di GIORGIO LA PIRA
1 maggio 1958, S. Giuseppe operaio
Beatissimo Padre,
permettete che in questo giorno consacrato a S. Giuseppe ed al lavoro cristiano ed alla società cristiana fondata sulla famiglia di Nazareth e sulla bottega di Nazareth, io vi scriva questa lettera quasi a naturale complemento della precedente concernente l’Italia ed il suo «destino» (vocazione e missione) nell’edificazione del «nuovo universo» delle nazioni.
Il punto di partenza di questa mia lettera non può essere che la vostra parola così precisa e luminosa: «l’Italia ideata e voluta da Dio come terra in cui ha sede il centro della Sua Chiesa, fu oggetto, i come di un suo speciale amore, così di una sua specialissima azione. Perché nessun popolo ha, come il popolo italiano, i suoi destini congiunti con l’opera di Cristo» (discorso ai Marchigiani).
Dunque? Dunque la vocazione e la missione dell’Italia in questo punto così determinante della storia delle nazioni -mentre si sta generando ed edificando un nuovo universo delle nazioni- è definita marcatamente dal mandato del Signore: -vos lux mundi! …luceat lux vestra coram hominibus ut videant opera vestra bona et glorificent Patrem vestrum qui est in coelis. [“Voi siete la luce del mondo! Risplenda la vostra luce al cospetto degli uomini perché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli”, Vangelo di Matteo, V, 14-16, ndr] Dunque una città sul monte, destinata a rifrangere -attraverso tutte le sue strutture, da quelle economiche e tecniche a quelle sociali, politiche, culturali, artistiche e «mistiche»- la luce di Cristo (che essa riceve dalla Chiesa di Cristo ). Dunque una nazione fedele alla quale il Signore, nel giudizio, può rivolgere la parola benedetta: “Mihi fecistis! Intra in gaudium Domini tui” [“L’avete fatto a me! Entra nella gioia del tuo Signore”, ndr] (S. Matteo, XXV, 31). Perché il giudizio finale S. Matteo lo profila come giudizio sulle nazioni (… Tutte le nazioni saranno adunate innanzi a Lui!).
Beatissimo Padre, quale fine, quale vocazione e quale missione per un popolo ed una nazione i cui destini sono così intimamente congiunti con l’opera di Cristo! Ma allora cosa fare in concreto per rispondere a questo fine, a questa vocazione a questa missione? Come far penetrare la luce di Cristo nelle «strutture» della nazione? Come strutturare, quindi, la vita politica (e, quindi, quella economica, tecnica, sociale, culturale ecc.) affinché essa possa insieme accogliere e rifrangere, sul mondo delle nazioni, la luce di Cristo? Questo è il problema.
Le elezioni italiane prossime e la vita politica italiana prossima si devono porre in questa prospettiva: vocazione dell’Italia e missione dell’Italia nella edificazione del nuovo universo delle nazioni (nazioni di Africa, Asia ecc.). Ebbene, Beatissimo Padre: una «operazione» da compiere rapidamente e decisamente è quella concernente le strutture della nostra economia e le strutture conseguenti del mondo del lavoro in Italia. Beatissimo Padre, un popolo ed una nazione i cui destini sono così connessi con l’opera di Cristo; un popolo ed una nazione destinati ad avere una parte così essenziale per l’edificazione del nuovo universo delle nazioni (si pensi al Mediterraneo, alle nazioni arabe, ai paesi dell’ Africa e dell’ Asia), non può lasciare più oltre le sue strutture economiche (e sociali e politiche) tessute con i principi anticristiani ed antiumani del liberalismo. Gli insegnamenti della Chiesa parlano chiaro: da Leone XIII a Pio XI (la grande Enciclica Quadragesimo Anno!) a Pio XII, la condanna del liberalismo economico (e non soltanto economico) è estremamente chiara e decisa!
