I sensi delle due libertà
di STEFANO D’ANDREA
Cari soci, simpatizzanti e curiosi del Fronte Sovranista Italiano,
prendo spunto da alcune discussioni nelle quali sono incappato, su pagine facebook e in chat, per illustrare alcuni principi statutari, a mio avviso fecondi di insegnamenti.
Noi abbiamo principi politici immodificabili, che sono fissati nell’Atto Costituivo e nel Documento di Analisi e Proposte. Essi ci vincolano integralmente per ora e per sempre.
Abbiamo poi principi programmatici, espressi in ben 11 documenti ufficiali, i quali ci vincolano per quattro anni e che tuttavia in seguito potranno essere discussi e modificati nelle forme congressuali, o comunque nelle forme che saranno previste dalle modifiche all’Atto Costitutivo che apporteremo tra quattro anni (art. 9, I comma, lett. d).
Per ora, anche se condividiamo soltanto l’80% dei principi programmatici, siamo vincolati ad accettare e diffondere al 100% l’intero programma, in base all’art. 9, I comma, lett. c) dell’Atto Costitutivo.
L’Atto Costitutivo, tuttavia, contiene anche un fondamentale art. 12, rubricato: “Codice di autodisciplina dei soci nei comportamenti pubblici”.
Il secondo comma dell’art. 12 prevede che “Su blog, pagine e profili personali delle piattaforme sociali di rete, ogni socio del FSI è libero di esprimere il proprio pensiero, purché non contrasti chiaramente con il presente Statuto, con i profili di analisi e proposte del FSI, con i principi programmatici (contenuti nei documenti ufficiali) o con il progetto e i caratteri dell’organizzazione”. Per evitare di dar spago a eventuali soci paranoici e cavillosi, il comma citato contiene l’avverbio “chiaramente” (“purché non contrasti chiaramente …”).
In forza di questo articolo, ogni socio è libero di “desiderare” che USA e Russia si alleino nella Santa Alleanza del ventunesimo secolo, credendo, si suppone, che ciò sia di vantaggio per la prospettiva sovranista italiana, o, al contrario, di “desiderare” una nuova guerra fredda tra le due potenze, sempre supponendo che questa seconda situazione sia vantaggiosa per la prospettiva sovranista italiana.
Ogni socio è libero di sollevare dubbi sulla categoria della “guerra per procura” e su quella di “guerra al terrorismo”.
Ne discende altresì che alcuni soci possono divulgare in rete notizie argomenti e posizioni contro la propaganda statunitense, inglese e francese sulla Siria, mentre altri soci possono divulgare notizie, argomenti e posizioni contro la propaganda russa in Siria, e altri ancora notizie argomenti e posizioni contro la propaganda statunitense russa turca iraniana di Hezbollah, di Jabath al Fatah, inglese, francese e di Assad in Siria (unico atteggiamento intelligente a mio avviso, in questo come in tutti gli altri casi simili).
Ne discende infine che chi vuole è libero di scrivere la indiscutibile verità secondo la quale gli Stati Uniti hanno ucciso più civili dello Stato Islamico di quanti civili statunitensi siano stati uccisi dai “terroristi” dello Stato Islamico e che i “terroristi” ceceni o siriani hanno ucciso meno civili russi di quanti civili ceceni e siriani siano stati uccisi dai russi. Chi invece non vuole soffermarsi su questa indiscutibile verità, per disinteresse al tema, per timore che amici superficiali lo scambino per difensore dei terroristi, o perché vuole partecipare, facendo propaganda, ad una delle due “guerre contro il terrorismo” (quella statunitense o quella russa), è libero di farlo.
Tralasciando coloro che, nelle accennate discussioni, del tutto erroneamente hanno attribuito al FSI posizioni su uno o altro profilo della guerra siriana o irachena, posizioni che invece non sono fissate in nessun documento ufficiale, qualcuno ha osservato che un comportamento, legittimo per i soci, potrebbe essere inopportuno che sia tenuto dal presidente o dai membri del comitato direttivo.
Questo dubbio va superato una volta per tutte.
Intanto, immaginiamo che un vostro amico o conoscente o contatto abbia letto tutti i nostri documenti (96 pagine) e li abbia trovati molto buoni o ottimi o straordinari; e immaginiamo che questa persona abbia anche conosciuto i soci locali e li abbia apprezzati; e infine che abbia saputo che tra settembre e il 4 dicembre abbiamo organizzato più di 120 azioni nella vita reale e per questa ragione ci abbia ammirati. Ebbene, immaginiamo anche che questa persona vi dica che stenta ad entrare perché il presidente o un membro del comitato direttivo ha scritto una certa frase, sebbene voi gli abbiate spiegato il nostro Statuto. Che ve ne fate di questo (ipotetico) socio? Che ce ne facciamo? Sarà un ragazzetto viziato o un attempato immaturo o un fanatico, o avrà la psicologia da fan che cerca un idolo, altrimenti la sua scelta di non entrare, considerato che condivide e apprezza tutto, uomini regole e azioni, non si spiega! A cosa ci serve? Lasciamolo maturare, o marcire, se preferisce. E’ opportuno, altro che inopportuno!
