Da chi copiare: senza Aljazeera?
Dopo aver buttato benzina su un fuoco che ha fruttato al popolo libico (finora) ben sei giorni di "volenterosi" bombardamenti, Aljazeera ammette, seppur implicitamente e per "interposta persona" (traducendo cioè in arabo un editoriale del Washington Post), la verità nota a qualsiasi persona informata minimamente sui fatti: "Gheddafi continua a godere di un' autentica popolarità presso una fetta non indifferente del popolo libico". Nell'editoriale, comparso stamane sul sito dell'emittente qatariota, si legge: "Dopo sei giorni di bombardamenti, diventa evidente che Gheddafi può contare sulla lealtà di una parte molto consistente della popolazione in ampie zone territoriali fuori dal controllo degli insorti".
E ancora: "Il governo libico ha garantito un livello elevato di benessere, e un pacchetto di generosi servizi sociali che spaziano dall'istruzione alla sanità. Persino gli oppositori di Gheddafi, attenti a non farsi sentire dagli informatori della sicurezza, ammettono che egli gode di percentuali autentiche di sostegno". E uno.
Un mio lettore mi scrive confermando che la stessa impressione si ricava anche dall'esame approfondito del diario da Tripoli su Repubblica, che pur non è tenera (più che altro in chiave anti-berlusconiana) con il governo libico (il quale ovviamente cerca di tirare acqua al suo mulino con ogni mezzo possibile, messinscene incluse): "Non posso che restare ammirato dalla tua conoscenza della materia e, nel tentativo di sgrassare la mia limitata comprensione del caso libico dai condizionamenti della superficie dei nostri media, oggi ho esaminato con attenzione tutte le 'puntate' del "Diario da Tripoli" che Vincenzo Nigro tiene su Repubblica: Ho così scoperto cose interessanti: i bombardamenti sulle folle e la fossa comune sulla spiaggia, in effetti, sarebbero informazioni quanto meno non confermate diffuse da Al Jazeera e tuttavia almeno in apparenza prive di fondamento; in Tripolitania Gheddafi gode di un ampio sostegno popolare, per quanto le città di Misurata e Zawia siano in rivolta; quelli che i media occidentali chiamano 'scudi umani' sono in realtà cittadini libici certamente condizionati e mobilitati dal regime, ma che si radunano nei luoghi che potrebbero essere bersaglio dei bombardamenti occidentali con relativa convinzione personale". E due.
Ma mentre le opinioni dei libici e degli arabi favorevoli al Fratello Colonnello (o che semplicemente lo considerano il male minore rispetto all'Occidente) si sprecano nei commenti del sito di Aljazeera, ciò che ha sorpreso e lasciato interdetti molti lettori del Manifesto è che le stesse opinioni vengono ribadite anche sul loro quotidiano di riferimento da firme di primo piano: Valentino Parlato ha confermato di non essere affatto "un sostenitore pentito" di Gheddafi, e ribadisce che in Libia "c’è una sorta di welfare petrolifero, nel senso che la manna dell’oro nero non si ferma alla famiglia dominante ma viene distribuita anche alla base sociale". Luciana Castellina lo descrive invece come "Il vecchio leone ancora spavaldo". E tre.
Ieri, se vi ricordate, ho anche riportato l'analisi di George Friedman, influente esperto di intelligence che ribadiva le stesse identiche cose. E quattro.
E dire che queste sono cose note a questo blog da anni. Lo dissi già nel 2009, in occasione della sua prima visita ufficiale in Italia (come passa veloce il tempo, neh), che il simpatico provocatore Ghedaffi godeva di un sostegno non indifferente nel suo paese. Affermazione che ho ribadito immediatamente alle prime avvisaglie di agitazione in terra libica, mentre alcuni dilettanti allo sbaraglio affermavano che le mie posizioni su Gheddafi erano "insostenibili" e che mi mancassero nientepopodimeno che "gli strumenti culturali" per analizzare la situazione nel mondo arabo.
