L’ideale sovranista
di DAVIDE VISIGALLI (FSI Liguria)
Più passa il tempo e molti di noi stanno capendo che non basta studiare e divulgare le scienze economiche e giuridiche per far emergere il sovranismo. Oltre alle idee serve la volontà. Sappiamo che serve e servirà la partecipazione e la militanza politica. Come promuovere nel popolo italiano questa nostra convinzione? Aver formato un partito sovranista è solo il primo importante passo. Ma si sa, storicamente l’aspetto razionale non ha molta presa sulle persone e le loro inclinazioni. Serve sempre più una scintilla, una luce in grado di far accendere la passione per portare a compimento un progetto e un programma ambizioso.
Cosa sia il sovranismo è già stato detto qui. Mentre mi sembra che si sia ben compreso il concetto della sovranità del popolo italiano, ossia la libertà di attuare autonomamente le proprie politiche, nel bene e nel male, attraverso i propri rappresentanti senza dirette influenze di potentati esterni , spesso non viene colta l’altra faccia della medaglia sovranista: la non-interferenza nelle decisioni politiche di altri popoli e Stati. Proposito che va oltre il ripudio della guerra. Tutti e due questi principi sono scritti nei primi articoli della Costituzione. Perché non si deve interferire? Perché la libertà e la sovranità di un popolo non è e non deve essere un dono dall’alto ma è necessario che sia il più alto desiderio del popolo stesso per il quale i suoi cittadini siano disposti a combattere e a sacrificarsi per il futuro del loro Paese. La libertà che non promana dal popolo non è vera libertà. Ogni popolo deve ottenerla autonomamente. Uno Stato sovranista e sovrano (si spera) non si sente superiore né tanto meno inferiore ad altri popoli o Stati con i quali interagisce da pari a pari. Il sovranismo infatti, si distanzia tanto dal globalismo che dal nazionalismo. È il giusto mezzo. Ma in politica si sa, è difficile stabilire a priori il giusto equilibrio. Da cosa partire? Protagora asseriva che l’uomo è la misura di tutte le cose. Tramite l’uomo come individuo e collettività si può arrivare al giusto mezzo e quindi, al sovranismo compiuto, o quello che almeno rappresenta per me.
Il sovranismo può e deve essere molto di più di un corpo di dati scientifici, di regole o di leggi. Mi spingerò oltre. Il sovranismo deve andare oltre la Costituzione italiana del 1948. È la stessa nostra Carta che lo esplicita e lo chiede. Infatti, come ben sapevano i nostri Padri Costituenti, la Costituzione non è un sistema di leggi da far rispettare, ma una serie di principi, derivanti dalla nostra storia come popolo, su cui basare la società presente e futura. Con queste premesse, la nostra Carta non può risultare vecchia o obsoleta così come è ridicolo proporre gli stessi aggettivi per i principi contenuti nei vangeli o nel manifesto comunista. I principi su cui si basa la Costituzione derivano da una rappresentazione di una società ideale a cui si voleva e si vuole tendere. Modello messo nero su bianco negli articoli 3 e 4. Una società in cui, parafrasando, lo Stato, e quindi il popolo, garantisce ad ogni singolo individuo il pieno sviluppo della persona umana e la partecipazione alla vita politica, economica e sociale del Paese in modo da concorrere al processo materiale e spirituale della società. Qui sta il mio riferimento ad andare oltre.
Infatti, la Costituzione si pone come obiettivo non una società statica ma una società in grado di evolvere e progredire grazie al contributo di ogni suo cittadino. Non esiste un fine predeterminato proprio perché in una società tale non ci sarebbero limiti al nostro progresso materiale, morale e spirituale! Che cosa è questo se non un grande ideale? Il sovranismo rappresenta questo ideale. Anche qui, è importante far notare il persistente ritorno del giusto mezzo, cui, secondo me, il sovranismo dovrà sempre tendere. Infatti, abbiamo bisogno di una collettività che, tramite lo Stato e le sue istituzioni, garantisca il pieno sviluppo del singolo individuo che, a sua volta, elevandosi materialmente, moralmente e spiritualmente concorrerà a far progredire la società. Quindi la collettività al servizio dell’individuo che allo stesso tempo è al servizio della collettività. Un ciclo che si autoalimenta. Un’immagine bellissima. Nessuna delle due entità (collettivo e individuo) dovrà prevalere sull’altro.
Dobbiamo lavorare sia a livello collettivo, con la nostra partecipazione alla vita partitica e alla selezione della classe dirigente, che a livello individuale. Ognuno di noi si deve responsabilizzare portando l’ideale sovranista in ogni campo del sapere e della nostra vita. Ogni decisione intrapresa deve poter avere un’accezione sovranista. Dobbiamo creare un modo di vivere sovranista. Non è assolutamente facile, ma abbiamo il dovere di provarci. Ogni sovranista che si ritiene tale deve partecipare alla vita politica del suo Paese sapendo dentro di sé che la comprensione di sé stesso e quindi la sua conseguente elevazione materiale e spirituale è un processo continuo e faticoso che tende al giusto mezzo tra egoismo e nichilismo.
Cerchiamo quindi di portare un po’ di sovranismo nella vita di tutti i giorni, in ogni nostra piccola azione, e l’ideale di una nuova società a dimensione umana germoglierà e farà da fondamenta e traino alla nostra partecipazione politica presente e futura.
Proviamoci.
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