Pitruzzella? Non è altro che un ripetitore delle bestialità deliberate dall’Unione europea per conto della NATO
Risoluzione del Parlamento europeo del 23 novembre 2016 sulla comunicazione strategica dell’UE per contrastare la propaganda nei suoi confronti da parte di terzi (2016/2030(INI))
ll Parlamento europeo,
– vista la sua risoluzione del 2 aprile 2009 su coscienza europea e totalitarismo(1) ,
– vista la dichiarazione del vertice di Strasburgo/Kehl, adottata dalla NATO il 4 aprile 2009, in occasione del 60° anniversario della NATO,
– vista la sua risoluzione dell’11 dicembre 2012 su “Una strategia di libertà digitale nella politica estera dell’UE”(2) ,
– viste le conclusioni del Consiglio “Affari esteri” sulla lotta al terrorismo del 9 febbraio 2015,
– viste le conclusioni del Consiglio europeo del 19 e 20 marzo 2015,
– viste le conclusioni del Consiglio sulla strategia regionale dell’UE per la Siria e l’Iraq e la minaccia rappresentata dall’ISIS/Daesh, del 16 marzo 2015, che sono state riconfermate dal Consiglio “Affari esteri” il 23 maggio 2016,
– visti la relazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) del 18 maggio 2015, dal titolo “L’UE in un contesto globale in evoluzione – Un mondo maggiormente connesso, contestato e complesso”, e il lavoro in corso su una nuova strategia dell’UE per la sicurezza globale,
– vista la sua risoluzione del 10 giugno 2015 sullo stato delle relazioni UE-Russia(3) ,
– visto il piano d’azione dell’UE in materia di comunicazione strategica (rif. Ares (2015) 2608242 del 22 giugno 2015),
– vista la sua risoluzione del 9 luglio 2015 sulla revisione della politica europea di vicinato(4) ,
– vista la dichiarazione del vertice NATO in Galles del 5 settembre 2014,
– vista la sua risoluzione del 25 novembre 2015 sulla prevenzione della radicalizzazione e del reclutamento di cittadini europei da parte di organizzazioni terroristiche(5) ,
– vista la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni del 28 aprile 2015 dal titolo “Agenda europea sulla sicurezza” (COM(2015)0185),
– vista la comunicazione congiunta della Commissione e dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza al Parlamento europeo e al Consiglio del 6 aprile 2016 dal titolo “Quadro congiunto per contrastare le minacce ibride: la risposta dell’Unione europea” (JOIN(2016)0018),
– vista la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio del 20 aprile 2016 dal titolo “Attuare l’Agenda europea sulla sicurezza per combattere il terrorismo e preparare il terreno per l’Unione della sicurezza” (COM(2016)0230);
– visto lo studio di fattibilità del Fondo europeo per la democrazia sulle iniziative dei media in lingua russa nell’ambito del partenariato orientale e oltre, dal titolo “Bringing Plurality and Balance to the Russian Language Media Space” (Portare pluralismo ed equilibrio nello spazio mediatico di lingua russa),
– vista la relazione del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla promozione e la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali nella lotta al terrorismo (A/HRC/31/65),
– vista l’osservazione generale n. 34 del comitato delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo (CCPR/C/GC/34),
– visto l’articolo 52 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per gli affari esteri e il parere della commissione per la cultura e l’istruzione (A8-0290/2016),
A. considerando che l’UE ha assunto l’impegno di guidare le proprie azioni in ambito internazionale seguendo principi quali la democrazia, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, come pure la libertà dei media, l’accesso all’informazione, la libertà di espressione e il pluralismo dei media, l’ultimo dei quali può, tuttavia, essere in certa misura limitato, come sancito dal diritto internazionale nonché dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo; che gli attori di terze parti il cui scopo è screditare l’Unione non condividono gli stessi valori;
B. considerando che l’UE, i suoi Stati membri e i suoi cittadini sono esposti a una crescente pressione sistematica nel far fronte alle campagne di informazione, disinformazione, cattiva informazione e propaganda da parte di paesi terzi e attori non statali, quali organizzazioni criminali e terroristiche transnazionali dislocate nel vicinato dell’UE, che intendono compromettere il basilare concetto di informazione oggettiva o di giornalismo etico, qualificando tutta l’informazione come faziosa o come strumento di potere politico, prendendo anche di mira i valori e gli interessi democratici;
C. considerando che la libertà dei media, l’accesso all’informazione e la libertà di espressione sono i capisaldi fondamentali di un sistema democratico, in cui la trasparenza in materia di proprietà dei media e delle relative fonti di finanziamento rivestono un’importanza cruciale; considerando che le strategie volte a garantire un giornalismo di qualità, il pluralismo dei media e la verifica dei fatti possono dimostrarsi efficaci laddove i fornitori delle informazioni godano di fiducia e credibilità; che, nel contempo, è auspicabile una valutazione critica delle modalità di gestione delle fonti dei media che in passato siano state ripetutamente impegnate in strategie di disinformazione e inganno deliberati, soprattutto nell’ambito dei “nuovi media”, delle reti sociali e della sfera digitale;
