, posizioni politiche e quotidiano; mi fece scoprire che esisteva il partito unico atlantista e che l’Unione europea politicamente non era nulla e non voleva essere nulla; mi convinse che gli stati uniti dovessero essere distrutti e che prima ancora dovesse essere distrutta la sinistra itaiana: da allora, infatti, pur non avendo mai votato Berlusconi (nel 2001 cominciò il mio astensionismo), cessai di essere antiberlusconiano, perché ero divenuto tanto antiberlusconiano, quanto anti-antiberlusconiano. Quella guerra mi fece anche scoprire il valore del “nazionalismo resistenziale”, che poi chiamai patriottismo.
egregio D’Andrea: l’epigrafe è una citazione? ha un link a disposizione? l’ICTY ha davvero ritrattato la definizione di “genocidio”?
Gentilissimo Claudio Castellini,
la ringrazio per avermi posto il dubbio. Ho lasciato il post ma eliminato la prima frase, tratta da questo articolo, che ha costituito l’occasione per un mio sfogo su facebook che poi è finito su Appello al Popolo. L’articolo è questo: http://www.linterferenza.info/esteri/3246/ Nella nota n. 1 dell’articolo si trova il link di una sentenza di 143 pagine, che non avevo nemmeno sbirciato. Effettivamente, la sentenza riguarda i rapporti tra Serbia e Croazia e non ha nulla a che vedere con i fatti del Kosovo, come invece lascia intendere l’articolo. Domani segnalerò la grave imprecisione a L’interferenza.
Complimenti per l’onestà e la passione dell’articolo.
Concordo con Matteo: una bella testimonianza di onestà e coraggio intellettuale
Per coincidenza, la Corte dell’Aja si è pronunciata pochi giorni fa su Milosevic: opps, ci eravamo sbagliati, non ha commesso alcun genocidio. Come dite? E’ morto in carcere? Ari-opps…