L’importanza della comunità – L’individualismo sociale all’origine del tramonto della civiltà europea
di AZIONE CULTURALE (Riccardo Sogliaghi)
La storia dell’uomo ci insegna che lo sviluppo e la prosperità di quest’ultimo, sono derivate dalla sua capacità di aggregarsi e di collaborare per il raggiungimento di un obiettivo comune. Fu così dall’alba dei nostri giorni, quando gli ominidi si svilupparono in branchi e successivamente quando gli uomini diedero origine alle tribù, alle città stato, alle nazioni ed infine, agli imperi. Alla base di tutto ciò, c’era un’organizzazione tanto semplice, quanto importante: la comunità.
Che cos’è la comunità? La comunità è un insieme di persone unite tra di loro da rapporti sociali, linguistici, morali, vincoli organizzativi, interessi e consuetudini comuni. Ciò che va al di là della pura definizione linguistica, è il senso di comunità. Questa condivisione culturale e spirituale ha plasmato i popoli nei secoli e ne ha garantito la sopravvivenza, l’espansione o l’annichilimento. Questo senso di comunità però, nella civiltà europea, è stato minato negli ultimi decenni dal diffondersi di un individualismo apatico, sostenuto ed enfatizzato, indirettamente o meno, dal fenomeno della globalizzazione.
Le radici di questo egoismo etico però, sono da ricercarsi in un passato più lontano e da eventi diversi e concatenati tra loro, che hanno portato alla perdita dei tre pilastri su cui si basa la comunità. Ossia: l’obbiettivo comune, la condivisione dei valori e la coesione sociale. Dopo l’eredità della cultura greca, ma soprattutto di quella romana, furono due gli eventi che influirono maggiormente sullo sviluppo politico e sociale dell’Europa: l’avvento del cristianesimo e l’illuminismo. Soprattutto questa seconda ideologia è quella che forse ha maggiormente rivoluzionato la storia dell’uomo e che ha plasmato il nostro mondo moderno. Ideologia nata per “illuminare” appunto le menti degli uomini, annebbiate dall’ignoranza e dalla superstizione (che in chiave moderna viene vista come tradizione), servendosi della ragione e della scienza.
Queste idee, nobili e condivisibili, hanno paradossalmente portato ad esiti nefasti per le nostre società. Oltre al diffondersi di ideologie liberali, che spesso erano in contrasto con i principi di collettività, l’elemento veramente destabilizzante fu la nascita della borghesia. Questo nuovo ceto sociale esplose grazie alla rivoluzione industriale e modificò significativamente gli equilibri di potere e di ricchezza nelle società europee. Gli sforzi politici e finanziari che fino ai quei tempi erano stati monopolio delle case regnanti e di una piccola élite nobiliare, iniziarono a deviare su interessi privati. Il fato delle comunità europee, fino a quei tempi vincolato in modo simbiotico alle varie dinastie, devio su interessi borghesi spesso trasversali e interstatali. Un aspetto interessante di questo mutamento sociale, fu la transazione del concetto di ricchezza, che passò dal suo legame alla proprietà terriera, a quello più astratto del denaro. Ciò allontanava i borghesi da quel legame con il territorio e le sue comunità. Cosa che non avveniva per le precedenti élite nobiliari.
I decenni si susseguirono e tra le varie ideologie nate tra il XIX e XX secolo, si impose, dopo la fine della seconda guerra mondiale, il capitalismo. Grazie al capitalismo, i paesi dell’Europa occidentale conobbero uno stato di benessere mai visto prima e che per la prima volta nella storia umana, coinvolse tutti i ceti sociali. Ciò elevò anche il proletariato a borghesia, estendendo così le caratteristiche culturali di quest’ultima, alla quasi totalità della popolazione continentale. Figlie della cultura capitalistica, si diffusero l’idea di profitto sfrenato e di concorrenza, che aumentarono ulteriormente il gap tra l’interesse comune e l’interesse individuale. Ciò ha portato ai giorni nostri, ad un indebolimento degli stati nazionali, precedentemente espressione e punto di riferimento delle comunità europee. Oggi giorno le decisioni politiche dei vari governi sono completamente in balia di gruppi finanziari interstatali, che perseguono i propri interessi, spesso in contrasto con il bene della loro comunità. Ciò alimenta un ulteriore individualismo poiché il cittadino, non sentendosi più tutelato e rappresentato, si allontana dal mondo politico e dai sentimenti nazionali.
Oltre alla sopracitata divisione di intenti, un’altra calamità ha colpito le comunità europee, la perdita dei valori. Evento che trova anch’esso le sue radici nell’illuminismo, ha visto il suo acuirsi nel dopoguerra e dopo la rivoluzione culturale del 1968. L’invasione culturale americana, grazie al controllo dei governi europei e dei loro media mainstream, ha distrutto secoli di storia e valori che avevano costituito le fondamenta delle comunità europee. Battaglia che continua tutt’oggi contro ciò che rimane del socialismo europeo.
Per l’ultima, ma non meno importante, la perdita dei contatti sociali. Causa diretta o indiretta dell’evoluzione tecnologica, stiamo assistendo in questi anni ad un isolazionismo sociale che coinvolge tutte le generazioni europee. Dai bambini che prediligono i videogame ai giardinetti sotto casa, agli adolescenti che si perdono nei social network, agli adulti che concentrano il loro mondo lavorativo e intrattenitivo negli smartphone e nei tablet. La tecnologia che avrebbe dovuto migliorare le nostre vite e che parzialmente lo ha fatto, ha finito per essere la tomba dei contatti sociali. Milioni di individui ormai si sono chiusi in un mondo loro, perdendo il contatto con la comunità e vivendo spesso delle vite surreali. I contatti sociali si sono molto ridotti e spesso conosciamo di più la vita del nostro cantante preferito, piuttosto che quella del nostro vicino di casa.
Questa è la fotografia delle nostre comunità moderne. Questa è la fotografia delle nostre case comuni che iniziano a scricchiolare dopo che le loro fondamenta sono state ormai compromesse. Se non ci sarà una riscoperta dei nostri valori e una nuova coesione sociale, non ci potrà essere una comunità di intenti e pertanto non potrà esserci una comunità. E se non ci sarà una comunità, non ci potrà essere un futuro per noi europei.
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