Fondare la decrescita: l'argomento del carattere finito delle risorse
di Stefano D’Andrea
Sono ormai in molti a credere che dovremmo smetterla di porci l’obiettivo della crescita. Ossia di aumentare, di anno in anno, quanto più possibile e per sempre, per ogni anno che verrà, per tutta l’eternità, la produzione e lo scambio di merci.
Perché dovremmo smettere di perseguire l’obiettivo della crescita economica? Gli argomenti addotti sono tanti. E questa è una circostanza indicativa. Da un lato, lascia ipotizzare che manchi, fino ad ora, un argomento decisivo, il quale renda inutili tutti gli altri; dall’altro segnala una diffusa volontà di abbandonare l’obiettivo della crescita eterna: una volontà che si fonda su una somma di argomenti, più che su un ragionamento che muova da uno specifico profilo. E’ come se si volesse convincere l’interlocutore che da qualunque parte si osservi il fenomeno della crescita, esso deve essere abbandonato. Io sono sempre scettico quando si verifica una situazione di questo tipo – quando qualcuno sta cercando di ingannarci, adduce sempre molte ragioni che spingerebbero a comportarci come lui suggerisce – e resto convinto che sia sempre necessario, in questo come in altri casi, elaborare l’argomento decisivo. Perciò ho deciso di passare al setaccio gli argomenti tradizionalmente addotti a favore della scelta della decrescita.
Un primo argomento dice: le risorse sono finite. Perciò la crescita infinita è impossibile.
Questo argomento è debolissimo e non dovrebbe essere utilizzato dai sostenitori della decrescita. Provo a spiegare il perché. Intanto osservo che la debolezza di un argomento dipende dal fatto che esso ha bisogno di altri argomenti al suo fianco. Non può stare da solo. Necessita di compagni, altrimenti, una volta smontato, la tesi rimane senza alcuna giustificazione.
Il primo elemento di debolezza dell’argomento del carattere finito delle risorse, già di per se decisivo, è che si tratta di un argomento che non muove da un obiettivo alternativo, che sarebbe sacrificato dal perseguimento della crescita. Per obiettivo alternativo intendo un obiettivo fondamentale, intorno al quale una comunità politica si organizzi. Ma questo è un carattere proprio di molti degli argomenti con i quali si sostiene la teoria della decrescita, come si vedrà.
L’argomento del carattere finito delle risorse, non solo non muove da un obiettivo alternativo, ma nemmeno esprime un giudizio di disvalore per la crescita eterna in sé e per sé. Semplicemente si limita ad osservare che la crescita eterna è impossibile.
Se dovessi controbattere a un argomento del genere obietterei superficialmente: a) che non si vede per quale ragione dovremmo decidere di smettere di crescere oggi, anziché tra cento anni; b) che se altre società si incammineranno sulla strada della decrescita si aprirà la possibilità di accaparrarci “risorse” che altrimenti non sarebbero disponibili, sicché noi potremmo evitare, almeno per un po’ di tempo, di abbandonare la crescita; c) che, comunque, quando i problemi si presenteranno e comincerà a scarseggiare una o altra risorsa, i cittadini italiani riorganizzeranno la loro vita in modo diverso, adattandosi alla nuova situazione, magari riacquisendo caratteri, usanze e prassi abbandonate nell’ultimo cinquantennio, sicché non vedo la ragione per la quale si dovrebbero anticipare i fatti: si lasci che i fatti accadano; d) che l’esaurimento delle risorse ancora non si vede all’orizzonte e non dispongo degli strumenti matematici e scientifici per verificare se le opinioni dei catastrofisti, che sostengono essere già stato raggiunto il picco del petrolio e prevedono gravissime conseguenze, siano fondate e meno. In mancanza di quegli strumenti, perché dovrei credere a taluni scienziati come si crede in Dio? Anche sotto questo profilo conviene attendere gli eventi.
A questo punto il mio ipotetico contraddittore interverrebbe aggiungendo argomenti diversi: l’inquinamento; lo stress della vita moderna; la considerazione che il PIL non misura la felicità; e così via.
Questa sarebbe la prova che l’argomento delle risorse finite non ha alcun valore decisivo e a rigore non ha alcun valore. Non è in grado, di per se, di persuadere l’uditorio che, già da domani, occorre abbandonare l’obiettivo della crescita economica.
