La moneta unica e il fu pensiero unico

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5 risposte

  1. Giovanni ha detto:

    “il modello sociale ed economico previsto dalla costituzione Italiana del 1948 e attuato con pieno successo fino al 1981”

    Che il modello costituzionale sia stato applicato e addirittura con pieno successo nel periodo antecedente il 1981 è una cosa che mi lascia perplesso. Non mi risulta che in quel periodo vi fosse la piena occupazione. Al più abbiamo avuto periodi di abbondanza di lavoro che sono somigliati alla piena occupazione. Mi sentirei piuttosto di dire che che il modello costituzionale non è stato mai pienamente applicato. A meno che con piena occupazione non si intenda proprio quel meccanismo di allocazione della forza lavoro che avevamo prima e che certamente presentava i suoi difetti, fra i quali quello di non aver debellato la disoccupazione se non occasionalmente e nel quale per chi si ritrovava disoccupato erano solo fatti suoi.

  2. nicola di cesare ha detto:

    Il tasso di disoccupazione in quegli anni fu molto prossimo al tasso frizionale (piena occupazione) e oscillò tra il 4 e il 7,5%. Oggi dopo una lenta e costante risalita è sopra l’11% statistico; il tasso reale attuale calcolato secondo i metodi utilizzati fino al 1981 è del 24%; esattamente il quadruplo. Può visionare qui http://goofynomics.blogspot.it/2013/07/58-anni-di-disoccupazione-in-italia.html e qui http://it.adviseonly.com/blog/economia-e-mercati/grafico-della-settimana/perche-disoccupazione-italia-sottovalutata/ dei resoconti interessanti. Grazie per l’intervento.

  3. Giovanni ha detto:

    I resoconti sono interessanti ma trovo che la risposta conferma ciò che dicevo. Sì sta parlando di un periodo di bassa disoccupazione e non di piena occupazione. Wikipedia colloca il tasso frizionale fra il 3% e il 4% e nel grafico nostra disoccupazione tocca il 4% solo intorno al 1963 ritornando rapidamente al 6% dal quale era partita all’inizio. Un situazione non rosea, certo meno peggiore di adesso, ma con percentuali sempre superiori a quella frizionale. L’intervento statale ha dunque contribuito abbassare occasionalmente la disoccupazione. Vi sono stati periodi di grandi assunzioni di lavoratori, chi entrava entrava e chi resta fuori restava fuori.

    Nel trovare lavoro era cruciale l’intermediazione personale. Parecchie persone sono entrate alle ferrovie, all’enel (che nacque proprio nel ’62 dall’unificazione di enti preesistenti) o altrove tramite qualche “amicizia”. Anche nella grande industria privata era così, inoltre i lavoratori di quest’ultima erano soggetti al licenziamento in casi di grosse ristrutturazioni. Le eventuali ricollocazioni lasciavano comunque parecchi esclusi. Per i lavoratori di attività più piccole era anche peggio, dovevano arrangiarsi.

    Che io ricordi il diritto al lavoro, costituzionalmente previsto, non è mai stato garantito in pieno ma solo ad alcune categorie, con buona pace dell’uguaglianza di tutti davanti alla legge.

  4. nicola di cesare ha detto:

    Caro lettore Giovanni. Le sue conferme le vede solo Lei. Le serie storiche interessate raccontano di un periodo in cui l’Italia passando dal 4 al 7 % nel tasso di disoccupazione dovette sopportare due crisi petrolifere e un boom demografico che crearono non pochi problemi al sistema industriale Italiano e alle politiche per l’occupazione. Si aggiunga anche che tali dati non tengono conto del lavoro nero che all’epoca era rilevantissimo, molto più di oggi in cui il fenomeno è sostanzialmente legalizzato (vaucher). Tutto ciò porta inequivocabilmente, sia dal punto di vista empirico che scientifico, a considerare quello come un periodo di sostanziale piena occupazione. Io non conosco la sua età ma sappia che all’epoca i migliori giovani diplomati erano chiamati dalle imprese direttamente dagli elenchi scolastici e avviati a una carriera lavorativa stabile. Tutto ciò parla di un paese nel quale l’obiettivo (perché gli obiettivi sono certi, i risultati contestuali) della piena occupazione era perseguito con buon successo. Per quanto riguarda “gli aiutini” nei concorsi, non avendo dati statistici a supporto (ai quali ci si dovrebbe sempre riferire), posso solo rilevare che almeno all’epoca i concorsi si facevano e non si eludevano trasformando gli Enti pubblici in SPA. Personalmente ho decine di amici e familiari che hanno avuto accesso al pubblico impiego senza avere nessuna raccomandazione. La saluto.

  5. Giovanni ha detto:

    Che il cosiddetto trentennio dorato non fu poi così dorato non credo di essere solo io a pensarlo. Solo che che l’epoca attuale è talmente peggiore da far apparire quella come fosse l’El Dorado.

    Ad ogni modo mi interessava solo capire cosa voi intendete per “piena occupazione” e penso che la vediamo diversamente, sarebbe inutile proseguire oltre.

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