La moneta di scambio internazionale
di Andrea Mensa
Sistema monetario internazionale. Abbiamo visto nei precedenti scritti, come i valori relativi delle monete incidano sul valore dei beni. Qui vedremo invece come è nato l’attuale sistema monetario internazionale, vantaggi, svantaggi e soprattutto per chi. È da sempre stato vero l’assioma che , in una zona d’influenza commerciale, venga adottata la moneta della nazione più forte, quella in genere che ha aggregato attorno a se le altre realtà economiche. Che sia avvenuto o con una pacifica penetrazione dovuta all’eccellenza delle proprie merci, o per ragioni strategico/militari, o per qualsiasi altra ragione, troveremo che la moneta dello stato dominante, viene usata in tutto il contesto.
Prima della 2°WW la moneta mondiale era essenzialmente la sterlina, affiancata in second’ordine dal franco francese. La ragione era che il dominio britannico si estendeva su circa 1/10 delle terre del globo (India, Egitto, Australia, Canada) mentre quello francese su gran parte del Nord Africa, Est asiatico, ecc… Proprio la estensione di tali domini portava la loro moneta ad essere usata in queste nazioni dominate. Con la 2°WW l’impero britannico venne sostituito dagli USA, i quali adottarono un modo meno violento di diffondere la loro moneta. Teniamo presente che la guerra si svolse tutta sui territori europei e asiatici, ma, a parte l’attacco di Pearl Harbor il territorio americano non ne fu nemmeno sfiorato. Europa e Giappone invece erano praticamente distrutti. Gli USA, usciti dalla grande depressione, grazie alla guerra che aveva impegnato molta mano d’opera disoccupata nei vari fronti, ma, aveva anche sviluppato una incredibile capacità produttiva. Basti pensare che alla fine della guerra veniva varato un incrociatore della classe “independent” al giorno oltre a carri armati, naviglio d’assalto, cannoni e tutto il resto. Una produzione d’acciaio giornaliera impressionante, che, finita la guerra, non avrebbe più avuto senso. E così vennero presi i classici due piccioni col la solita fava. I paesi distrutti avevano bisogno di acciaio e carbone, in primis , per ricostruire quanto distrutto e produrre energia. Gli USA ne avevano a questo punto in sovra abbondanza. E così partì il piano Marshall.
Gli Usa aprirono linee di credito ai paesi distrutti, con le quali essi acquistarono a credito l’acciaio e il carbone che gli occorreva. L’aspetto neanche tanto secondario, fu che cominciò ad essere usato il dollaro come moneta di scambio. L’accordo di Bretton Woods, fu poi la ciliegina sulla torta. Gli USA garantirono a loro carico la convertibilità del dollaro in oro, materiale da sempre considerato il più stabile ed efficace supporto monetario conosciuto. Questo pose il dollaro in testa ad ogni altra moneta di scambio internazionale. In effetti la convertibilità era garantita solo alle banche centrali, almeno per i non residenti, ma questo aprì comunque una fase d’oro per il dollaro. Basta pensare che ogni paese che volesse fare acquisti in un altro paese aveva bisogno di dollari, per pagare. Ma gli USA non li hanno mai regalati i loro dollari, pertanto chi voleva avere dei dollari doveva vendere qualcosa agli USA in cambio di dollari, quindi e non di beni reali, dollari che avrebbe poi usato per acquisti successivi. In effetti finché i dollari furono convertibili in oro, avere in cassa l’uno o l’altro era indifferente, ma la cosa mutò aspetto quando la Francia, in testa, a seguito della guerra del Vietnam, cominciò a richiedere tale conversione, dubitando che a tutti i dollari stampati per pagare tale guerra, e racchiusi nei forzieri delle varie banche centrali, ci fosse in U SA sufficiente oro per cambiarli. E in effetti non c’era. Così si arrivò alla famosa denuncia del 15/8/1971 della convertibilità del dollaro in oro da parte di Nixon, con atto unilaterale.