Perciò la decrescita deve essere fondata su un altro argomento, diverso da quello che dà per dimostrata l’impossibilità teorica della crescita infinita. Se possedessimo gli strumenti di propaganda e gli avversari non li avessero, potremmo utilizzare qualunque argomento. Alla fine riusciremmo a lavare il cervello agli ascoltatori-vedenti-utenti. Ma non possediamo gli strumenti di propaganda e allora dobbiamo disporre di una buona teoria e dobbiamo anche sapere che non c’è alcun bisogno di fondare ciò che vogliamo su affermazioni scientifiche. Noi vogliamo ciò che per noi ha valore. E ciò che ha valore per noi è semplicemente oggetto di una decisione. Abbiamo semplicemente deciso di volerlo. Le cose potrebbero stare così anche per la decrescita. Prima però conviene sottoporre ad analisi tutti i tradizionali argomenti con i quali viene motivata. Può darsi che uno di essi si riveli decisivo. A ciascuno di essi dedicheremo un breve articolo. Per ora ci accontentiamo di aver illustrato la estrema debolezza e anzi l'insignificanza dell’argomento secondo il quale la decrescita dovrebbe essere scelta perché le risorse sono finite e quindi la crescita infinita è impossibile.
Non sono d'accordo.
Quello che hai presentato come argomento non lo è affatto: è un postulato logico. Non ha bisogno di essere dimostrato, come non ne ha bisogno la proposizione "se da un insieme finito X sottraggo ad intervalli costanti una quantità X/n, entro un periodo T proporzionale all'entità di X il procedimento non sarà più riproducibile." o, se preferite, "la stessa mezza dozzina di vermi non può rodere la stessa mela all'infinito". Certo, si potrebbe ribattere che , essendo X l'insieme delle risorse del piante terra, esso assommi quantitativi così giganteschi di materie prime e quant'altro da spostare la "data" dell'esaurimento in un futuro talmente remoto da essere al di fuori del raggio delle nostre preoccupazioni. Vero, come è d'altro canto vero che, nell'esempio, ho parlato di "intervalli costanti". In realtà i ritmi di esaurimento delle risorse sono in aumento esponenziale, in quanto il dato dell'industrializzazione è un dato dinamico, non statico, e sempre più popoli e paesi si accingono a partecipare (ed è loro sacrosanto diritto) al banchetto. Tornando a noi: ribadisco, "le risorse sono finite. Perciò la crescita infinita è impossibile" è un assioma che non necessita di dimostrazioni; non è un argomento a favore della decrescita, è semmai, questa cosa che chiamiamo decrescita, uno dei possibili atteggiamenti che si possono assumere di fronte a quell'assioma.
Di fronte al FATTO che le risorse sono in esaurimento, sono possibili, a livello di indirizzi politici, diverse opzioni. Enuncerò le più interessanti. La prima, più ovvia e ragionevole, è che i beni vengano razionati, le libertà democratiche ridotte, gli f-16 messi in stato d'allerta e le conseguenze dell'industrializzazione vadano “esternalizzate” (un esempio pratico: i rifiuti tossici delle fabbrichette del triveneto interrati nell'agro casertano).
La seconda, decisamente più impegnativa, è appunto la decrescita; sulla teoria e la pratica di questa “visione” ci diffonderemo di più in seguito. Per ora è sufficiente che sia chiaro che l'assioma della finitezza delle risorse NON è un argomento a favore della decrescita, ma è la questione (frage) a cui la decrescita tenta di dare risposta (losung).
"non c’è alcun bisogno di fondare ciò che vogliamo su affermazioni scientifiche. Noi vogliamo ciò che per noi ha valore."
Messa così tutta l'epistemologia assume un valore fortemente relativista e dà pienamente ragione a Feyerabend quando afferma che il metodo scientifico consiste in un semplicissimo "anything goes" (qualsiasi cosa va bene). Viene fortemente limitata quindi la pretesa di "oggettività" dell'indagine scientifica a fronte di ciò che lo scienziato considera di valore. Si assiste così ad uno scontro di dati e teorie senza soluzione di continuità. Vedasi il caso dei cambiamenti climatici.
La problematica aperta è sempre la stessa: cosa ci interessa veramente? In base al sogno che vogliamo realizzare si apriranno conseguentemente teorie e dati. Non viceversa.
Il sogno attuale è ormai logoro, come dimostrano gli episodi sempre in crescita di insofferenza. E' perciò importante ripartire da considerazioni differenti e risognare tutto. Riconsiderare ad esempio i limiti. Non si tratta di questioni prettamente scientifiche in base a quanto finora detto. Si tratta di modestia. Certo, perchè accontentarsi? L'epistemologia non tiene in alcun conto la modestia. Ma l'epistemologia, come ho appena detto, è un sottoinsieme da ascrivere al grande insieme della filosofia. Non ne determina gli andamenti, ma ne viene pilotata. E la modestia è da sempre un elemento valutato in ambito flosofico, basti pensare ad Epicuro.
