Immigrazione clandestina e neoliberismo
Sintesi illuminante apparsa lo scorso 31 marzo su Keynes blog [gm]
Perché i paesi occidentali adottano politiche restrittive sull’immigrazione ma poi non le applicano? La risposta la fornisce Milton Friedman.
Secondo Friedman l’immigrazione è un beneficio se non esiste lo stato sociale. Ma, se esiste, gli immigrati ne dovranno beneficiare e quindi le tasse aumenteranno. Per qualche strano motivo, Friedman non considera che anche il lavoratore immigrato paga le tasse come qualsiasi autoctono. Ma è pur vero che l’immigrato oggetto di politiche di accoglienza – un profugo, un bambino, una donna incinta – genera posti di lavoro nel Terzo Settore, soprattutto grazie alla spesa pubblica, che per Friedman è come fumo negli occhi.
Qual è quindi la conclusione di Friedman? Che l’immigrazione va benissimo, ma solo se è illegale, così nessuno dovrà pagare per il welfare degli immigrati (e, in più, l’immigrazione illegale spingerà in basso i salari degli autoctoni molto di più di quanto farebbe una equivalente immigrazione legale):
“Guardate, per esempio, all’ovvio, immediato, esempio pratico dell’immigrazione messicana illegale. Ora, quella immigrazione messicana, oltre il confine, è una buona cosa. E’ una buona cosa per i clandestini. E’ una buona cosa per gli Stati Uniti. E’ una buona cosa per i cittadini del paese. Ma, è solo un bene fintanto che è illegale”.
Questo spiega perché molte leggi adottate dai governi occidentali, come la nostra legge Bossi-Fini, sono fatte in modo tale da essere inapplicabili, cosicché l’immigrato deve, volente o nolente, entrare nel paese come clandestino.
Quando un politico dice che bisogna combattere l’immigrazione clandestina, mente. Quello che sta davvero dicendo è che vuole creare più clandestini per aumentare lo sfruttamento. E non solo per gli immigrati, ma indirettamente anche per gli autoctoni.
I lavoratori, immigrati e nativi, hanno interessi comuni in conflitto con quelli degli imprenditori che competono sui bassi prezzi della manodopera, e dei politici che li rappresentano, anche quando vogliono far credere di rappresentare gli autoctoni.
Ci sono importanti verità ma non mi sembra una sintesi, perché mancano molteplici aspetti del fenomeno. L’articolo non spiega le molteplici sanatorie avute in Italia o la proposta di Obama di regolarizzare 5 milioni di clandestini, proposta riportata dalla stampa qualche tempo fa: http://www.ilgiornale.it/news/mondo/obama-regolarizza-5-milioni-clandestini-1069495.html
Invece, secondo me, si tratta del solito tentativo di semplificare il fenomeno, dicendo soltanto una parte della verità, e di attribuire tutte le colpe al liberismo interno, senza nemmeno accennare al libero-scambismo, e soprattutto alla volontà dei paesi che importano mano d’opera di svalutare il lavoro di fatica e di allontanare dal lavoro di fatica cittadini che potrebbero essere organizzati politicamente da forze di tendenza socialista.
Indecente caterva di stronzate, non a caso provenienti da un blog piddino eurista cigiellino.
Prendere la tesi di Friedman, storpiarla (dato che lui diceva che bisognava abolire il welfare per tutti, non solo per gli immigrati), trasformarla in una provocazione da quattro soldi e contrapporvi una sorta di versione paludata del semprverde “i proletari non hanno patria” è indecente.
Ma rivelatore del perchè a sinistra non si riuscirà mai a contestare politicamente il sistema liberista-cosmopolita-concorrenziale.
Se ne sposano in toto i postulati logici di fondo.
Compreso questo blog, credo, almeno a giudicare dal documento sull’immigrazione e dallo spazio che si concede a sciocchezze simili.
Stefano, bisogna vedere come vengono gestite queste sanatorie. Ricordo per esempio che quella del 2009 provocò molte polemiche.
E ricordo anche, negli stessi anni, gli articoli del “Sole 24 Ore” che contestavano duramente la tendenza delle famiglie italiane a indirizzare i figli verso percorsi scolastici di tipo liceale anzichè tecnico-professionale. La cosiddetta “crisi” non dispiacerà a Confindustria pure da questo punto di vista, dal momento che oggi le iscrizioni ai licei sono in netto calo.
Ai commenti di Stefano e soprattutto di Matteo, che condivido appieno, aggiungerei due osservazioni:
1) a lume di qualsiasi logica, dall’articolo non risulta che italiani e immigrati abbiano interessi comuni, come pretende l’autore, ma che l’interesse dei primi coincide coll’espulsione dei secondi;
2) più in generale, che si capisce poco del regime se lo si considera un deus ex machina che tutto prevede e a tutto provvede, anziché un carrozzone sempre più corrotto e cialtronesco che vive alla giornata e campa sull’entropia di questa società in decomposizione.
Ma infatti è deprimente che chi si propone come “alternativa” al “sistema” sia poi totalmente adeso alla sua logica nefasta di stampo utilitarista, individualista, meccanicista.