D. considerando che la guerra dell’informazione è un fenomeno storico antico quanto la guerra stessa; che la guerra dell’informazione mirata, che è stata ampiamente sfruttata ai tempi della Guerra fredda, da allora forma parte integrante della guerra ibrida moderna, una combinazione di misure militari e non, di natura palese o occulta, impiegate per destabilizzare la situazione politica, economica e sociale di un paese sotto attacco, senza una formale dichiarazione di guerra, ed è rivolta non solo ai partner dell’UE, ma anche alla stessa UE, alle sue istituzioni, a tutti gli Stati membri e ai cittadini, indipendentemente dalla cittadinanza e dalla religione;
E. considerando che, con l’annessione della Crimea alla Russia e la guerra ibrida condotta da quest’ultima nel Donbass, il Cremlino ha esacerbato il confronto con l’UE; che il Cremlino ha intensificato la sua propaganda attribuendo un ruolo di maggior rilievo alla Russia nel contesto dei media europei, per creare nell’opinione pubblica europea il supporto politico a favore dell’intervento russo e compromettere la coerenza della politica estera dell’UE;
F. considerando che la propaganda a favore della guerra e qualsiasi appello all’odio nazionale, razziale o religioso che costituisce incitamento alla discriminazione, all’ostilità o alla violenza sono vietati dalla legge conformemente all’articolo 20 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici;
G. considerando che la crisi finanziaria e il progredire di nuove forme di media digitali hanno rappresentato gravi sfide per il giornalismo di qualità, portando a un declino del pensiero critico nel pubblico e rendendolo così più predisposto alla disinformazione e alla manipolazione;
H. considerando che la propaganda e l’intrusione dei media russi sono particolarmente forti e spesso ineguagliate nei paesi del vicinato orientale; che, in tali paesi, i media nazionali sono spesso deboli e incapaci di far fronte alla forza e al potere dei media russi;
I. considerando che le tecnologie belliche dell’informazione e delle comunicazioni sono state impiegate per legittimare azioni che rappresentano una minaccia per la sovranità, l’indipendenza politica, la sicurezza dei cittadini e l’integrità territoriale degli Stati membri dell’UE;
J. considerando che l’UE non riconosce l’ISIS/Daesh come Stato o come organizzazione parastatale;
K. considerando che l’ISIS/Daesh, Al-Qaeda e vari altri gruppi terroristici violenti jihadisti utilizzano sistematicamente strategie di comunicazione e di propaganda diretta, sia offline che online, nel quadro delle motivazioni addotte per giustificare le loro azioni contro l’UE e i suoi Stati membri nonché contro i valori europei, e anche allo scopo di incoraggiare il reclutamento di giovani europei;
L. considerando che, a seguito della dichiarazione del vertice NATO di Strasburgo/Kehl, che ha sottolineato la crescente importanza per la NATO di comunicare in maniera adeguata, tempestiva, accurata e reattiva in merito all’evoluzione dei suoi ruoli, dei suoi obiettivi e delle sue missioni, nel 2014 è stato istituito in Lettonia il Centro di eccellenza delle comunicazioni strategiche della NATO (NATO StratCom COE), il quale è stato positivamente accolto dalla dichiarazione del vertice NATO in Galles;
Comunicazione strategica dell’UE volta a contrastare la propaganda nei suoi confronti da parte di terzi
1. sottolinea che la propaganda ostile nei confronti dell’UE si presenta in varie forme diverse e utilizza vari strumenti, spesso adattati in modo da corrispondere ai profili degli Stati membri dell’UE, con l’obiettivo di distorcere la verità, seminare il dubbio, dividere gli Stati membri, creare una frattura strategica tra l’UE e i suoi partner del Nord America e paralizzare il processo decisionale, screditare – agli occhi e nelle menti dei cittadini dell’UE e anche dei paesi vicini – le istituzioni dell’UE e i partenariati transatlantici, che svolgono un ruolo riconosciuto nell’architettura europea economica e di sicurezza, nonché compromettere ed erodere le argomentazioni europee basate sui valori democratici, sui diritti umani e sullo Stato di diritto; rammenta che uno degli strumenti più importanti utilizzati consiste nell’inculcare nei cittadini dell’UE paura e incertezza, unitamente a una rappresentazione degli attori ostili, statali o non statali, che li fa sembrare molto più forti di quanto non lo siano in realtà;
2. invita le istituzioni dell’UE a riconoscere che la guerra strategica e la guerra dell’informazione non costituiscono solo una questione esterna per l’UE, ma anche una questione interna, ed esprime preoccupazione per i numerosi intermediari di cui si avvale la propaganda ostile all’UE al suo interno; è preoccupato per la consapevolezza limitata, che caratterizza alcuni Stati membri, del fatto di costituire lo scenario e il pubblico di attività di propaganda e disinformazione; invita, a tale riguardo, gli attori dell’UE a rimediare alla mancanza di chiarezza e di accordo sulla definizione dei concetti di propaganda e disinformazione, a sviluppare una serie di definizioni condivise in cooperazione con gli esperti e i rappresentanti dei media provenienti dagli Stati membri dell’UE e a raccogliere dati e cifre sul consumo di propaganda;
