La città infinita: intervista ad Aldo Bonomi
di ANTONIO MORRA (infonodo.org)
Certo non è facile immaginare quale sarà il futuro di Milano e della Lombardia. Perché è già molto difficile capire (o intuire) un presente in continuo movimento. Aldo Bonomi, sociologo dell’economia e del territorio, una faccia squadrata di valtellinese, gran cacciatore di comportamenti, ha voluto provare a darci una chiave di lettura del «presente che avanza», ha scomposto e ricomposto quello che noi abbiamo sotto gli occhi. Ha battezzato questa realtà «città infinita» per far capire anche ai comuni mortali la realtà ( una ) che li circonda.
Ma allora questa «città infinita» esiste o è una invenzione?
«Esiste, esiste. Perché prima di scoprirla con le parole l’ho scoperta con i piedi. Sfido ad andare in orizzontale da Varese a Bergamo: ci si inoltra in quel groviglio di paesi, capannoni, villette, palazzi, strade e automobili senza soluzione di continuità. Luoghi delimitati da cartelli stradali in azzurro o in lumbard. Qui (ed è il nocciolo della questione) l’uomo si perde man mano che la metropoli avanza di comune in comune, producendo un effetto di “spaesamento”: gli abitanti rimangono senza paese».
Una metropoli come ce ne sono tante…
«Non direi. Usurate le terminologie istituzionali: città metropolitana (se vista da Milano); città regione (quando parla il Pirellone); oppure città policentrica (con l’ottica di urbanisti e architetti) non possiamo più parlare di “Grande Milano” per definire un’area che va da Milano fino a Bergamo e Brescia passando per Varese. Come si fa?»
Una megalopoli allora?
«La megalopoli si forma attraverso un processo di “inurbazione”. Nella città infinita è diverso, rimanda a un’area come quella di Los Angeles, ma ricca di Storia. Di centri come Varese, Como, Lecco, Monza o Busto Arsizio: medie città che hanno svolto una funzione produttiva e storica per tutto il Novecento in rapporto con Milano. Oggi, però, “sono mangiate” e nello stesso tempo “mangiano” Milano, stemperano la loro specificità, si scontrano con Milano. Tutto questo territorio si trasforma, assume nuove identità. Milano si svuota riempiendosi di funzioni terziarie, l’area pedemontana viene mangiata da funzioni produttive e non, dai grandi centri commerciali, dalle multisala».
Entriamo più nel concreto.
«Bastano pochi dati: un’area di quattro milioni di abitanti, con 460 mila imprese e 1,5 milioni di posti-attività produttive; otto università e quattro aeroporti per finire con una fiera di livello mondiale a Rho-Pero capace di attrarre almeno 5 milioni di utenti l’anno».
E le persone, gli umani?
«Si scontrano su come disegnare il futuro del loro nuovo territorio attraverso le “reti”. Entrano in conflitto per decidere come spostarsi, comunicare, consumare. Azioni che tradotte sul territorio si chiamano Brebemi, la nuova autostrada Brescia-Milano, oppure Pedemontana, si chiamano Fiera o Malpensa oppure aziende multiservizi conosciute fino a poco tempo fa come “municipalizzate”. Insomma: quelle che noi chiamiamo le “reti” o i nodi strategici della modernizzazione».
Ma qual è il popolo della città infinita?
«C’è sempre stato un “primo popolo” che stava a Milano e che raccontava un “secondo popolo” che stava in provincia. Oggi, nella città infinita questi ruoli si trasformano. Basti pensare all’avanzare di alcuni protagonisti del “quarto capitalismo” come Bombassei della bergamasca Brembo o Carnini della Fattoria Scaldasole o al grande designer Antonio Citterio che, partito da Cantù, è oggi è a capo di un laboratorio di architettura che progetta a Mosca e a Tokio. Non dobbiamo dimenticare i padroni delle reti: Luigi Roth, al vertice della Fondazione Fiera di Milano e a Francesco Bettoni, presidente della Brebemi. E infine i centri del sapere: le università di Castellanza, dell’Insubria e Vita e Salute di Cesano Maderno. Nel secondo popolo che avanza verso Milano c’è anche un nuovo proletariato, quello messo al lavoro grazie alle numerose agenzie di lavoro interinale e quello delle partite Iva e infine gli immigrati che fanno funzionare la macchina produttiva della Pedemontana lombarda».