Il tossico della civiltà, la causa del comunismo è espresso ed è contenuto in questo tessuto di «norme liberali» che hanno come radici il bellum omnium contra omnes (homo homini lupus!). Sapete, Beatissimo Padre, la forza davvero demoniaca del danaro accentrato in poche mani! Pensate: la sorte dei lavoratori, in Italia; la stabilità del loro lavoro e del loro pane: il loro avvenire, è sempre e solamente nelle mani di questi padroni «anonimi» che dispongono senza controllo alcuno del destino delle loro aziende. Una azienda chiude: duemila operai sono licenziati: chi controlla? Chi dà garanzia e giustizia? Nessuno: la cosa più preziosa dell’uomo -dopo l’orazione e la vita interiore- il lavoro, è nelle mani incontrollate (spesso avare ed impure) del «padrone!». L’azienda viene chiusa; gli operai licenziati; l’economia nazionale ferita; la pace sociale turbata; le famiglie disgregate; la fede religiosa indebolita o perduta: -chi controlla? Chi garantisce? Chi giudica? Nessuno!
Beatissimo Padre, non sono sogni, questi: sono severe realtà di ogni giorno! Perché c’è il comunismo? Perché il socialismo fiorisce e fiorirà ancora? La risposta è tutta (o quasi) nelle situazioni che vi descrivo: è in questa «situazione liberale e capitalista» che ancora domina in Italia recando estremo malessere nel mondo operaio. La casa è incerta, la bottega è incerta, il pane è incerto: questa radicale, strutturale, incertezza delle cose essenziali all’esistenza di ogni giorno (pane quotidiano) è la causa prima che genera la protesta degli operai e la loro adesione, col voto, ai partiti di sinistra.
Beatissimo Padre, quando Don Sturzo scrive i suoi articoli sul Giornale d’Italia (!) -articoli astratti, scritti da chi non conosce che la sua camera da studio e da chi non conosce che certi «schemi mentali» scambiati per principi- noi sentiamo una amarezza profonda. Ma non esiste, non esiste, non esiste, quel «libero mercato» a cui si fa sempre ricorso, come se fosse un principio teologale! Non è vero in teoria e non esiste in pratica: ciò che esiste in pratica è il triste fenomeno della disoccupazione e della incertezza dell’occupazione: due fatti dovuti essenzialmente alla strutturazione liberale dell’economia e della finanza.
Strutturazione marcata in Italia: perché il liberalismo degli altri paesi più maturi (Inghilterra, Stati Uniti) è stato capace di creare strumenti teoretici e pratici di alto valore (gli strumenti dell’ economia «volontaristica» keynesiana) che hanno «aggredito» con efficacia la disoccupazione e la incertezza dell’occupazione creando il sistema del pieno impiego e della sicurezza sociale. Questi sistemi presentarono all’inizio qualche difficoltà: ma ora si sono affinati: e l’Inghilterra non solo laburista, ma anche conservatrice si vanta di essi come di una conquista sociale e politica di altissima significazione umana e cristiana. E il comunismo in Inghilterra, non esiste!
E noi, Beatissimo Padre? Noi con le situazioni di cui Vi ho sopra parlato? (Proprio un’ora fa mi telefonano avvertendomi che la «Galileo» di Firenze minaccia 800 licenziamenti: chi controlla? chi giudica? chi interviene? Nessuno: perché anche il nostro governo è un governo, sebbene D.C., «liberale» nell’animo e nella orientazione) (Né la colpa è del governo: è la struttura economica e giuridica del paese che è sbagliata). Cosa bisogna fare? Decidersi a mutare il volto liberale della nostra economia: non è un volto «personalista»: no: è un volto individualista: va contro il bene comune che è la norma orientatrice dell’etica sociale cristiana (e naturale insieme).
Voi stesso lo avete detto proprio in questi giorni: ormai «non vi è movimento politico o sociale che non metta in qualche modo alla base di ogni sua struttura questa concezione, per così dire, comunitaria dello Stato e del mondo» (26 aprile 1958). Allora? Come è possibile che l’economia italiana (economia e finanza) restino ancora strutturate con norme sbagliate dal punto di vista filosofico e teologico, con norme altresì errate anche dal punto di vista a strettamente economico? Norme invecchiate, superatissime dai nuovi e vitali schemi dell’economia “copernicana”, per così dire, che è economia sperimentale e finalizzata (dal pieno impiego).
Beatissimo Padre: si vuole sradicare il «socialismo»? Si vogliono riprendere le «masse» umane e fare che esse ritornino nell’ orbita integralmente cristiana? Altra via -dopo quella della preghiera- non c’è: mutare le strutture economiche, fare otri nuovi: assicurare il pane e la dignità dei lavoratori. Si creerà così una società più giusta ove la grazia del Signore, ove l’amore del Signore, potrà circolare più rapidamente, più liberamente.