Ecco, una scienza Epicurea sarebbe altamente auspicabile. Non più una epistemologia prevaricatrice (Popper inventò la falsificabilità per tagliare fuori Marx e Freud dall'alveo scientifico) ma scienza della sostenibilità che si ponga a servizio dell'uomo e non viceversa, come affermato nel motto della Fiera Internazionale di Chicago del 1933: "Science finds, Industry applies, Man conforms" (La Scienza scopre, l'Industria realizza e l'Uomo si adatta).
Gentile signor D'Andrea,
di solito i suoi ragionamenti mi piacciono molto ma in questa caso proprio no. Mi ricordano le discussioni dei capi sull'isola di Pasqua. Non si può aspettare che l'ultimo albero venga abbattuto per invertire una rotta altamente distruttiva non solo delle risorse ma dell'umanità
Gentile Daniela,
credo di non aver ben spiegato la ragione dell'articolo e quindi di aver provocato qualche incomprensione o dissenso che avrei potuto evitare.
Lo faccio ora, anticipando ciò che sarò costretto a chiarire nel prossimo articolo della piccola serie.
La decrescita presenta due ordini di problemi.
Il primo riguarda la sua essenza. Cosa si intende per decrescita? Su questo tema non mi soffermo e do per scontato che esista un nocciolo duro del concetto che accomuna tutte le possibili concezioni. Tornerò sul tema dopo aver scritto la serie degli articoli dedicata agli argomenti a favore della decrescita.
Il secondo è il problema, poco discusso o forse ignorato e che può apparire di lana caprina degli argomenti da invocare a sostegno della decrescita. Se il discorso della decrescita deve diventare un discorso di dominio pubblico, diffuso, credo sia importante interrogarsi sugli argomenti che devono sostenere la proposta della decrescita. Alcuni, per esempio, pensano che la decrescita sia una proposta newage. Altre persone non sopportano l'argomento climatico (la crescita concorre a cambiare il clima e ciò conduce alla catastrofe).
Una volta accettato che l'obiettivo è rendere coerente, stringato, efficace e persuasivo il discorso sulla decrescita, consapevoli che il latinetto entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem contiene un insegnamento universale e che quindi non è detto che dieci argomenti siano meglio di uno o di due, mi sembra legittimo e oppoertuno sottoporre ad analisi i diversi argomenti.
Io che sono ambientalista e anticonsumista non ho bisogno dell'argomento criticato in questo articolo per accogliere la proposta della decrescita. Lei crede che una persona disinteressata ai problemi dell'ambiente e alle derive antropologiche prodotte dal consumismo possa lasciarsi convincere dall'argomento del carattere finito delle risorse (che è diverso dall'argomento secondo il quale le risorse si stanno già esaurendo)?
@Claudio incollo la risposta che ho scritto sul sito di Alternativa
Caro Claudio,
se fosse vero ciò che dici, la decrescita avrebbe essere dovuto essere una teoria dominante da molti anni, forse decenni, se non secoli.
L'argomento secondo il quale le risorse stanno per finire è diverso da quello che io ho considerato: le risorse sono finite; perciò la crescita infinita è impossibile.
Per verificare se l'argomento possa essere pesuasivo devi metterti nella posizione di una persona alla quale non interessa nulla l'ambiente (perciò su di essa non fanno leva gli argomenti "ambientalistici) o la lotta al consumismo (perciò su di essa non incidono gli argomenti anticonsiumistici).
Per persuadere persone come me e credo come te bastano gli argomenti ambientalistici e anticonsumistici. Io perseguirei la decrescita anche se le risorse fossero infinite e la scienza avesse scoperto il modo di rigenerarle a piacimento.
Insomma quell'argomento va considerato isolatamente, immaginando di utilizzarlo per persuadere una persona felicemente consumista o che aspira a divenntare consumista e disinteressata all'ambiente.
Ebbene, di persone del genere ne esistono a milioni e ciononostante credo che nemmeno una si farebbe persuadere dall'argomento contestato. Esso non significa nulla; non aggiunge nulla ai motivi per perseguire la decrescita; non persuade nessuno e dunque non ha valore.
Ciao
Mi scuso per la mia cocciutaggine ma devo insistere.