A parte il fatto che nei due anni successivi l’oro passò dai 35 $/oncia a più di 800 $/oncia, ma il danno maggiore lo ebbero quei paesi che avevano nelle casseforti delle loro banche centrali mucchi di dollari, che da quel momento assunsero solo il valore che il dollaro aveva negli USA. Nonostante ciò il dollaro continuò a esser usato negli scambi internazionali, dato che le maggiori materie prime, petrolio, grano, mais, ecc… continuavano ad esser quotate in dollari ( ricordo che uno dei maggiori fornitori di petrolio era l’Arabia Saudita, e che la famiglia Saudita conserva il potere grazie alle forze militari americane di stanza sul suo territorio ). Ma in tal modo, svalutando il dollaro, gli USA fecero pagare al resto del mondo buona parte dei costi della loro guerra. Oggi nei forzieri delle varie banche centrali, vi sono più di 30 trilioni di dollari, ovvero più del doppio del PIL USA, cosa che rende tutti i suoi detentori, complici nel mantenere valore al dollaro, nonostante le politiche economiche disastrose messe in atto dalla FED.
Se il dollaro non avesse questo status di moneta mondiale, gli USA sarebbero messi ben peggio dell’Italia, visto che buona parte della loro moneta e titoli del debito federale, sono in mano a stranieri. Questa è anche la ragione per cui il BRIC (Brasile, Russia, India, Cina) hanno deciso di usare le loro monete negli interscambi, la Cina sta cercando gradatamente di disfarsi di dollari e Tbond, acquistando miniere o produttori di semilavorati in giro per il mondo, oltre ad acquistare oro. La volontà dei maggiori detentori di dollari è quindi chiara, come è chiara la volontà di non causare cadute traumatiche del valore del dollaro, proprio per conservare valore alle proprie riserve. A livello internazionale, pertanto, il valore di una moneta è rappresentato dalla forza della economia del paese, ma anche dal fatto che tale paese sia più o meno indebitato, soprattutto se i titoli del proprio debito sono detenuti da paesi stranieri, ed infine dalla sua capacità di esportare beni reali. Per gli USA gli ultimi due punti rappresentano la sua debolezza, pertanto il tentativo del resto del mondo di affrancarsi dalla dipendenza del dollaro, non è solo cosa giusta, ma anche economicamente un passo avanti verso la stabilità monetaria.
Per quelle che sono le notizie della settimana, devo dire che il Natale è stato protagonista indiscusso, ispirando calma piatta sui mercati finanziari. Pertanto nulla di notevole da segnalare oltre ad un augurio di buon anno nuovo.
Sono perfettamente d'accordo con lei sul fatto che occorrerebbe affrancarsi dalla dipendenza dal dollaro. Non solo: occorrerebbe affrancarsi dalla speculazione internazionale sulle valute. L'euro è una valuta che si è imposta già come parziale alternativa e questo può mantenerla stabile malgrado le tempeste innescate dalle vicende sui debiti sovrani. I salari europei vengono erosi di meno se la moneta è stabile. Vorrei poter dire ad un Barnard qualsiasi che la svalutazione competitiva ha avuto effetti nefasti sulla tenuta del potere d'acquiso di salari e pensioni italiani prima del sistema monetario europeo, negli anni Settanta ad esempio, quando l'inflazione era importata perché si pagava in dollari il petrolio e le altre materie prime di cui non possiamo fare a meno. L'aumento dei prezzi all'indomani dell'invenzione dell'euro fu operazione voluta dai ceti imprenditoriali che aumentarono i prezzi senza aumentare i salari sfruttando la scarsa conoscenza dei cittadini del valore della nuova moneta. Il Governo non fece nulla arricchendo anche commercianti e intermediari. Ora i prezzi sono abbastanza fermi, occorrerebbe che ci si opponesse alla volontà comunitaria di far pagare ai salariati i dissesti bancari e i debiti sovrani, ma non che si auspicasse un naufragio del mezzo di scambio e di pagamento che abbiamo e che ci difende da tante altre calamità.