3. osserva che disinformazione e propaganda fanno parte della guerra ibrida; evidenzia pertanto la necessità di fare opera di sensibilizzazione e di dar prova di assertività tramite la comunicazione politico-istituzionale, ricerche svolte in ambito accademico e da gruppi di riflessione, campagne sui social media, iniziative della società civile, alfabetizzazione mediatica e altre azioni utili;
4. sottolinea che la strategia di propaganda e di disinformazione anti-UE a opera di paesi terzi può assumere varie forme, che possono coinvolgere in particolare i media tradizionali, le reti sociali, i programmi scolastici o i partiti politici, sia all’interno dell’Unione europea che al di fuori di essa;
5. rileva il carattere composito delle attuali comunicazioni strategiche dell’UE a vari livelli, fra cui le istituzioni dell’UE, gli Stati membri, i vari organismi della NATO e delle Nazioni Unite, le ONG e le organizzazioni di cittadini, e chiede il miglior coordinamento e scambio di informazioni possibile tra le varie parti; chiede una maggiore cooperazione e un maggiore scambio di informazioni tra le varie parti che hanno espresso preoccupazione in merito a tali operazioni di propaganda e che intendono mettere in campo strategie di lotta contro la disinformazione; ritiene che, nel contesto dell’UE, sarebbe opportuno affidare tale coordinamento alle istituzioni dell’Unione;
6. riconosce che l’UE deve considerare prioritari i propri sforzi di comunicazione strategica e che questi dovrebbero disporre di risorse rilevanti; ribadisce che l’UE rappresenta un modello riuscito di integrazione che, nonostante la crisi, continua ad attirare paesi che intendono riprodurlo o diventarne parte; sottolinea, pertanto, che l’UE deve trasmettere un messaggio positivo sui suoi successi, valori e principi con determinazione e coraggio, e che nelle sue argomentazioni deve passare all’attacco anziché rimanere sulla difensiva;
Riconoscere e mettere a nudo la guerra di disinformazione e propaganda della Russia
7. rileva con rammarico che la Russia utilizza contatti e incontri con le controparti dell’UE più a fini di propaganda e per indebolire pubblicamente le posizioni condivise dell’UE che non per cercare di instaurare un vero dialogo;
8. riconosce che il governo russo sta impiegando un’ampia gamma di strumenti e meccanismi, come gruppi di riflessione e fondazioni speciali (ad esempio Russkiy Mir), enti speciali (Rossotrudnichestvo), stazioni televisive multilingue (ad esempio RT), presunte agenzie di informazione e servizi multimediali (ad esempio Sputnik), gruppi sociali e religiosi transfrontalieri (in quanto il regime vuole presentarsi come l’unico difensore dei valori tradizionali cristiani), nonché social media e troll della rete per sfidare i valori democratici, dividere l’Europa, raccogliere sostegno interno e creare una percezione di fallimento degli Stati nel vicinato orientale dell’UE; sottolinea che la Russia investe, nei suoi strumenti di disinformazione e propaganda, notevoli risorse finanziarie impiegate sia direttamente dallo Stato sia mediante organizzazioni o società controllate dal Cremlino; sottolinea come, da un lato, il Cremlino finanzi partiti politici e altre organizzazioni all’interno dell’UE, allo scopo di minare la coesione politica, e, d’altro lato, come la propaganda del Cremlino intenda colpire direttamente giornalisti, politici e individui specifici all’interno dell’UE;
9. rammenta le conclusioni dei servizi segreti e di intelligence, secondo i quali la Russia ha la capacità e l’intenzione di condurre operazioni volte alla destabilizzazione di altri paesi; sottolinea che questo prende spesso la forma di un sostegno agli estremismi politici e alla disinformazione su larga scala nonché alle campagne mediatiche; rileva, inoltre, che tali campagne mediatiche sono presenti e attive nell’UE;
10. sottolinea che la strategia di informazione del Cremlino è complementare alla sua politica tesa a rafforzare le relazioni bilaterali, la cooperazione economica e progetti comuni con singoli Stati membri dell’UE, allo scopo di indebolire la coesione e le politiche dell’UE;
11. sostiene che la comunicazione strategica russa fa parte di una più ampia campagna sovversiva volta a indebolire la cooperazione dell’UE come pure la sovranità, l’indipendenza politica e l’integrità territoriale dell’Unione e dei suoi Stati membri; esorta i governi degli Stati membri a vigilare sulle azioni di informazione russe sul territorio europeo e ad aumentare gli sforzi nei settori della condivisione delle capacità e del controspionaggio nell’ottica di contrastare tali operazioni;
12. esprime forti critiche nei confronti degli sforzi russi per danneggiare il processo di integrazione dell’UE e deplora, a tale riguardo, il sostegno della Russia alle forze anti-UE attive nell’Unione, con particolare riferimento ai partiti di estrema destra, alle forze populiste e ai movimenti che negano i valori fondamentali delle democrazie liberali;
13. è seriamente preoccupato per la rapida espansione delle attività ispirate dal Cremlino in Europa, tra cui attività di disinformazione e propaganda finalizzate a mantenere o accrescere l’influenza Russa per indebolire e dividere l’Europa; sottolinea che un’ampia parte della propaganda del Cremlino è volta a descrivere alcuni paesi dell’Europa come appartenenti alla “tradizionale sfera d’influenza della Russia”; rileva che una delle sue principali strategie consiste nel diffondere e imporre argomentazioni alternative, spesso basate su un’interpretazione manipolata dei fatti storici, con l’obiettivo di giustificare le sue azioni esterne e i suoi interessi geopolitici; rileva che la falsificazione della storia è una delle sue principali strategie; constata, a tale riguardo, la necessità di condurre un’opera di sensibilizzazione in merito ai crimini dei regimi comunisti attraverso campagne pubbliche e sistemi di istruzione, nonché di sostenere le attività di ricerca e documentazione, in particolare negli ex membri del blocco sovietico, per contrastare le argomentazioni del Cremlino;