Ma tutto questo Infinito, per come lo vede e lo racconta lei, ha molti aspetti negativi a partire dallo «spaesamento?
«No, la città infinita è lo spazio da percorrere, la questione da affrontare dopo la fine della comunità originaria. Un’analisi disincantata nella quale Milano capitale produttiva non esiste più e si è trasformata nel luogo in cui le merci si rappresentano e poi si vendono, nella quale il modello capannone – villetta – giardino con nanetto è tramontato. Uno spazio da analizzare e da capire per (tentare) di inoltrarci nel futuro della regione».
L’Aldo Bonomi di questa intervista celebra una ‘cinesizzazione’ della Lombardia, descrivendo in termini grandiosi guasti come il degrado del territorio, la BreBeMi, l’università “Vita – Salute”, le agenzie di lavoro interinale, l’immigrazione. Non so se sia lo stesso sociologo Aldo Bonomi che ricorre nelle ricostruzioni degli anni del terrorismo, e nelle analisi sulla falsa sinistra al servizio del peggior liberismo, che viene descritto come un doppiogiochista, legato ai servizi e al servizio di interessi stranieri. Parla di lui in termini non lusinghieri anche la sentenza-ordinanza procedimento n. 2322/73 del Tribunale di Milano a carico di Maggi Carlo Maria, il fascista di recente condannato all’ergastolo per la strage di Piazza Loggia a Brescia; città dove un sociologo Aldo Bonomi è stato invitato, dalla fondazione culturale di A2A, e quindi col patrocinio del Comune, a tenere conferenze. Una figura, “faccia squadrata” o meno, tutt’altro che squadrata. Se fossero la stessa persona, come sembra, si potrebbe dire che Bonomi oggi descrive attraverso lenti rosa la società frutto delle deviazioni impresse al Paese dalle forze eversive con le quali da giovane ha collaborato sul campo.
Dove sarà mai questa celebrazione della cinesizzazione della Lombardia nell’analisi così disincantata di Bonomi è un mistero per me.
Negli scritti di J.C. Michea, che ho conosciuto grazie a questo sito, si spiega il “mistero della sinistra”: tematiche progressiste vengono vendute, manipolandole, agli interessi del liberismo. Un aspetto di questa mimesi è la critica che si fa apologia: come è stato detto di “Impero” di Toni Negri e M. Hardt. Negri ha una storia simile a quella di Bonomi. I due hanno collaborato al tempo delle spranghe e delle P38. Rappresentano, insieme a Sofri, una tipologia di intellettuale che per me non emana sensazioni gradevoli. Forse è appunto questo “passato” che mi ha condizionato. Nel caso di Bonomi, l’adesione alle BR, l’esfiltrazione in Israele dello stragista Bertoli; l’essere stato considerato un confidente di polizia legato ai servizi, secondo una sentenza. Una “ambigua figura” (G. De Lutiis. Storia dei servizi segreti in Italia, 1993) che ha avuto un ruolo nelle pagine cupe e sanguinose degli anni Settanta. La comparazione della sua traiettoria di vita e degli appoggi che ha avuto e ha con la sorte di Bruno Caccia, il PM che lo fece arrestare; una di quelle persone che all’opposto sono state eliminate in quanto troppo valide. L’elenco inquietante delle associazioni e personaggi ai quali Bonomi è legato nella seconda repubblica, che include forze pro UE, troppo lungo per riportarlo (A. Montella. Aldo Bonomi: un reazionario a tempo pieno, 2002) deve avermi ulteriormente influenzato nel leggere nei suoi scritti attuali l’evoluzione di un’ambiguità bene inquadrata e ben ricompensata; che è un modello per tanti “di sinistra”. Così che a mia volta proprio non percepisco limpidezza e disincanto nel lirismo col quale descrive la “città infinita” e i relativi traffici dei suoi amici e committenti ciellini e rotariani.
La linea della rivista è di pubblicare articoli esclusivamente in funzione dei contenuti che esprimono, si tratti di contenuti condivisi dal FSI (per quanto riguarda gli articoli scritti dai soci e una parte degli articoli trovati in rete) o che esprimono problemi rilevanti o osservazioni interessanti, sebbene discutibili.
Tuttavia ringrazio menici60d15 per aver sollevato i suoi dubbi e segnalato questo scritto: http://www.iskrae.eu/?p=17370 Sebbene io sia estraneo al fanatismo di A Montella, ne condivido alcuni profili che reputo irrinunciabili.