Seguo con interesse i suoi articoli e spero che li leggano in tanti.
@ Daniela
posso solo dirti che hai tanto buon senso, cosa che sovente manca.
soprattutto denoti di aver seguito la storia dell'introduzione dell'euro, momento in cui solo l'Italia ebbe quella esplosione di inflazione che portò sovente l'euro ad essere considerato 1000 delle vecchie lire.
ricordo addirittura la denuncia di un bar di roma che dopo 6 mesi portò l'espresso al banco a 1 €, senza che fosse aumentato ne il caffè ne lo zucchero, ne l'acqua.
Prodi aveva in effetti predisposto tutta una serie di controlli sui prezzi , soprattutto degli alimentari e generi di prima necessità, che Berlusconi , ignorò completamente.
purtroppo , si dimentica troppo spesso che il cambio tra monete rispecchia alla fine la solidità economica dei paesi, e la loro capacità di creare ricchezza reale.
purtroppo, sovente , l'illusione finanziaria paga, facendo però scontare in altro tempo e ad altri elementi, i guadagni permessi. si potrebbe quasi dire che guadagni e perdite finanziarie, sul medio-lungo periodo si compensano, mentre è solo la creazione di beni e servizi che aumenta stabilmente la ricchezza di una comunità.
grazie comunque per il commento.
Bell'articolo, ricco di concetti.
Mi chiedo: quando Nixon ha terminato la convertibilità del dollaro in oro, e il dollaro si è poi fortemente svalutato rispetto all'oro, chi ne aveva importanti riserve non ha cercato di sbarazzarsene ? Riporti l'esempio dei Sauditi che erano e sono in una posizione delicata per potersi permettere di scontentare il protettore americano; ma qual'era la posizione degli altri stati ? Anch'essi hanno dovuto soggiacere a forme di ricatto ?
@ Iacopo67
la mossa di Nixon fu determinata da De Gaulle, che capendo la difficoltà in cui erano finiti gli USA messisi a stampare dollari per finanziare la guerra del Vietnam, avevano oltrepassato ogni possibilità di convertire in oro i dollari in mano alle altre banche centrali.
e quindi De Gaulle cominciò proprio a richiedere oro in cambio di dollari, fino a che le riserve si furono così assottigliate che fu necessario interrrompere tale conversione con la denuncia di Nixon.
quasi nessuno stato, allora, vendette oro, proprio perchè ormai ritenuto l'unica ancora valida per preservare il valore delle proprie monete.
discorso diverso per l'Arabia Saudita, la quale invece investì tutti i dollari e buona parte dell'oro proprio negli USA, comprando a mani basse tutto il comprabile dall'immobiliare alla Borsa.
nel film "capitalism" Moore afferma che il 7% degli USA ( intendendo tutto ciò che vale la pena di essere acquistato) appartiene alla famiglia Saudi, e questa la ragione per cui il giorno dopo l'11/9 mentre erano vietati tutti i voli sopra gli USA, Bush fece partire diversi aerei con tutti i componenti la famiglia saudita presenti negli USA, nonostante la Cia avesse individuato nei sauditi il nucleo principale degli attentatori, e Bin Laden ne faccia parte. Ma tanto chi crede più alla versione ufficiale dell'11/9?
"Ma tanto chi crede più alla versione ufficiale dell'11/9 ?"
Chi lo sa… Da quando mi informo un pò su internet, su molti argomenti, ho sempre più dubbi e sempre meno certezze.
Ho visto che hai studiato fisica nucleare. C'è un certo Dimitri Khalezov che ha una versione tutta sua dell' 11/9. In pratica dice che i tre edifici del WTC sono stati fatti collassare con esplosioni nucleari, ogni torre avrebbe avuto un ordigno nucleare sotto le fondamenta, in profondità sotto terra. Questi ordigni non sarebbero stati posizionati da terroristi, ma dallo stesso costruttore, per la demolizione controllata degli edifici quando fossero divenuti troppo vecchi. Si sarebbe deciso di tirarli giù in quel modo per evitare che crollassero da soli scompostamente, creando più danno; l'esplosione sarebbe avvenuta 10 secondi prima dell'inizio del crollo della torre, e pare che contemporaneamente ci sia effettivamente stato un tremore del terreno come una scossa sismica. A me sembra fantascienza, ma poi chissà… Tu che ne pensi ?