14. sottolinea come la Russia sfrutti la mancanza di un quadro giuridico internazionale – in settori quali ad esempio la sicurezza informatica – e la mancanza di responsabilità nella regolamentazione dei media e volga a suo favore qualsiasi ambiguità in tale ambito; sottolinea che le aggressive attività russe in ambito informatico agevolano le attività della guerra dell’informazione; invita la Commissione e il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) a prestare attenzione al ruolo dei punti di scambio Internet in quanto infrastrutture critiche nel contesto della strategia dell’UE in materia di sicurezza; sottolinea l’urgenza assoluta di garantire la resilienza dei sistemi di informazione a livello dell’UE e degli Stati membri, con particolare riferimento alle smentite e alle interferenze, che possono svolgere un ruolo centrale nel conflitto ibrido e nella lotta contro la propaganda, e di cooperare strettamente con la NATO in tal senso, in particolare con il Centro di eccellenza per la difesa informatica della NATO;
15. invita gli Stati membri a mettere a punto meccanismi coordinati di comunicazione strategica per sostenere l’identificazione e contrastare la disinformazione e la propaganda al fine di denunciare le minacce ibride;
Capire e affrontare la guerra dell’informazione e i metodi di radicalizzazione dell’ISIS/Daesh
16. è consapevole della gamma di strategie impiegate dall’ISIS/Daesh, a livello sia regionale che globale, per promuovere le proprie argomentazioni politiche, religiose, sociali, violente e di incitamento all’odio; esorta l’UE e i suoi Stati membri a mettere a punto controargomentazioni rispetto a quelle dell’ISIS/Daesh, coinvolgendo il sistema dell’istruzione e prevedendo altresì una responsabilizzazione e una maggiore visibilità degli studenti musulmani tradizionali, i quali hanno la credibilità per delegittimare la propaganda dell’ISIS/Daesh; plaude agli sforzi della coalizione internazionale per contrastare l’ISIS/Daesh e sostiene, a tale proposito, la strategia regionale dell’UE per la Siria e l’Iraq; sollecita l’UE e gli Stati membri a mettere a punto e a diffondere una controargomentazione alla propaganda jihadista che ponga un accento particolare su una dimensione pedagogica capace di dimostrare che la promozione dell’Islam radicale costituisce un travisamento teologico;
17. constata che le organizzazioni terroristiche islamiste, soprattutto l’ISIS/Daesh e Al-Qaeda, conducono campagne d’informazione attive volte a minare i valori e gli interessi europei e a incrementare l’avversione nei loro confronti; è preoccupato per l’ampio uso, da parte dell’ISIS/Daesh, degli strumenti forniti dai social media, in particolare Twitter e Facebook, per portare avanti la loro propaganda e i loro obiettivi di reclutamento, specialmente fra i giovani; sottolinea, a tale proposito, l’importanza di inserire la strategia di contropropaganda contro l’ISIS/Daesh all’interno di una strategia regionale più ampia e articolata che combini strumenti diplomatici, socioeconomici, di sviluppo e di prevenzione dei conflitti; valuta positivamente la creazione di una StratCom Task Force specifica per il sud, che può dare un contributo efficace nell’ottica di decostruire e contrastare la propaganda estremista e l’influenza dell’ISIS/Daesh;
18. evidenzia il fatto che l’UE e i cittadini europei costituiscono un bersaglio importate per l’ISIS/Daesh ed esorta l’UE e i suoi Stati membri a lavorare più strettamente per tutelare la società, in particolare i giovani, dal reclutamento, migliorando in tal modo la loro resilienza alla radicalizzazione; sottolinea la necessità di prestare una maggiore attenzione al miglioramento dei metodi e degli strumenti dell’UE, soprattutto nel settore informatico; incoraggia ciascuno Stato membro, in stretta collaborazione con il Centro di eccellenza della rete di sensibilizzazione alla radicalizzazione, istituito nell’ottobre 2015, a indagare e affrontare in maniera efficace i motivi socio-demografici che sono alla radice della vulnerabilità alla radicalizzazione, come pure ad approntare strumenti istituzionali multidimensionali (che colleghino la ricerca accademica, l’amministrazione penitenziaria, la polizia, la, giustizia, i servizi sociali e l’istruzione) per porvi rimedio; sottolinea che il Consiglio ha auspicato la promozione di misure di giustizia penale in risposta alla radicalizzazione che porta al terrorismo e all’estremismo violento;
19. invita gli Stati membri ad agire per tagliare l’accesso dell’ISIS/Daesh ai finanziamenti e alle risorse e a promuovere questo principio nell’azione esterna dell’UE, e sottolinea l’esigenza di svelare la vera natura dell’ISIS/Daesh e di ripudiarne la legittimazione ideologica;
20. invita l’UE e i suoi Stati membri ad adottare azioni coerenti e a livello dell’UE contro i discorsi di incitamento all’odio sistematicamente promossi da predicatori intolleranti ed estremisti attraverso sermoni, libri, show televisivi, Internet e tutti gli altri mezzi di comunicazione che possono creare un terreno fertile per le organizzazioni terroristiche come l’ISIS/Daesh e Al-Qaeda;