Perché quando è assicurata la casa per la famiglia e per l’amore della famiglia; la bottega per il lavoro e per la gioia e la creatività del lavoro; allora anche la Chiesa ha capacità di espansioni più profonde e più vaste: perché casa e bottega hanno bisogno della Chiesa; ma anche la Chiesa ha bisogno, per espandersi, del «tessuto» che a
Lei offrono le case e le botteghe. Proprio come a Nazareth: la casa, la bottega, il tempio!
Beatissimo Padre, perché vi scrivo queste cose proprio, oggi? Perché San Giuseppe patrono della Chiesa, ci deve proprio aiutare! Deve aiutare questa nostra grande Patria ove il tossico anticristiano del liberalismo più gretto ed egoista è ancora tanto abbondante e tanto radicato nell’ organismo dirigente della nazione! Perché Beatissimo Padre, sapeste come è diffuso questo male, anche fra i cattolici che hanno in mano le leve più potenti dell’ economia, della finanza, della politica! Credono -e sono finanche Capi di Azione Cattolica!- che esistono davvero, quasi leggi naturali e di origine divina! le così dette «leggi» dell’economia liberale! Credono a Ricardo, a Bastiat, a Malthus; alla «legge di bronzo dei salari» e così via!
Fa una pena immensa questa ignoranza che non è solo di natura teologica e filosofica, ma anche di natura specificatamente tecnica ed economica! Questi dirigenti non studiano, non sperimentano; hanno schemi mentali vecchissimi: sono dei «tolemaici» in pieno periodo «copernicano». Purtroppo le conseguenze di questa ignoranza sono gravi per la società e per la Chiesa: perché la radice del comunismo è, in sostanza, qui! Sradicare il mondo liberale; sradicare i principi liberali; sradicare la mentalità liberale; dare il senso cristiano, «comunitario», della società, della nazione, del mondo; altra via, per sradicare il comunismo, non c’è. E si tratta di un fenomeno a dimensioni mondiali: e di un fenomeno che richiede interventi decisivi e pronti.
Beatissimo Padre, noi cattolici italiani impegnati nella politica abbiamo responsabilità gravi: se non spezziamo con decisione ferma le catene del liberalismo, la nostra azione sarà vana: non compiremo la missione che Dio ci affida in questa ora storica così essenziale per l’avvenire del mondo e della Chiesa. Il male si cura sradicando la causa: e la causa -in tutti i piani in cui essa opera: da quella del pensiero a quello dell’ azione, individuale e collettiva- ha un nome: «liberalismo».
È vano lottare contro il comunismo se non si ha il coraggio di sradicare la mala pianta che lo produce e lo alimenta: il liberalismo. È il problema essenziale questo che si presenterà alla politica italiana prossima: e quante pene essa ci darà! Perché questi «liberali» sono dovunque: sono presenti nelle leve essenziali di comando dell’economia e della finanza e della cultura e della politica: ed influenzano profondamente molti dei «nostri» i quali o non studiano più o non riflettono: o non hanno ancora intuito le immense dimensioni religiose e civili della crisi che stiamo attraversando!
Beatissimo Padre, cosa dobbiamo fare? “Ite ad Joseph” [“Andate da Giuseppe”]: è per questo che vi scrivo in questa festività preziosa ed augurale! La civiltà autenticamente cristiana è quella del tipo di «Nazareth», del tipo di San Giuseppe: ove, cioè, è sacra la casa, è sacra la bottega: perché nella casa c’è Gesù; nella bottega c’è Gesù; con Maria e Giuseppe. Questi valori sacri devono essere restituiti agli uomini: non devono essere spezzati da una concezione del mondo -quella liberale- che ignora il mistero della grazia, dei sacramenti, della Chiesa, e che è atea e materialista quanto atea e materialista è la concezione comunista che da essa è sorta, come frutto da seme, come effetto da causa.
Noi, Beatissimo Padre, lotteremo senza tregua contro questo cancro sociale che ha «secolarizzato» la civiltà e l’ha condotta -esso!- sul ciglio dell’abisso! S. Giuseppe ci aiuti; la dolce Madre nostra Maria ci aiuti; e Voi, Beatissimo Padre, paternamente benediteci.
Filialmente
La Pira
da G. La Pira, Beatissimo Padre. Lettere a Pio XII, a cura di A. Riccardi e I. Piersanti, Mondadori 2004
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