Credete, forse, che voi avete tanta stima dei soci che sono entrati nel FSI per puro caso, per fortuna, per merito esclusivo delle idee che abbiamo portato avanti? Se lo pensate siete in errore: molti altri che le sostengono non riescono ad attirare lo stesso tipo di persone.
Fin da principio ci siamo prefissi di selezionare con rigore i simpatizzanti. I continui richiami alla “disciplina” avevano lo scopo di allontanare alcuni o di farli attendere e maturare. La preferenza per il termine “militanza” rispetto al termine “attivista” ha la stessa funzione. Idem la assoluta irrilevanza della provenienza politica dei soci (elemento che non piaceva ad alcuni). La durezza con Tsipras (definito “venditore di fumo” il 2 giugno 2012, con largo anticipo rispetto a tutti) aveva il medesimo scopo: allontanare alcuni o farli attendere e maturare. La rinuncia all’autoqualifica ha avuto la medesima funzione: allontanare tutti coloro che non erano disposti a rinunciare all’autoqualifica (e che quindi sono deboli psicologicamente). Il richiamo ai doveri (di militanza e di difesa della patria) come fondamento dei diritti (sociali e non solo) ha sempre avuto la medesima funzione. La libertà di coscienza in tema di diritti civili bioetici e la critica della categoria avevano la stessa funzione. Il dubbio sollevato intorno allo strano desiderio di un’alleanza Stati Uniti-Russia, tanto diffuso in eurasiatici, antimperialisti e “rosso bruni” e ora anche tra i patrioti, fedeli al socialismo costituzionale (gli unici che ci interessano, perché questo noi siamo), ha la medesima funzione. L’osservazione che gli Stati Uniti hanno ucciso più civili dello Stato Islamico rispetto ai civili statunitensi uccisi dai “terroristi” dello Stato Islamico e quella secondo la quale la Russia ha ucciso più civili siriani e ceceni di quanti civili russi siano stati uccisi dai “taglia-gole ceceni e di Al Nusra” – due verità indiscutibili – servono a non far entrare coloro che, per ragioni psicologiche, giungono a rimuovere e a non voler ascoltare e leggere una indiscutibile verità: che possono giungere ad aver fastidio per una verità spiacevole. Queste persone non servono nemmeno a se stesse. Se si lasceranno educare, entreranno. Altrimenti non saranno mai utili nemmeno a se stesse. Si rammenti che stiamo palando di persone che conoscono i soci locali o ci seguono; sanno ciò che facciamo, come parliamo; e hanno appezzato i nostri documenti.
Molti di voi, inizialmente, avranno provato fastidio per una o altra delle prese di posizione ricordate o per una delle molte altre. Poi però siete entrati, perché avete mutato opinione o perché avete riconosciuto l’intelligenza nell’argomentazione o l’acutezza nell’intuizione o, infine, perché siete maturati fino a considerare quelle differenze di opinione o di giudizio irrilevanti e perfino utili perché stimolanti, fermo il vostro dissenso.
Molto simile a questa libertà è la libertà di organizzare con la massima autonomia l’azione locale (banchetti, volantinaggi, incontri per illustrare analiticamente un documento; incontri per illustrarlo sinteticamente, incontri al bar o in case o sale private, partecipazioni a manifestazioni, ecc.). Questa libertà ha la funzione di togliere dignità ai chiacchieroni che vorrebbero discutere su come deve essere organizzata la militanza locale. Esiste il comitato direttivo che si limita ad indirizzare ed esiste la possibilità di fare di testa propria e mostrare agli altri soci, in primo luogo al comitato direttivo, un nuovo utile strumento al servizio del processo di aggregazione. Non esiste invece la possibilità di proporre e discutere che si agisca in uno o altro modo. E il chiacchierone che voglia chiacchierare, lo deve fare in privato (art. 12, comma I).
La prima libertà fa selezione ed educa. La seconda libertà ammutolisce i chiacchieroni ed educa. Queste funzioni collettive non sono un semplice effetto (magari indesiderato) dell’esercizio e del riconoscimento delle due libertà: ne sono la ragione.
Dalla vicenda traggo un insegnamento di valore generale. I soci devono studiare lo Statuto. Lo devono conoscere a fondo e devono chiedersi le ragioni delle clausole, non soltanto per rispettarlo ma per poterlo spiegare meglio ai simpatizzanti e ai curiosi. Lo Statuto va stampato, letto e riletto. Come la Costituzione per un Popolo, lo Statuto è lo spirito dei soci.
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