21. sottolinea l’importanza per l’UE e gli Stati membri di cooperare con i fornitori di servizi dei social media per contrastare la propaganda dell’ISIS/Daesh diffusa attraverso i social media;
22. sottolinea che le organizzazioni terroristiche islamiste, soprattutto l’ISIS/Daesh e Al-Qaeda, sono impegnate in campagne di disinformazione attive volte a minare i valori e gli interessi europei; evidenzia, a tale proposito, l’importanza di una strategia specifica per contrastare la propaganda e la disinformazione islamiste anti-UE;
23. sottolinea che una comunicazione imparziale, attendibile e obiettiva e flussi di informazioni basati sui fatti riguardo agli sviluppi nei paesi dell’UE eviterebbero la diffusione della propaganda alimentata da terzi;
Strategia dell’UE per contrastare la propaganda
24. accoglie con favore il piano d’azione in materia di comunicazione strategica; accoglie con favore la comunicazione congiunta sul “Quadro congiunto per contrastare le minacce ibride” e chiede l’approvazione e l’attuazione immediata delle proprie raccomandazioni; sottolinea che le azioni proposte richiedono la cooperazione e il coordinamento di tutti gli attori pertinenti a livello nazionale e dell’UE; è del parere che solo un approccio globale possa condurre a un esito positivo degli sforzi dell’UE; invita gli Stati membri che esercitano la presidenza a turno dell’UE a includere sempre le comunicazioni strategiche nel quadro del loro programma, al fine di garantire la continuità del lavoro in materia; si compiace delle iniziative e dei risultati della presidenza lettone al riguardo; invita il VP/HRa garantire una frequente comunicazione a livello politico con gli Stati membri nell’ottica di un miglior coordinamento delle azioni dell’UE; sottolinea che è opportuno rafforzare sostanzialmente la cooperazione tra l’UE e la NATO nel campo della comunicazione strategica; accoglie con favore l’intenzione della presidenza slovacca di organizzare una conferenza sul totalitarismo in occasione della Giornata europea della memoria delle vittime dei regimi totalitari;
25. chiede alle competenti istituzioni e autorità dell’UE di monitorare attentamente le fonti di finanziamento della propaganda anti-europea;
26. sottolinea la necessità di maggiori finanziamenti per sostenere la libertà dei media nei paesi della politica europea di vicinato (PEV) nell’ambito degli strumenti dell’UE a sostegno della democrazia; invita, a tale proposito, la Commissione ad assicurare il pieno utilizzo degli strumenti esistenti, quali lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR), la PEV, il Media Freedom Watch (vigilanza sulla libertà dei media) per il partenariato orientale e il Fondo europeo per la democrazia (EED), ai fini della protezione della libertà e del pluralismo dei media;
27. prende atto delle enormi risorse dedicate alle attività di propaganda dalla Russia e il possibile impatto della propaganda ostile sui processi decisionali nell’UE, nonché il suo effetto deleterio sulla fiducia dei cittadini, sull’apertura e sulla democrazia; si congratula per il considerevole lavoro compiuto dalla task force di comunicazione strategica dell’UE; chiede quindi che la task force di comunicazione strategica dell’UE sia rafforzata trasformandola in una unità a pieno titolo all’interno del SEAE, responsabile per il vicinato orientale e meridionale, con idoneo personale e adeguate risorse di bilancio, eventualmente mediante la creazione di una linea di bilancio supplementare a essa dedicata; auspica una cooperazione rafforzata tra i servizi di intelligence degli Stati membri, nell’ottica di valutare l’influenza esercitata da paesi terzi che cercano di compromettere il fondamento e i valori democratici dell’UE; chiede, nell’ambito della comunicazione strategica, una più stretta cooperazione tra il Parlamento europeo e il SEAE, anche avvalendosi degli strumenti analitici del Parlamento e degli Uffici d’informazione negli Stati membri;
28. ribadisce che è essenziale per l’UE continuare a promuovere attivamente, mediante le sue azioni esterne, il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali; ritiene che il sostegno alla libertà di espressione e di riunione, al diritto di accesso all’informazione e all’indipendenza dei media nei paesi vicini debba costituire il filo conduttore delle iniziative dell’UE per contrastare la propaganda;
29. sottolinea la necessità di rafforzare il pluralismo, l’obiettività, l’imparzialità e l’indipendenza dei media all’interno dell’UE e nel suo vicinato, includendo gli attori non statali, ad esempio sostenendo i giornalisti e lo sviluppo di programmi di rafforzamento delle capacità destinati agli attori del settore dei media, in modo da favorire i partenariati e le reti di scambio di informazione, come ad esempio le piattaforme per la condivisione di contenuti, la ricerca nel settore dei media, opportunità di formazione e di mobilità per i giornalisti e tirocini presso i media con sede nell’UE, onde facilitare lo scambio di buone pratiche;
