INVALSI, lusso barocco e povertà della scuola
di ROBERTO CALOGIURI (www.ilfriuliveneziagiulia.it)
Come ogni primavera, con puntualità astronomica, il mondo della scuola si prepara ad accogliere il test che sarà somministrato in maggio da Invalsi, il discusso Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione.
Croce per insegnanti, studenti e famiglie che lo giudicano invadente e male orientato. Delizia per chi si aspetta – finalmente – una valutazione della produttività della scuola pubblica. In ogni caso, l’Invalsi si trascina dietro, sempre, un discreto fardello di polemiche: servirà o no? E a chi? E cosa misurerà effettivamente?
Perché, a detta degli insegnanti, la natura di queste prove è l’esatto opposto delle prove formative che si svolgono quotidianamente nelle classi – in parte nella forma e principalmente nella sostanza – e, soprattutto, sono rigorosamente scritte e quindi valutano sono un versante della prestazione individuale e della personalità dello studente. Di conseguenza non disegnano un profilo attendibile della scuola.
Secondo genitori e studenti, attraverso domande mirate e indirette i questionari spiano nelle case, nelle abitudini casalinghe, nei titoli di studio dei familiari. In una parola, fanno indagini di mercato al servizio delle grandi multinazionali della comunicazione.
Delle profonde implicazioni economiche che premono per fare della scuola un serbatoio di potenziali consumatori abbiamo già parlato (e molto altro ci sarà da dire come, a esempio, il controllo del processo di trasformazione della scuola).
Quest’anno, però, la revisione della spesa, il nuovo rimpasto governativo e un paio di sentenze del tar inducono a qualche calcolo economico, sia pure quelli che chiamano i conti della serva e – perché no? – a qualche pettegolezzo, tanto per ingannare l’attesa e stimolare la curiosità.
Per cominciare, vale la pena riflettere su alcuni dati forni dall’USB-Scuola: per le prove del 2012 lo stato ha speso 7,4 milioni di euro in buona parte finiti nelle tasche delle 45 persone in organico e dei coordinatori che hanno organizzato la somministrazione a circa 3 milioni di studenti e hanno guadagnato da 180 euro a prestazione fino ai 450 euro lordi al giorno per un dirigente scolastico in pensione. La retribuzione del direttore generale nel medesimo anno è stata di € 152.886,93; quella di un dirigente di II fascia di € 92.588,59.
Il tutto nonostante Renzi abbia stimato la cifra di cui gli edifici scolastici avrebbero bisogno per essere messi a norma o, semplicemente, in sicurezza.
Inutile sottolineare che gli insegnanti in cattedra risultano già pagati sia per la sorveglianza in orario di servizio che per la tabulazione che avviene extra orario. Molte organizzazioni sindacali sono pronte a impugnare i provvedimenti che i presidi adotteranno per obbligare gli insegnanti ad un lavoro che non è contemplato dal contratto nazionale.
Eppure l’Invalsi è commissariato da alcuni anni e rischia di rimanere senza fondi. Creatura del Miur ma dipendente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, non offre garanzie occupazionali ai suoi precari che sono la metà dell’organico – come denunciano alcune assemblee sindacali – e non sembra poter garantire un’adeguata copertura della gestione né delle le attività istituzionali.
Se Invalsi sarà capace di assicurare i prossimi test, dunque, rimane da vedere. Forse, seguendo le direttive del neo premier, dovrà mettere all’asta la sua auto blu per quanto non blindata e poco appetibile, (€ 6.500 nel 2010), quella che i suoi dipendenti usano per coprire la distanza tra la stazione di Frascati e la sede dell’istituto, Villa Falconieri nonostante, secondo lo stesso sito Invalsi, la villa sia facilmente raggiungibile a piedi (1 chilometro).
Pomposa costruzione barocca, Villa Falconieri è stimata 20 milioni di euro e tanto scalcinata da aver bisogno di 259.000 € all’anno di spese di manutenzione, 70.000 € all’anno per le pulizie e 40.000 € per il riscaldamento. Se si considera che vi è un bagno per 30 persone e che molti spazi non rispettano le norme di sicurezza, gli ascensori sono rotti e gli ambienti umidi per le infiltrazioni, l’affitto è un vero affare: 1.260 € mensili. Monumentale di fuori, fatiscente all’interno, in effetti ha qualcosa in comune con gli edifici scolastici italiani.
C’è di che sospettare che a qualcuno convenga tenere in piedi questo baraccone barocco. Il timore più diffuso è che si voglia dare una giustificazione alla politica di tagli, accorpamenti e riduzioni di personale che dovrebbero garantire il risparmio della spesa pubblica
Nel frattempo è stato nominato il nuovo Presidente nella persona della prof.ssa Anna Maria Ajello, ordinario presso la facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università di Roma, esperta di profilo internazionale in materia di apprendimento e valutazione delle competenze e il cui motto è – dice – una frase di Cipollone, il primo presidente dell’Invalsi: ”L’Invalsi deve fornire misurazioni, non valutazione. E deve fermarsi sempre sulla soglia delle scuole”.
“L’insegnante è sottovalutato – prosegue la Presidente – l’insegnante è come il medico e come il magistrato, la sua è un’alta professione sociale”. Giusto! Ma poi aggiunge che si deve abbandonare la “sacralità del professore” (del tipo “i voti li do io”).
Ma allora l’insegnante come dev’essere? Eminente ma non troppo? Venerabile ma non sacro? Alto ma modesto? Difficile conciliare la contraddizione. Però, affinché la similitudine sia perfezionata, si potrebbe iniziare da un passo molto semplice: far concordare anche i compensi tra medici, magistrati e insegnanti. Nel complesso, sembra ci sia aria di innovazione nel futuro dei questionari. E già i Cobas si preparano alla lotta. Manca un mese.
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