La sua argomentazione non mi convince. Ricordo benissimo che le prime volte che ascoltai discorsi sulla decrescita rimasi un po' perplessa. Non ci avevo mai pensato. Eppure ero insegnante di economia politica alle superiori, e già ambientalista e e poco consumista da tempo. Alla conferenza di Latouche nella mia città, quattro o cinque anni fa, una delle frasi più forti, che mi colpì immediatamente, fu proprio quella che "in un pianeta finito una crescita infinita non era possibile". Era semplice e chiara. Tutte le mie teorie economiche che facevano riferimento alla crescita e allo sviluppo andavano a farsi benedire. Non so se si può dire che si tratta di un postulato logico, come fa Claudio Martini, però credo che sia senz'altro efficace. Non è poi giusto partire dal fatto che abbiamo fatto bene ad arraffare finchè è stato possibile e dobbiamo arrenderci ora solo perché le risorse si stanno esaurendo. Anche se potessimo grattare il fondo del barile, il nostro comportamento è dissennato, qui ed ora, e ovunque e sempre, perché depreda le generazioni future, cosa dalla quale si guardavano gli antichi.
ammazza malthus ve fa na pippa
Caro Lucio,
bentornato.
La tua osservazione mi interessa. Perciò di pregherei di tradurre in tre o quattro righe (o di più, se vuoi) la tua battuta.
Carissimi,
innanzitutto scusatemi per il mio primo intervento superficiale; mi dilungherò un pò di più.
Innanzitutto sono perfettamente d'accordo con il ragionamento dell'autore per quel che concerne l'aspetto speculativo: è del tutto evidente che un argomento deve bastare a sostenere una conclusione senza ausilii logici esterni per essere un argomento (mi permetto solo di precisare – e solo a fini ancora una volta speculativi – che non esaustività in sè può a volte essere solo sintomo del che ci troviamo innanzi a una "parte" di argomento che va completata con altre "parti" apparentemente autonome, ma, in realtà, altrettanto parziali);
per quel che concerne il tema della crescita/decrescita attendo di leggere il perchè l'autore preferisca la decrescita prima di pronunciarmi espressamente sul tema, anche se non posso esimermi di segnalare (onde chiarire il richiamo al noioso e menagramo malthus) che il tema è spesso oggetto di confusione e ciò per due fattori culturali:
1) l'obliterazione del tema della produttività e dell'innovazione tecnologica: a cagione della quale non si tiene conto del fatto che le risorse oggi in via d'esaurimento, potrebbero domani non assolvere più alle nostre necessità – si pensi, a titolo di esempio, che fino all'inizio del 19° secolo una delle fonti primarie di riscaldamento era la combustione del legname, successivamente del tutto abbandonata a favore del carbone e del petrolio – perchè sostituite da altre;
2) l'antimodernismo: ovvero la pigra tendenza presente presso quasi tutti i popoli, in quasi tutte le epoche, a rimpiangere "i bei tempi andati" ignorando il fatto che la contemporaneità – se avessi più tempo vi spiegherei perchè secondo me contemporaneità e crescita sono sinonimi, ma risparmio i colpi per contraddire D'Andrea quando scoprirà tutte le sue di carte….. – assommando pregi e difetti non presenta un bilancio in rosso, nè in pareggio, ma fortemente in attivo (si pensi alla riduzione delle carestie, della povertà e all'aumento dell'aspettativa di vita- tutti fatti incontestabili!!)
infine, tornando, al mio precedente – poco approfondito – commento, preciso che esso era rivolto agli altri commentatori e non all'autore con il quale dibatterò volentieri non appena giungerà al merito della questione, posto che sulla forma speculativa – ripeto – sono perfettamente d'accordo.
ciao torno a lavoro!
lucio
Non esistono limiti allo sviluppo, la creatività umana può e deve trovare i miglioramenti tecnologici e scientifici capaci di migliorare i processi produttivi atti a elevare la condizioni di vita dell’intera umanità semplicemente migliorando il flusso della densità energetica disponibile.
Pochi secoli fa la legna era la fonte energetica primaria, poi sostituita dal carbone e successivamente da petrolio e gas e poi dalla fissione nucleare.
La Cina dal 2020 inizierà le operazioni minerarie sul suolo lunare per estrarre Elio-3, il “combustibile” necessario alle prossime centrali a fusione nucleare, e la Luna potrà fornire Elio-3 per 10.000 anni di funzionamento di migliaia di centrali nucleari a fusione sulla Terra.
Poi l’uomo può e deve colonizzare lo Spazio, e senza pensare adesso alle potenzialità dei singoli pianeti, basti pensare ai materiali estraibili anche dagli asteroidi che abbondano a “poca distanza” dalla Terra.
Inoltre, come stanno dimostrando i BRICS+, è possibile grazie alle centrali nucleari, dissalare l’acqua degli oceani e pomparla la dove serve, anche a migliaia di Km di distanza, per irrigare i deserti e trasformarli in immense produzioni agro-industriali.