30. sottolinea l’importante ruolo dell’insegnamento del giornalismo di qualità e della relativa formazione all’interno e all’esterno dell’UE al fine di produrre analisi giornalistiche di qualità ed elevati standard editoriali; afferma che la promozione dei valori dell’UE della libertà di stampa e di espressione e del pluralismo dei media include il sostegno ai giornalisti perseguitati o imprigionati e ai difensori dei diritti umani nei paesi terzi;
31. sostiene una cooperazione più stretta tra le istituzioni dell’UE, il Fondo europeo per la democrazia (European Endowment for Democracy – EED), l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), il Consiglio d’Europa e gli Stati membri al fine di evitare duplicazioni e garantire la sinergia in iniziative simili;
32. esprime sconcerto per le forti problematicità relative all’indipendenza e alla libertà dei media in taluni Stati membri dell’UE, come riferito da organizzazioni internazionali quali Reporter senza frontiere; chiede all’UE e agli Stati membri l’adozione di misure adeguate finalizzate al miglioramento della situazione esistente nel settore dei media, in modo da garantire che sia assicurata anche la credibilità dell’azione esterna dell’UE a sostegno della libertà, dell’imparzialità e dell’indipendenza dei media;
33. invita la task force sulla comunicazione, rafforzata come proposto, a mettere in linea, utilizzando l’account di Twitter @EUvsDisInfo, un sito rivolto al grande pubblico che riunisca i vari strumenti tesi a rilevare la disinformazione, ne spieghi il funzionamento e funga da collegamento tra le numerose iniziative della società civile al riguardo;
34. afferma che una strategia di comunicazione efficiente deve includere le comunità locali nelle discussioni sulle azioni dell’UE, favorire i contatti interpersonali e prendere adeguatamente in considerazione gli scambi culturali e sociali come piattaforme fondamentali per combattere i pregiudizi delle popolazioni locali; ricorda che, in questa prospettiva, le delegazioni dell’UE devono mantenere un contatto diretto con i portatori di interessi locali a livello di base e i rappresentanti della società civile;
35. sottolinea che l’incitamento all’odio, alla violenza o alla guerra non può “nascondersi” dietro la libertà di espressione; incoraggia l’adozione di iniziative giuridiche in tal senso, ai fini di una maggiore assunzione di responsabilità in tema di disinformazione;
36. sottolinea l’importanza di assicurare una comunicazione efficace e coerente delle politiche dell’UE, sia internamente che esternamente, e di fornire comunicazioni mirate alle regioni specifiche, tra cui l’accesso alle informazioni nelle lingue locali; accoglie con favore, in tale contesto, il lancio del sito web del SEAE in lingua russa come primo passo nella giusta direzione e incoraggia la traduzione del sito in altre lingue, quali ad esempio l’arabo e il turco;
37. sottolinea la responsabilità degli Stati membri nel contrastare attivamente, preventivamente e con spirito di cooperazione le campagne di informazione ostili, o contrarie ai loro interessi, condotte nel loro territorio; sollecita i governi degli Stati membri a sviluppare capacità proprie di comunicazione strategica;
38. invita ciascuno Stato membro a rendere disponibili ai suoi cittadini le due newsletter settimanali della task force per la comunicazione strategica dell’UE (The Disinformation Digest e The Disinformation Review ) allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica circa i metodi di propaganda usati da terzi;
39. insiste sulla differenza esistente tra propaganda e critica;
40. sottolinea che, sebbene non tutte le critiche nei confronti dell’UE o delle sue politiche, in particolare nel contesto dell’espressione politica, siano necessariamente riconducibili alla propaganda o alla disinformazione, i casi di manipolazione o di sostegno legati a paesi terzi e intesi ad alimentare e a esacerbare tale critica danno adito a dubbi sull’affidabilità dei messaggi in questione;
41. sottolinea che, se da un lato è necessario prendere posizione contro la propaganda e la disinformazione anti-UE a opera di paesi terzi, ciò non dovrebbe, dall’altro, mettere in discussione l’importanza di intrattenere relazioni costruttive con i paesi terzi e di farne dei partner strategici per affrontare sfide comuni;
42. accoglie con favore l’adozione del piano d’azione sulla comunicazione strategica e l’istituzione dell’équipe East StratCom, all’interno del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), con l’obiettivo di comunicare le politiche dell’UE e contrastare la propaganda e la disinformazione anti-UE; chiede che sia ulteriormente intensificata la comunicazione strategica; ritiene che l’efficienza e la trasparenza del lavoro dell’équipe East StratCom debbano essere ulteriormente migliorate; invita il SEAE a sviluppare criteri volti a misurare l’efficienza del suo lavoro; evidenzia l’importanza di garantire all’équipe East StratCom finanziamenti sufficienti e un organico adeguato;
43. osserva che la “rassegna della disinformazione” (The Disinformation Review ) pubblicata dalla task force StratCom deve rispettare i criteri stabiliti nella Dichiarazione di principi sulla condotta dei giornalisti della Federazione internazionale dei giornalisti; sottolinea che tale rassegna deve essere redatta in modo appropriato, senza ricorrere a un linguaggio offensivo o a giudizi di valore; invita la task force East StratCom a rivedere i criteri seguiti per la stesura di tale rassegna;