Nel caso volessi saperne di più, http://www.911thology.cn
@ iacopo67
attenzione che quanto ti dico è soltanto una mia ipotesi, mentre ci sono tutta una serie di contestazioni evidenziate contro la versione ufficiale (vedi "luogocomune")
ora , una cosa è dimostrare l'inattendibilità della versione ufficiale, e quindi richiedere una nuova inchiesta che dia una versione almeno realisticamente possibile di quell'avento (cosa che la versione ufficiale non dà) ed un'altra suggerire una dinamica diversa.
sono quindi due cose diverse, ed ora ti espongo la mia teoria, che ripeto è soltanto una ipotesi.
guardando dall'alto la mappa di new york, ed in particolar modo di manhattan, sorge subito, almeno a me, una domanda.
se nel sottosuolo ricco di metropolitane, tubi del gas, garages, tubi del vapore e quantìaltro, dovesse verificarsi in prossimità di un grattacielo, una forte esplosione, che mettesse a rischio la stabilità VERTICALE di uno di essi, e questo cominciasse ad inclinarsi, che accadrebbe ?
la risposta è facile: crolli a catena come le tessere di un gigantesco domino, perchè i grattacieli sono troppo vicini gli uni agli altri, e quasi tutti "rigidi" ovvero che manterrebbero fino a forte inclinazione la loro struttura, ma a quel punto ne spingerebbero lateralmente un altro, e un altro ancora.
un grattacielo è costruito per sopportare spinte laterali, come quelle del vento, ma non sicuramente quella di un altro edificio che gli si posasse contro.
pertanto, per evitare l'effetto domino TUTTI i grattacieli, o almeno quelli che densamente popolano una certa area, devono essere minati, e pilotati da un sistema automatico posto sulla cima, che ne faccia partire la demolizione controllata ( ovverol'implosione su se stesso) come l'inclinazione della punta assuma un certo angolo.
cosa che vedi fare esattamente allorchè la parte alta della prima torre si inclina, e cioè, viene a mancare il sostegno da sotto, proprio per un effetto simile alla demolizione controllata.
il materiale fuso che si accumula poi nelle fondamenta (comuni) mina la stabilità della 2° torre, che viene fatta collassare prima che si inclini, e quindi, per la stessa ragione, dopo ore, il wt7.
non sono necessarie cariche nucleari, che anzi, annullando SOLO la base avrebbero fatto cadere le torri di lato, e non su se stesse .
per ottenere quel risultato occorre termite, a molti livelli, affinchè il tutto si sgretoli verso l'interno, non dimenticando anche che la sola struttura esterna sarebbe stata sufficiente a reggere il tutto, quindi, anche meno , ma anche la struttura esterna, andava minata.
Raccontata in questo modo, a me sembra già molto più plausibile, tecnicamente, di quanto non affermi Khalezov.
Se c'era termite a molti livelli, si potrebbe ipotizzare che ce ne fosse anche dalle parti dove gli aerei si sono schiantati. Forse il calore dell'incendio, aumentando, a un certo momento potrebbe aver fatto scoppiare qualche carica di termite, e questo potrebbe aver innescato il cedimento iniziale, da cui l'inclinazione della parte alta della torre, e quindi la demolizione controllata automatica.
La versione ufficiale non parla di grattacieli minati dal costruttore;
forse non si voleva spaventare la gente facendo sapere che ci sono edifici in cui abitano, che sono già minati e pronti a saltare per aria.
@ iacopo67
se questa ipotesi fosse vera, il che metterebbe a posto molte tessere del mosaico, sarebbe però il segreto meglio custodito d'america.