Mi chiedo cosa faranno ora questi "corrispondenti" specializzati nel seguire gli eventi dagli schermi della rete del Qatar che neanche un mese fa si stracciavano le vesti dicendo che quella libica era "una sollevazione popolare", che definirla guerra civile "era improprio" perché ci sono le testimonianze di quelli che "parlano con Aljazeera". Ora che anche l'ipocrita rete del Qatar, unica fonte di ispirazione delle loro cosiddette analisi e articoli, lascia timidamente trapelare le stesse cose che dicevo io sin dal primissimo giorno possono crederci o si aspettano che anche Sarkozy gliele detti in conferenza stampa?
anche questa intervista non mi pare male per chiarirsi le idee….
……. e quando ho detto questa cosa dopo tre giorni di bombardamento mediatico, mi son preso del deficente !!!
Sono vere le notizie secondo le quali Gheddafi & C. [e famiglia, o tribù, in questo caso] avrebbero portato all'esterno una fortuna di circa 100 miliardi di euro, o di dollari, che sarebbe un po' meno, ma comunque sempre tantissimo?
Se ciò fosse vero – e non il frutto della disinformazione occidentale – Gheddafi farebbe sembrare Berlusconi un pezzente …
Nel caso sia vero, inoltre, a chi può aver sottratto il suddetto quelle risorse?
Se ciò e vero, per pura ipotesi, è logico che questo "vecchio leone ancora spavaldo" [leone?] ha concesso qualche contentino ai libici, gettandogli le briciole e non riducendoli – data la grande disponibilità di risorse derivanti dalla vendita di petrolio e gas – come gli abitanti del Mali.
Saluti
Eugenio Orso
Stavolta devo dire di essere in totale disaccordo con Eugenio Orso. Il mio disaccordo risale a quando egli si è pubblicamente schierato con "i topi di Tobruk" (dicendo peraltro, senza volerlo, una cosa giusta: sono emanazioni del Regno Unito). Non so se alla base della sua posizione ci sia un analisi o semplice pregiudizio anti-berlusconiano esteso all'intero governo libico; quel che è certo è che stavolta Orso ha assunto una posizione sbagliata, a differenza dei tanto vituperati (anche da me) sapientoni di Conflittiestrategie.
p.s. la storia dei 100 miliardi è una balla, come cercherò di dimostrare in un prossimo articolo.
La posizione che ho assunto è dovuta al fatto che non posso accettare lo spietato "opportunismo geopolitico" che trasforma una rivolta di popolo – o di una parte significativa del popolo, nel caso libico – sempre e comunque in manovre imperialistiche decise a tavolino dagli americani o dai loro collegati, non riconoscendogli alcuna spontaneità.
Né accetto la posizione di chi vede nei rivoltosi degli "angioletti" che spontaneamente vogliono la liberaldemocrazia, i diritti umani, le libertà economiche capitalistiche, e via elencando, perché si tratta di un'evidente mistificazione.
L'"opportunismo geopolitico", nel primo caso antiamericano ed antioccidentale, porta a negare i massacri compiuti da miliziani e mercenari di Gheddafi e ad enfatizzare i danni e le perdite in termini di vite umane provocati dai bombardamenti "volenterosi".
Allo stesso modo, l'"opportunismo geopolitico" proamericano – nel secondo caso – amplifica gli effetti delle azioni dei gheddafiani contro la popolazione civile libica e nega o minimizza le perdite causate dall'azione militare occidentale.
Io non accetto questo cinico gioco.
Per quanto ci siano incertezze sulla "identità" dei rivoltosi, ritengo questi ultimi abbiano buone ragioni per rivoltarsi al regime gheddafiano – che non è certo un fulgido esempio di democrazia diretta, come qualcuno ha creduto – e che hanno diritto ad avere una chance, pur nell'incertezza delle loro intenzioni.
Non ho assunto, quindi, una posizione filo-occidentalistica, ma guardo sempre e comunque al fondo della piramide, e per questo motivo credo di essere coerente con ciò che ho affermato fino ad ora.
Eugenio Orso