44. ritiene che un’efficace strategia di contrasto alla propaganda anti-UE potrebbe consistere nell’adozione di misure volte a fornire a un pubblico mirato informazioni adeguate e interessanti sulle attività dell’UE, sui valori europei e su altre questioni di pubblico interesse, e sottolinea che le tecnologie moderne e le reti sociali potrebbero essere utilizzate per tali scopi;
45. invita la Commissione a portare avanti determinate iniziative giuridiche in modo da accrescere la propria efficacia e la propria responsabilità nel contrastare la disinformazione e la propaganda, e a utilizzare la revisione a medio termine dello strumento europeo di vicinato per promuovere il rafforzamento della resilienza dei media come priorità strategica; chiede alla Commissione di effettuare una revisione approfondita dell’efficienza degli attuali strumenti finanziari dell’UE e di avanzare una proposta per una soluzione completa e flessibile che possa fornire sostegno diretto agli organi di stampa, ai gruppi di riflessione e alle ONG indipendenti, specialmente nella lingua nativa del gruppo destinatario, e consentire di indirizzare le risorse aggiuntive alle organizzazioni che abbiano la capacità di farlo, come il Fondo europeo per la democrazia, e riducendo nel contempo i flussi finanziari intesi a sostenere individui o organismi impegnati in attività di comunicazione strategica o di incitamento all’odio e alla violenza; invita la Commissione a svolgere un audit approfondito dell’efficienza di taluni progetti di media su larga scala finanziati dall’UE, quali ad esempio Euronews;
46. sottolinea l’importanza della sensibilizzazione, dell’istruzione e dell’alfabetizzazione mediatica e in materia di media online nell’UE e nel vicinato, nell’ottica di conferire ai cittadini la facoltà di analizzare in maniera critica i contenuti dei media per individuare la propaganda; sottolinea, in tal senso, l’importanza di rafforzare le conoscenze a tutti i livelli del sistema dell’istruzione; evidenzia la necessità di coinvolgere le persone in una cittadinanza attiva volta a sviluppare la loro consapevolezza di consumatori di media; pone in evidenza il ruolo centrale degli strumenti online, in particolare dei social media, dove la diffusione di false informazioni e il lancio di campagne di disinformazione sono più facili e spesso non incontrano ostacoli; ricorda che contrastare la propaganda con altra propaganda è controproducente, e comprende, pertanto, che l’UE nel suo insieme e gli Stati membri presi singolarmente possono combattere la propaganda di terzi soltanto respingendo le campagne di disinformazione e facendo un uso positivo dei messaggi e dell’informazione, ricordando la necessità di sviluppare una strategia davvero efficace, che dovrebbe essere differenziata e adattata alla natura degli attori che divulgano informazioni mediante la propaganda; riconosce che la crisi finanziaria e il progredire di nuove forme di media digitali hanno rappresentato grandi sfide per il giornalismo di qualità;
47. esprime preoccupazione per l’uso dei social media e delle piattaforme online per discorsi criminali di incitamento all’odio e alla violenza, ed esorta gli Stati membri ad adattare e aggiornare la loro legislazione per affrontare gli sviluppi in corso, o ad applicare e far rispettare pienamente la legislazione vigente sull’incitamento all’odio, sia online che offline; afferma la necessità di una maggiore collaborazione al riguardo con le piattaforme online e con le imprese leader di Internet e del settore dei media;
48. chiede agli Stati membri di predisporre e garantire il quadro necessario per un giornalismo di qualità e per la varietà dell’informazione contrastando la concentrazione dei media, che ha un impatto negativo sul loro pluralismo;
49. rileva che l’educazione ai media permette di acquisire conoscenze e competenze e consente ai cittadini di esercitare il loro diritto alla libertà di espressione, di analizzare criticamente i contenuti multimediali e di reagire alla disinformazione; pone quindi in evidenza la necessità di sensibilizzare i cittadini in merito ai rischi della disinformazione per mezzo di iniziative di alfabetizzazione mediatica a tutti i livelli, anche tramite una campagna europea d’informazione sull’etica mediatica, giornalistica ed editoriale, nonché promuovendo una maggiore cooperazione con le piattaforme sociali e iniziative congiunte per affrontare l’incitamento all’odio e alla violenza e la discriminazione online;
50. rileva che nessuna strategia di soft power può avere successo senza la diplomazia culturale e la promozione del dialogo interculturale tra i paesi e al loro interno, nell’UE e fuori dall’UE; incoraggia pertanto le azioni e le iniziative diplomatiche pubbliche e culturali a lungo termine, come borse di studio e programmi di scambio per gli studenti e i giovani professionisti, fra cui le iniziative per sostenere il dialogo interculturale, rafforzare i legami culturali con l’Unione europea, promuovere il patrimonio e i legami culturali comuni e fornire una formazione adeguata al personale delle delegazioni dell’UE e del SEAE affinché sia dotato di competenze interculturali adeguate;
51. ritiene che i media pubblici dovrebbero dare l’esempio di come fornire informazioni imparziali e oggettive, in conformità delle migliori pratiche e dell’etica del giornalismo;
52. sottolinea la necessità di attribuire un’attenzione particolare alle nuove tecnologie – fra cui la diffusione di contenuti digitali, le comunicazioni mobili, i media online e le reti sociali, comprese quelle a carattere regionale – che facilitano la diffusione di informazioni, nonché una maggiore consapevolezza, riguardo ai valori europei sanciti nei trattati; ricorda che tali comunicazioni devono essere di livello elevato, contenere le migliori prassi concrete e mettere in luce l’impatto dell’UE sui paesi terzi, compresa l’assistenza umanitaria dell’UE, come anche le opportunità e i vantaggi derivanti da un’associazione più stretta e da una maggiore cooperazione con l’UE per i cittadini di paesi terzi, in particolare per i giovani, come l’esenzione dal visto o i programmi per lo sviluppo di capacità, la mobilità e gli scambi, ove applicabili;
53. evidenzia la necessità di assicurare che il nuovo portale PEV, attualmente sviluppato nel quadro del programma OPEN Neighbourhood, non solo raccolga contenuti indirizzati a comunità di esperti, ma contenga anche una sezione specificamente concepita per un pubblico più ampio; ritiene che nel portale debba figurare una sezione sul partenariato orientale, che riunisca le informazioni riguardo a iniziative attualmente frammentate tra numerosi siti;
54. evidenzia le potenzialità insite nella cultura popolare e nell’intrattenimento educativo come strumenti per esprimere valori umani condivisi e per comunicare le politiche europee;
55. sottolinea il proprio sostegno a iniziative come il Centro baltico per l’eccellenza dei media di Riga, il Centro di eccellenza delle comunicazioni strategiche della NATO (NATO StratCom COE) o il Centro di eccellenza della rete europea di sensibilizzazione alla radicalizzazione; evidenzia la necessità di utilizzare le loro conclusioni e le loro analisi, come pure di rafforzare le capacità analitiche dell’UE a tutti i livelli; invita la Commissione e gli Stati membri ad avviare progetti analoghi, a occuparsi della formazione di giornalisti, a sostenere gli organi di informazione indipendenti e la diversità dei media, a incoraggiare la creazione di reti e la cooperazione tra i media e i gruppi di riflessione, nonché lo scambio di migliori pratiche e di informazioni in tali ambiti;
56. condanna le costanti repressioni ai danni di media indipendenti, giornalisti e attivisti della società civile in Russia e nei territori occupati, inclusa la Crimea a seguito della sua annessione illegale; sottolinea che a partire dal 1999 decine di giornalisti sono stati uccisi, sono scomparsi senza lasciar traccia o sono stati imprigionati in Russia; invita la Commissione e gli Stati membri a rafforzare la protezione dei giornalisti in Russia e nel vicinato dell’UE, come pure a sostenere la società civile russa e a investire nei contatti interpersonali; chiede il rilascio immediato dei giornalisti; rileva che l’UE sta rafforzando le relazioni con i suoi partner orientali e con altre regioni limitrofe, mantenendo nel contempo aperti i canali di comunicazione con la Russia; riconosce che l’ostacolo maggiore alle campagne di disinformazione russe sarebbe posto dall’esistenza di media indipendenti e liberi all’interno della Russia stessa; ritiene che il conseguimento di tale risultato dovrebbe rappresentare l’obiettivo dell’UE; invita a prestare particolare attenzione e a dedicare sufficienti risorse al pluralismo nei media, ai media locali, al giornalismo investigativo e ai media in lingue straniere, soprattutto in russo, arabo, farsi, turco e urdu nonché in altre lingue parlate da popolazioni vulnerabili alla propaganda;
57. sostiene le campagne di comunicazione condotte dai pertinenti attori in Siria, in Iraq e nella regione (come pure nei paesi di origine dei combattenti stranieri) per screditare l’ideologia dell’ISIS/Daesh, denunciare le violazioni dei diritti dell’uomo da esso perpetrate e lottare contro l’estremismo violento e l’incitamento all’odio, anche da parte di altri gruppi della regione; invita l’UE e i suoi Stati membri, nel loro dialogo con i paesi MENA, a porre l’accento sul fatto che la buona governance, il principio di responsabilità, la trasparenza, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani rappresentano prerequisiti essenziali per proteggere queste società dalla diffusione di ideologie intolleranti e violente che ispirano organizzazioni terroristiche quali l’ISIS/Daesh e Al-Qaeda; sottolinea, di fronte alla crescente minaccia terroristica da parte dell’ISIS/Daesh e di altre organizzazioni terroristiche internazionali, la necessità di rafforzare la cooperazione sulle questioni di sicurezza con i paesi che hanno un’esperienza di lungo corso nel contrasto al terrorismo;
58. invita il VP/AR e il Consiglio a confermare il pieno sostegno dell’UE al processo di attuazione in corso e a contribuire finanziariamente alla realizzazione delle raccomandazioni dello studio di fattibilità sulle iniziative nel settore dei media in lingua russa nel partenariato orientale e oltre, svolto dal Fondo europeo per la democrazia nel 2015;
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59. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, agli Stati membri, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al SEAE e alla NATO.
(1) GU C 137 E del 27.5.2010, pag. 25.
(2) GU C 434 del 23.12.2015, pag. 24.
(3) GU C 407 del 4.11.2016, pag. 35.
(4) Testi approvati, P8_TA(2015)0272.
(5) Testi approvati, P8_TA(2015)0410.
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